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Architettura
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Cercare
di definire uno stile architettonico unico
per un'isola così variegata, un'isola
capace di offrire mare e montagna e un vasto
assortimento di colori e profumi, è
impresa in sostanza ardua.
Ischia è un crogiuolo di modelli, stili,
intuizioni e costrizioni che si sono rincorse
nel corso dei secoli della sua storia, frutto
delle varie colonizzazioni che si sono succedute
ma anche dei bisogni, delle necessità
e delle possibilità per i suoi abitanti.
I suoi borghi, le sue vie, le sue chiese,
i suoi entroterra sono un continuo avvicendarsi
di forme e sostanze che tracciano importante
passato storico di questa isola. |
Esempi di una tradizione ispanico-aragonese
e delle necessità di quel periodo storico
si presentano nell'antico borgo marinaro d'Ischia
Ponte e hanno la loro sublimazione nella fantastica
roccaforte del Castello Aragonese, meraviglioso
esempio d'armonia con la natura, giusto sfruttamento
degli spazi, abilità militare e costruttiva,
conoscenza di numeri e forme geometriche,
costruito su un rilievo a mare, collegato
alla terraferma solo da un ponte. Nei resti
dell'acquedotto presente ancora nella zona
Pilastri denotiamo l'antica dominazione romana,
primi turisti ante litteram della nostra isola,
giacché la preservavano principalmente
per i suoi tesori termali. Potremmo ritrovare
un pezzo di Medioriente e della dominazione
turca, visitando il Forio e avvicinandoci
alla bellissima Chiesa del Soccorso come non
notare le tracce di un'architettura mista
tra il bizantino e il moresco, tipica di quell'epoca.
E', però, nell'entroterra ischitano
che si sviluppa il vero spirito isolano con
costruzioni e stili prettamente ispirati alle
esigenze, ai materiali e alla geofisica del
territorio facendo fiorire tradizioni costruttive
come le "case nella pietra", le
"parracine", la cupola "a carusiello",
elementi che spesso si fondono con veri e
propri rituali associati alla loro costruzione.
L'ingegnosità dell'abitante del luogo,
la necessità di sfuggire alle invasioni
piratesche e di creare nuovi spazi coltivabili,
fa sì che gigantesche porzioni di roccia
staccatisi dalle montagne circostanti, perfettamente
mimetizzate nel verde dell'isola, fra le contrade
di Ciglio, Cotto, Panza e Falanga, in seguito
alle varie manifestazioni associate all'attività
vulcanica, siano scavate all'interno ed adibite
a vere e proprie abitazioni, costruite proprio
nella roccia, così come testimonia
il nome a loro dato (case di pietra), servendo
di volta in volta, persino ancora oggi, secondo
le necessità da comode case rurali,
fresche cellai, pozzi per la raccolta dell'acqua,
depositi per gli attrezzi agricoli, luoghi
di culto. Un gioiello d'abilità tecnica,
conoscenza del territorio e asservimento dei
materiali a disposizione per il proprio abbisogno
sono le "parracine", muri di contenimento
e delimitazione costruite con pietre laviche
o tufo verde o giallo, senza l'utilizzo di
calce in modo da permettere lo scorrimento
delle acque pluviali, impedendo così
l'allagamento dei terreni. Il completamento
delle case, spesso con la cupola a "carusiello",
semicircolare a volta, o piana, con un tetto
di lapillo e calce, chiamato "asteco"
era occasione per un particolare rituale tutto
isolano, "a vattuta' e ll'asteco",
in cui la battitura del lapillo e della calce,
per renderlo uniforme, era effettuata da una
vera squadra di persone (capomastro, caposquadra,
maestri lastricatori e manuali battitori)
ed era accompagnata da musicanti con clarino
e tamburello. La squadra operava tutta insieme,
procedendo con i battitori affiancati per
l'intera superficie della copertura ed alternando
i passaggi da un capo all'altro in direzioni
tra loro ortogonali, rappresentando, di fatto,
un momento di comunione dell'intera comunità,
simbolo di uno spirito d'unione e d'intenti
oramai dimenticato in molte parti del mondo.
Insomma, l'architettura isolana è figlia
del greco e del romano, del turco e dell'ispanico,
ma anche del mare, della terra, della roccia
e del fuoco che formano quest'isola e dell'ingegno
e delle necessità di chi, da secoli,
si avvicenda su questo suolo fertile di vita,
magia e passione. |
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