Il comune d'Ischia è situato al punto orientale dell'isola questo Comune, comprende nella sua estensione la villa di Campagnano ad E.S.E., la Villa de'Bagni a N.E.; per mezzo questi suoi suborghi confina a Sud col Comune di Testaccio, dal lato di Campagnano verso le colline di S. Pancrazio. A sud-ovest col territorio di Barano verso il Cremato sulle campagne di Piejo. A nord col Comune di Casamicciola, dalla parte della Villa de'Bagni verso la Cercola e Quercia.
Il centro principale, sorge ove anticamente era il Borgo di Gelso, contrada così chiamata, perché piantata a gelseti, all'ombra dei quali alberi nei giorni estivi si congregavano gli abitanti della città nelle ore di passeggio.
Quel borgo era negli antichi tempi abitati da marinai e pescatori, i quali a causa del loro mestiere non potevano abitualmente restar ricoverati nella chiusa città; ma del pari non potevano allontanarsi per le frequenti incursioni barbariche.
Amene campagne, fertili giardini, si estendevano all'intorno di quest'antico borgo, che gradatamente vide sorgersi d'intorno dei nuovi fabbricati, non più modesti ed incomodi; ma sontuosi ed architettonici, frutto della crescente agiatezza dei suoi abitanti.
Cresciuta la popolazione, crebbe il bisogno d'ingrandire la borgata, sia di caseggiati, sia degli altri comodi di vita.
Frutto del commercio, opera del ceto dei marinai, fu l'incremento del Borgo di Gelso, che ben presto si trasformò in polposa contrada, dove furono eretti templi, monasteri, ospedali. Fontane pubbliche, piazze, marine; l'una dalla parte sud-est pel ceto dei pescatori, l'altra dal lato nord-est del ceto dei marinai.
Quando il castello finì di essere la città dell'isola, divenne questo borgo, il centro principale del comune, ed ivi si riconcentrarono le autorità ecclesiastiche, e le militari dell'isola.
Questo centro principale del Comune d'Ischia si estende su di una spaziosa lingua di terra, bagnata a N.E. dal mare, per tutta la sua lunghezza: dal lato opposto è fiancheggiata da fabbricati decenti ed eleganti, dietro ai quali s'innalzano le ridenti colline di Sorezzano e del Procidano, abbellite da graziosi casini. Ischia ha poche strade interne: l'una rimarchevole per la sua estensione e larghezza, e quella di principio dal ponte dove prende capo l'istmo artificiale del castello e si prolunga fino al punto così detto terrazappata, dove volgendo a destra prosegue il suo corso verso la Mandra, il Cremato, Villa de'Bagni. A sinistra va a perdersi, dopo aver percorso la contrada Casa-Lauro, negli angusti e campestri sentieri di S. Giacomo e del Mandarino.
La traversa Puzzolana conduce alla Villa di Campagnano, ed alle campagne prossime, ai comuni di Testaccio, Barano, etc.
Spaziosa, comoda e ben lastricata è la piazza di questo Comune; essa è il centro di tutte le operazioni, il luogo di consegna di tutti i paesani ed i borghesi, sia che abitano nel centro principale, sia che ascendano dai paesi rurali. Decenti sono la maggior parte dei fabbricati del Comune d'Ischia.
Il Seminario fu aperto alla clericale istruzione fino al 1806 e servì per quartiere alla guarnigione della piazza. Nel 1844 fu riaperto, fu soppresso definitivamente nel 1865.
I migliori palazzi che s'incontrano sulla strada maestra, sono quelli dei signori Lauro, Califano, Lanfreschi, Morioni, de Luca, Mirabella, ed altri in costruzione, o recenti, o da noi dimenticati.
Il centro principale, sorge ove anticamente era il Borgo di Gelso, contrada così chiamata, perché piantata a gelseti, all'ombra dei quali alberi nei giorni estivi si congregavano gli abitanti della città nelle ore di passeggio.
Quel borgo era negli antichi tempi abitati da marinai e pescatori, i quali a causa del loro mestiere non potevano abitualmente restar ricoverati nella chiusa città; ma del pari non potevano allontanarsi per le frequenti incursioni barbariche.
Amene campagne, fertili giardini, si estendevano all'intorno di quest'antico borgo, che gradatamente vide sorgersi d'intorno dei nuovi fabbricati, non più modesti ed incomodi; ma sontuosi ed architettonici, frutto della crescente agiatezza dei suoi abitanti.
Cresciuta la popolazione, crebbe il bisogno d'ingrandire la borgata, sia di caseggiati, sia degli altri comodi di vita.
Frutto del commercio, opera del ceto dei marinai, fu l'incremento del Borgo di Gelso, che ben presto si trasformò in polposa contrada, dove furono eretti templi, monasteri, ospedali. Fontane pubbliche, piazze, marine; l'una dalla parte sud-est pel ceto dei pescatori, l'altra dal lato nord-est del ceto dei marinai.
Quando il castello finì di essere la città dell'isola, divenne questo borgo, il centro principale del comune, ed ivi si riconcentrarono le autorità ecclesiastiche, e le militari dell'isola.
Questo centro principale del Comune d'Ischia si estende su di una spaziosa lingua di terra, bagnata a N.E. dal mare, per tutta la sua lunghezza: dal lato opposto è fiancheggiata da fabbricati decenti ed eleganti, dietro ai quali s'innalzano le ridenti colline di Sorezzano e del Procidano, abbellite da graziosi casini. Ischia ha poche strade interne: l'una rimarchevole per la sua estensione e larghezza, e quella di principio dal ponte dove prende capo l'istmo artificiale del castello e si prolunga fino al punto così detto terrazappata, dove volgendo a destra prosegue il suo corso verso la Mandra, il Cremato, Villa de'Bagni. A sinistra va a perdersi, dopo aver percorso la contrada Casa-Lauro, negli angusti e campestri sentieri di S. Giacomo e del Mandarino.
La traversa Puzzolana conduce alla Villa di Campagnano, ed alle campagne prossime, ai comuni di Testaccio, Barano, etc.
Spaziosa, comoda e ben lastricata è la piazza di questo Comune; essa è il centro di tutte le operazioni, il luogo di consegna di tutti i paesani ed i borghesi, sia che abitano nel centro principale, sia che ascendano dai paesi rurali. Decenti sono la maggior parte dei fabbricati del Comune d'Ischia.
Il Seminario fu aperto alla clericale istruzione fino al 1806 e servì per quartiere alla guarnigione della piazza. Nel 1844 fu riaperto, fu soppresso definitivamente nel 1865.
I migliori palazzi che s'incontrano sulla strada maestra, sono quelli dei signori Lauro, Califano, Lanfreschi, Morioni, de Luca, Mirabella, ed altri in costruzione, o recenti, o da noi dimenticati.
Il Castello è fabbricato su di un cono di lava basalto, che s'innalza dal fondo del mare, ed è alto circa 600 piedi dal suo livello. Il cono troncato in basso, forma a sud-est un pendio meno ripido, coperto da giardini, e dalle rovine dell'antica città, quivi riconcentrata per tanti anni.
L'antico palazzo vescovile, un convento, e gli avanzi di stabilimenti pubblici e privati, da molti anni sono abbandonati e distrutti, non quivi abitano più isolani, o borghesi, perché conforma più parte del territorio d'Ischia, essendo divenuto luogo demaniale.
Alla sommità della rocca era acquartierata la guarigione dei veterani, dei quali appena nove ce ne son rimasti.
Al piede della rocca vi era un tempo una batteria a fior d'acqua.
Dal ponte levatoio, ove la prima porta saracinesca, alla cittadella, vi è una salita di circa un chilometro e metri 250 a forma di spira.Per la lunghezza di 500 piedi è scavata nella roccia, formante una galleria coverta di 22 piedi di larghezza, su venti d'altezza.
Nel XV secolo si riguardava come fortezza inespugnabile.
Questo castello fu edificato dai soldati di Gerone, quando scacciato i Cumani rivoltosi, rimasero essi ad occupar quest'isola verso l'anno 474 A.E.V. Fu chiamato Castel-Gerone, o Castel-Geronda e anche l'isola di Gerone. Fu poi detto Ischia e Ischia Minore.
Nei primi tempi vi si saliva dalla parte del mare.
Caduto il Castello in potere d'Alfonso I, questi vi fece scavare a forza di scalpelli una strada tanto larga, che due carri si potevano incontrare: levò ogni esterna comunicazione, e dalla parte di fuori s'assicurò con rupi e scogli inaccessibili, fossi, baluardi, muri e porte di ferro, indi gli impose il nome di Regium Castrum Isclae.
Alfonso stesso popolò questo recinto in una colonia composta di 300 suoi fidi, ai quali maritò le donne degli espulsi combattenti. Da quell'epoca la rocca prese il nome di terra, o Cittadella indi di Città dell'Isola.
Per rendere più sicura la nascente cittadella, e per congiungerla in un modo stabile all'isola, Alfonso I, pubblicò nel 1433 o 35 quel regio editto, riportato nella Seconda Parte di quella storia, che stabiliva la dogana accennata: fece congiungere la cittadella all'isola, con un istmo artificiale, formato di solidi ponti fra le onde e gli scogli; converto di pietre di basalto, e garantito da scogliere, il quale serviva ancora per riparare i piccoli legni che in tempi burrascosi si ricoveravano nel seno della marina di S.Anna.
Durante la signoria dei reali Aragonesi questo castello fu illustrato sia da fatti di valore, sia dalle dimore d'illustri e nobili personaggi.
Il Castello quando era la città dell'isola, arrivò a contenere una popolazione di 1892 famiglie, come attesta Giovannandrea d'Aloysio, per averlo ricavato dal censo del regno compilatosi nell'anno 1757.
Quivi allora era tutto riconcentrato, nobiltà, borghesia, clero, truppa, autorità, uffizi pubblici, chiese, monasteri, cattedrali, officine. L'isola d'Ischia era deserta sterile ed abbandonata. In qualche spiaggia, o collina si era aglomerata qualche villa, terra o casale, abitate da contadini, o agricoltori, o trafficanti, o pescatori, e pochi possidenti.
Nel secolo passato gli abitanti della città d'Ischia cominciarono a concentrarsi sulla collina oggi detta dei Cittadini di Casamicciola, ed in questi punti innalzarono ville e casini, palazzi, e chiese.
Alla fine del secolo XVIII tutti gli abitanti ne uscirono, la città rimase confusa col castello, e tutto ciò costituì la fortezza d'Ischia, occupata dalla guarnigione di veterani, e di marinari cannonieri.
L'antico palazzo vescovile, un convento, e gli avanzi di stabilimenti pubblici e privati, da molti anni sono abbandonati e distrutti, non quivi abitano più isolani, o borghesi, perché conforma più parte del territorio d'Ischia, essendo divenuto luogo demaniale.
Alla sommità della rocca era acquartierata la guarigione dei veterani, dei quali appena nove ce ne son rimasti.
Al piede della rocca vi era un tempo una batteria a fior d'acqua.
Dal ponte levatoio, ove la prima porta saracinesca, alla cittadella, vi è una salita di circa un chilometro e metri 250 a forma di spira.Per la lunghezza di 500 piedi è scavata nella roccia, formante una galleria coverta di 22 piedi di larghezza, su venti d'altezza.
Nel XV secolo si riguardava come fortezza inespugnabile.
Questo castello fu edificato dai soldati di Gerone, quando scacciato i Cumani rivoltosi, rimasero essi ad occupar quest'isola verso l'anno 474 A.E.V. Fu chiamato Castel-Gerone, o Castel-Geronda e anche l'isola di Gerone. Fu poi detto Ischia e Ischia Minore.
Nei primi tempi vi si saliva dalla parte del mare.
Caduto il Castello in potere d'Alfonso I, questi vi fece scavare a forza di scalpelli una strada tanto larga, che due carri si potevano incontrare: levò ogni esterna comunicazione, e dalla parte di fuori s'assicurò con rupi e scogli inaccessibili, fossi, baluardi, muri e porte di ferro, indi gli impose il nome di Regium Castrum Isclae.
Alfonso stesso popolò questo recinto in una colonia composta di 300 suoi fidi, ai quali maritò le donne degli espulsi combattenti. Da quell'epoca la rocca prese il nome di terra, o Cittadella indi di Città dell'Isola.
Per rendere più sicura la nascente cittadella, e per congiungerla in un modo stabile all'isola, Alfonso I, pubblicò nel 1433 o 35 quel regio editto, riportato nella Seconda Parte di quella storia, che stabiliva la dogana accennata: fece congiungere la cittadella all'isola, con un istmo artificiale, formato di solidi ponti fra le onde e gli scogli; converto di pietre di basalto, e garantito da scogliere, il quale serviva ancora per riparare i piccoli legni che in tempi burrascosi si ricoveravano nel seno della marina di S.Anna.
Durante la signoria dei reali Aragonesi questo castello fu illustrato sia da fatti di valore, sia dalle dimore d'illustri e nobili personaggi.
Il Castello quando era la città dell'isola, arrivò a contenere una popolazione di 1892 famiglie, come attesta Giovannandrea d'Aloysio, per averlo ricavato dal censo del regno compilatosi nell'anno 1757.
Quivi allora era tutto riconcentrato, nobiltà, borghesia, clero, truppa, autorità, uffizi pubblici, chiese, monasteri, cattedrali, officine. L'isola d'Ischia era deserta sterile ed abbandonata. In qualche spiaggia, o collina si era aglomerata qualche villa, terra o casale, abitate da contadini, o agricoltori, o trafficanti, o pescatori, e pochi possidenti.
Nel secolo passato gli abitanti della città d'Ischia cominciarono a concentrarsi sulla collina oggi detta dei Cittadini di Casamicciola, ed in questi punti innalzarono ville e casini, palazzi, e chiese.
Alla fine del secolo XVIII tutti gli abitanti ne uscirono, la città rimase confusa col castello, e tutto ciò costituì la fortezza d'Ischia, occupata dalla guarnigione di veterani, e di marinari cannonieri.