Pasqua, il Passaggio e l'Uovo di Primavera
«Easter», in inglese, significa «Pasqua». Era anche una divinità poco conosciuta, appartenente al culto degli antichi Sassoni.
Dea scandinava della primavera era il simbolo della resurrezione di tutta la natura ed era venerata agli inizi di questa stagione. Proprio i Norvegesi, “pagani”, in quel periodo, avevano come abitudine, tra l’altro, lo scambio di uova colorate chiamate «Uova di Ostara» che adesso sono diventate le «Uova di Pasqua». È forse verosimile che da questa devozione derivi la parola in inglese. La parola “pasqua”, a sua volta, proverrebbe dall’aramaico «Pasha» o dall’ebraico «pesach». Il significato indica qualcosa che festeggiamo anche nel cristianesimo, ossia un passaggio: «liberarsi» oppure in altri termini un «passare oltre».
Per gli Ebrei si tratta di una festa solenne e si celebra ogni anno sia per ricordare il “passaggio”, appunto, dell’angelo sterminatore inviato da Dio in Egitto, sotto la forma della peste che uccise gli Egiziani; e sia per ricordare l’uscita nel fluire del
popolo ebraico guidato da Mosè,
che fu scelto per liberarlo dalla schiavitù, il quale condusse i Figli di Israele fuori dall’Egitto. Gli Israeliti poterono attraversare il Mar Rosso (in ebraico Kriat Yam Suph) senza pericolo - poiché separato da Dio - e con i piedi asciutti. Questa storia viene anche citata nel Corano, nella Sura 26 ai versetti 60-67.
Nel Cristianesimo indica, invece, la festa per la resurrezione di Gesù che, secondo i Padri della Chiesa, rappresenta «il passaggio dalla vita mondana alla dal periodo delle ceneri per un “passaggio” di sei settimane. Ed è attraverso la simbologia dell’uovo, intanto, che ci si può addentrare in un significato più nascosto e profondo. L’uovo ha rappresentato sin dai tempi antichi un simbolo diz nascita molto potente. Vi era «l’Uovo del Mondo» indù, usato per la gestazione di Brahma. Quello egiziano che procede dalla bocca della “divinità eterna e senza origine”, Kneph, che a sua volta è l’emblema della potenza generatrice. O «l’Uovo di Babilonia», da cui nacque Ishtar. In Egitto le uova colorate erano scambiate – nel “passaggio” di una cosa in cambio di un’altra - quali simboli sacri nel periodo di primavera che a sua volta era l’emblema, allo stesso tempo, della nascita e della rinascita cosmica ed umana, celeste e terrestre. Le uova erano appese nei templi egiziani come oggi sono sospese nelle moschee Maomettane.
L’uovo, ancora, rappresenta il gamete femminile che ha, al suo interno, gli elementi nutritivi di riserva per lo sviluppo dell’embrione. La caratteristica principale, e immediatamente percettibile, è quella di essere ricettacolo di qualcosa destinato a trasformarsi e, attraverso un “passaggio”, diventare diverso.
È il simbolo che configura l’origine e in quasi tutte le mitologie le uova rappresentano l’origine dell’universo. A Tahiti, prima della creazione, vi è solo Rumia, la conchiglia- uovo in cui è racchiuso Tàaroa, la divinità primordiale creatrice dell’universo; in Grecia, Phanes nasce dall’uovo cosmico, la cui rottura dà la nascita all’universo (il mito è presente nell’Orfismo, ma anche fra i Fenici); in Giappone, yin e yang (il cielo e la terra) sono contenuti nell’uovo secondo il Nihongi, prima di manifestarsi; nello zoroastrismo, il guscio dell’uovo è il cielo, il contenuto è la terra. In una leggenda antica l’uovo nasce dalla notte, nel silenzio e nella solitudine. La notte lo copre con le sue ali, mentre il figlio primogenito del Padre Universale, Amore, lo feconda: da ciò si apre e il suo contenuto vive, nasce, opera, prospera e si moltiplica. In Giappone, a Meaco, vi è una pagoda nella quale i bonzi rappresentano il Caos sotto forma di uovo: sospeso sulla superficie delle acque per arrestarsi vicino a una roccia. Semiramide per gli Assiri, infine, nasce da un uovo emerso dalle acque e covato da una colomba. L’uovo, perciò, simboleggia il grande mistero della generazione. Nel libro “Asgard and the Gods” si dice che “La Cristianità attribuisce un altro significato all’antica tradizione, mettendola in relazione con la Resurrezione del Salvatore che, come la vita nascosta nell’uovo, dormì nel sepolcro per tre giorni prima di risvegliarsi a nuova vita”. Il Cristo, dunque, è identificato come il Sole di Primavera
che si risveglia dopo la triste morte dell’inverno. Ed è qui che comincia a prendere senso, appunto, il “passaggio” che spesso resta sottotraccia anche nelle manifestazioni e drammi sacri dedicati alla passione e alla morte di Gesù. A Forio, «l’ActusTragicus» – che rappresenta anche l’associazione che lo organizza dal 1982 – è messo in scena il venerdì santo per le strade della cittadina. Dalla prima scena, in cui si
rappresenta l’ultima cena del Cristo, sino all’ultima, il “passaggio” di questo lento fluire sino alla morte si muove lungo le tappe fondamentali che segnano, per altri aspetti, le fasi degli ultimi istanti di vita del Figlio di Dio.
Ed è, ancora, il giovedì come il venerdì santo, che a Procida, l’isola e i suoi abitanti vivono con passione la «Processione dei Misteri». La preparazione del clima pasquale comincia parecchie settimane prima per poi giungere al suo epilogo. È nella notte tra il giovedì e il venerdì santo che il corteo, dal punto di partenza sulla Terra Murata, alle prime luci dell’alba, si terminerà a Marina Grande nel“passaggio” tra le
principali strade dell’isola. Ed è dopo la rappresentazione di questi drammi, benché partecipativi, che avviene il “passare oltre, liberarsi”. Con la tipica devozione popolare, sempre a Forio, l’evento della «Corsa dell’Angelo» - chealcunefontifannorisalireal1620-ritrae la resurrezione di Cristo in una rigida ma allo stesso tempo fluida prassi che si ripete ogni anno e vede quattro personaggi: Gesù risorto, San Giovanni,
la Madonna e l’Angelo, raffigurati da quattro statue lignee portate a spalla dai primogeniti di alcune famiglie della cittadina foriana. Nello stesso giorno di Pasqua, appunto, anche Casamicciola diventa palcoscenico per la rappresentazione della resurrezione del Cristo.
Ed è questa la festa di Primavera
che a Ischia assume i tratti
caratteristici della rinascita. Nel
“passaggio” dal letargo invernale
al festoso risveglio.
Di Graziano Petrucci