
Tra le incantevoli isole che chiudono a cerchio il golfo di Napoli, Ischia non è soltanto la più grande ma è anche la più varia per le tante e continue scoperte che riserva a chi è veramente intenzionato a conoscerla a fondo.
Quest'isola, di forma trapezoidale, di circa 46 chilometri quadrati, con uno sviluppo costiero di circa 34 chilometri, gode di una tra le più privilegiate posizioni geografiche del mondo ed è uno dei luoghi più favoriti dal punto di vista climatico. In essa spiagge ampie e assolate si alternano a riposanti pinete mentre la campagna e le verdi colline, le balze rocciose del dominante monte Epomeo, la cui vetta raggiunge i 789 metri sul livello del mare, creano una varietà infinita di paesaggi da godere e offrono molteplici possibilità di ritempranti passeggiate e attraenti escursioni. L'isola d'Ischia, di origine vulcanica, racchiude infine nel suo sottosuolo, come affermava già Strabone, autentiche “miniere d'oro†per la straordinaria efficacia curativa dei suoi otto bacini termominerali e delle sue ancor più numerose sorgenti, stufe, fumarole ed arene.
Oggi l’isola è amministrativamente divisa nei sei comuni, Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana e Barano che via via incontreremo nel nostro giro dell’isola in senso anti orario.
Ischia è città antichissima, conosciuta fin dalle remote età per l'industria dei vasi di creta dai quali, secondo quanto narra Plinio, l'Isola trasse uno dei suoi nomi, Pithaecusa. No-anxiety-meds.net la sua città sorgeva dove ora si allarga lo specchio d'acqua del porto. Fu l'eruzione del 302 a. C. ad ingoiare il suo borgo antico, originando il lago naturale, trasformato nel 1854 da Ferdinando II di Borbone nell'attuale porto.
Oltre a respirare l'aria balsamica d'una vasta e bellissima pineta, collegato ad Ischia da un ponte, sorge dal mare il monumento più importante di tutta l'Isola: il Castello Aragonese.
Casamicciola Terme invece si adagia sulla costa settentrionale dell'Isola, in parte sul mare e in parte sui verdi colli retrostanti. La cittadina gode di case e ville circondate da giardini, alcune legate a ricordi storici, come villa Ibsen, dove soggiornò e lavorò il grande drammaturgo norvegese, e villa Zavota, che ospitò Garibaldi quando venne a curare i postumi della sua ferita d'Aspromonte con le acque e i fanghi del “Gurgitelloâ€.
Oltre Casamicciola, proseguendo lungo la bellissima litoranea, si incontra Lacco Ameno. Sulla destra il mare sembra un grande lago, in cui uno scoglio dalla forma singolare - il notissimo "fungo"- dà al visitatore l'avviso che è giunto alla meta. Lacco Ameno vanta le acque termali con il più alto coefficiente di radioattività che finora si conosca. Per questa caratteristica e per i pregi eccezionali del clima, questo ridente centro isolano conta oggi una clientela di alta qualità , proveniente da ogni parte del mondo. Lacco è ricco anche di resti archeologici e si consigliano visite al Museo archeologico di Villa Arbusto ed alla Basilica di Santa Restituta, sede di rinvenimenti paleocristiani con annesso museo.
Poi viene Forio, il centro più importante della parte occidentale dell'Isola fin dalla preistoria e dal tempo dei Romani, che sfruttarono le acque termo-minerali del luogo, specialmente quelle di Citara. Esposta più degli altri punti dell'Isola alle invasioni, Forio vanta di sedici torri costiere, più per difesa che per sola vedetta, delle quali la più eminente è il "Torrione" nel cuore stesso della cittadina.
Forio è, tra i sei Comuni dell'Isola, quello che gli stranieri conoscono ed amano di più "al naturale", per la bellezza delle sue spiagge, per il verde del quale è ricca, per un ambiente naturale dove bellezza, storia, turismo e poesia riescono ad andare d'accordo.
A seguire in collina, Serrara Fontana che, tra le località interne dell'isola, è dotata di un fascino agreste tutto particolare, cui accrescono suggestione gli immensi e incantevoli panorami. Dalla rotonda del belvedere, che si apre su una delle più ampie vedute dell'Isola, si ammira in primo piano il suggestivo promontorio di Sant'Angelo, con le due sue piccole baie. Sant'Angelo è l'unica gemma marina di Serrara Fontana, una gemma invidiata da tutto il mondo! Incontriamo Barano, con il suo clima mite e asciutto in ogni stagione dell’anno, che, pur essendo un paese tipicamente agricolo, ha nella magnifica marina dei Maronti il suo sbocco sul mare, una spiaggia ricca di sorgenti termali e fumarole che innalzano i loro vapori dalla sabbia infuocata. Le sorgenti più note della zona di Barano sono quelle di Nitrodi e di Olmitello. Barano è famosa anche per una tipica manifestazione del folclore isolano che catalizza l’attenzione di tanti forestieri che numerosi raggiungono la frazione di Buonopane per assistere a la “ ’Ndrezzataâ€, una delle più antiche danze guerriere del Mediterraneo che, tramandata di padre in figlio, mantiene senza dubbio accesa quella fiamma della memoria che diventa momento di scambio e conoscenza della tradizione.

Guarda l'isola d'Ischia attraverso le sue webcam, i luoghi più belli dell'isola d'Ischia, visti dalle terrazze degli alberghi più prestigiosi. Sant'Angelo, la spiaggia dei Maronti, il golfo di Napoli, il Castello Aragonese, Capri, l'isola di Ventotene, scenari unici che potrai rivedere dal vivo giorno e notte quando vorrai, grazie alla collaborazione degli alberghi che ospitano le webcam ed Ischia.it che le pubblica.
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Cercare di definire uno stile architettonico unico per un'isola così variegata, un'isola capace di offrire mare e montagna e un vasto assortimento di colori e profumi, è impresa in sostanza ardua.
Ischia è un crogiuolo di modelli, stili, intuizioni e costrizioni che si sono rincorse nel corso dei secoli della sua storia, frutto delle varie colonizzazioni che si sono succedute ma anche dei bisogni, delle necessità e delle possibilità per i suoi abitanti.
I suoi borghi, le sue vie, le sue chiese, i suoi entroterra sono un continuo avvicendarsi di forme e sostanze che tracciano un importante passato storico di questa isola.
Esempi di una tradizione ispanico-aragonese e delle necessità di quel periodo storico si presentano nell'antico borgo marinaro d'Ischia Ponte e hanno la loro sublimazione nella fantastica roccaforte del Castello Aragonese, meraviglioso esempio d'armonia con la natura, giusto sfruttamento degli spazi, abilità militare e costruttiva, conoscenza di numeri e forme geometriche, costruito su un rilievo a mare, collegato alla terraferma solo da un ponte. Nei resti dell'acquedotto presente ancora nella zona Pilastri denotiamo l'antica dominazione romana, primi turisti ante litteram della nostra isola, giacché la preservavano principalmente per i suoi tesori termali. Potremmo ritrovare un pezzo di Medioriente e della dominazione turca, visitando il Forio e avvicinandoci alla bellissima Chiesa del Soccorso come non notare le tracce di un'architettura mista tra il bizantino e il moresco, tipica di quell'epoca.
È, però, nell'entroterra ischitano che si sviluppa il vero spirito isolano con costruzioni e stili prettamente ispirati alle esigenze, ai materiali e alla geofisica del territorio facendo fiorire tradizioni costruttive come le "case nella pietra", le "parracine", la cupola "a carusiello", elementi che spesso si fondono con veri e propri rituali associati alla loro costruzione. L'ingegnosità dell'abitante del luogo, la necessità di sfuggire alle invasioni piratesche e di creare nuovi spazi coltivabili, fa sì che gigantesche porzioni di roccia staccatisi dalle montagne circostanti, perfettamente mimetizzate nel verde dell'isola, fra le contrade di Ciglio, Cotto, Panza e Falanga, in seguito alle varie manifestazioni associate all'attività vulcanica, siano scavate all'interno ed adibite a vere e proprie abitazioni, costruite proprio nella roccia, così come testimonia il nome a loro dato (case di pietra), servendo di volta in volta, persino ancora oggi, secondo le necessità da comode case rurali, fresche cellai, pozzi per la raccolta dell'acqua, depositi per gli attrezzi agricoli, luoghi di culto. Un gioiello d'abilità tecnica, conoscenza del territorio e asservimento dei materiali a disposizione per il proprio abbisogno sono le "parracine", muri di contenimento e delimitazione costruite con pietre laviche o tufo verde o giallo, senza l'utilizzo di calce in modo da permettere lo scorrimento delle acque pluviali, impedendo così l'allagamento dei terreni. Il completamento delle case, spesso con la cupola a "carusiello", semicircolare a volta, o piana, con un tetto di lapillo e calce, chiamato "asteco" era occasione per un particolare rituale tutto isolano, "a vattuta' e ll'asteco", in cui la battitura del lapillo e della calce, per renderlo uniforme, era effettuata da una vera squadra di persone (capomastro, caposquadra, maestri lastricatori e manuali battitori) ed era accompagnata da musicanti con clarino e tamburello. La squadra operava tutta insieme, procedendo con i battitori affiancati per l'intera superficie della copertura ed alternando i passaggi da un capo all'altro in direzioni tra loro ortogonali, rappresentando, di fatto, un momento di comunione dell'intera comunità , simbolo di uno spirito d'unione e d'intenti oramai dimenticato in molte parti del mondo. Insomma, l'architettura isolana è figlia del greco e del romano, del turco e dell'ispanico, ma anche del mare, della terra, della roccia e del fuoco che formano quest'isola e dell'ingegno e delle necessità di chi, da secoli, si avvicenda su questo suolo fertile di vita, magia e passione.
1. Palazzo Scalfati
2. Seminario
3. Palazzo Corteglia
4. Palazzo Malcovati
5. Palazzetto Onorato
6. Cattedrale e Torre Campanaria
7. Palazzetto
8. Casetta con cortile
9. Casa con archetti
10. Torre dell' Orologio
11. Palazzo Lauro
12. Santa Maria di Costantinopoli
13. Chiesa dello Spirito Santo
14. Palazzo Lanfreschi
15. Complesso Edilizio

Periodo: inizio del XVIII° secolo.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a botte, solai in legno.
Scale: scala a doppia rampa.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: Riggiole e mattoni in cotto.
Decorazioni esterne: stucchi, stemma in marmo.
Palazzo Scalfati - via L. Mazzella
Nella veduta dell'Hackert risalente al 1789, il palazzo Scalfati era ad un solo piano e affiancato da loggette sui prospetti
laterali, una delle quali inglobata tra le fabbriche in seguito all'ampliamento dell'attiguo Seminario.
La facciata dell'edificio è caratterizzata dall'ampio fornice dell'ingresso rivestito di intonaco e finto bugnato, fortemente aggettante al punto da permettere l'appoggio del balcone centrale del primo piano.
Il piano nobile è molto alto: il piano ammezzato dispone infatti dell'apertura di balconi.
Al secondo piano finestre e balconi si alternano in un rigido e sobrio schema compositivo.
Glossario:
Loggetta: piccolo edificio aperto su uno o più lati, con archi sorretti da pilastri o colonne.
Fornice: l'ampiezza dell'apertura di un arco o di una finestra ad arco.
Bugnato: paramento murario a elementi sporgenti usato come cornice di portali, finestre e a delimitazione angolare di prospetti.
Aggettante: sporgente.

Periodo: 1741/1823.
Destinazione originaria: seminario.
Destinazione attuale: vescovado.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a padigione, solaio piano.
Scale: scala a tre rampe.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo con intonaco dipinto.
Pavimenti: mattonelle.
Decorazioni esterne: stucchi decorativi.
Seminario - via L. Mazzella
L'edificio ha assolto alla sua funzione originaria l'ultima volta agli inizi del novecendo per poi essere convertito nel tutt'ora attivo vescovado.
La costruzione è di due piani lungo i quali sono distribuiti due ordini di finestre rettangolari. Quelle del primo piano sono sormontate da timpani triangolari con cornici in stucco, quelle del secondo da semplici mensole aggettanti. C'è un solo balcone al primo piano, in corrispondenza del fornice d'ingresso, che presenta una doppia modanatura con due timpani sovrapposti con al centro la conchiglia con il vertice in alto.
Lungo la facciata due fasce di stucco bianco decorate con bugne lisce e a punta di diamante alternate segnano il limite dell'edificazione originaria, ampliata nel 1823 come è riportato nella chiave d'arco del portale piccolo.
Glossario:
Timpano: spazio interno del frontone delimitato dalla cornice.
Modanatura: elemento architettonico decorativo che forma motivo rettilineo contino, lungo il margine di una struttura. Possono avere varia sagoma o profilo.
Bugne: pietre squadrate in modo più o meno regolare, sporgenti da una superficie muraria e distaccati uno dall'altro mediante smussatura degli spigoli.
Chiave d'arco: la pietra che chiude al sommo l'arcata fungendo da perno all'intera struttura. E' formata da un elemento cuneiforme ornato talvolta di motivo plastico.

Periodo: XVI° secolo.
Destinazione originaria: edificio religioso.
Destinazione attuale: edificio religioso.
Copertura: tetto a spiovente, scodella estradossata.
Volte o solai: volte a botte lunettata.
Scale: scala a dua rampanti.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: quadrotti in marmo.
Decorazioni esterne: stucchi decorativi.
Confraternita di S.M. di Costantinopoli - via L. Mazzella
La particolarità del palazzo è il suo portale, lievemente aggettante e delimiato da una cornice piana. Sul fornice d'ingresso spicca un ricco fastigio plastico decorato in stucco bianco che funge da cornice allo stemma gentilizio della famiglia. La cornice si sviluppa in alto per ospitare una finestra ad arco ribassato su cui la cornice termina con la conchiglia con il vertice in alto.
Oltre l'ingresso una scalinata conduce al cortile interno sul cui lato è disposto il porticato che sorregge il ballatoio da cui varie scale conducono agli appartamenti.
Glossario:
Fastigio: la parte terminante di una struttura, sinonimo di frontone.

Periodo: Seconda metà del XVI° sec.
Destinazione originaria: torre di difesa.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: a tetto e a terrazzo.
Volte o solai: a padiglione.
Scale: Scala a doppia rampa.
Tecniche murarie: Muratura in pietra lavica con intonaco a vista.
Pavimenti: mattoni, cotto.
Decorazioni esterne: portale in piperno.
Arredamenti: incisione del Castello Aragonese di Ph. Hackert.
Palazzo Malcovati - via Marina
Il Palazzo Malcovati sorge sulla primitiva torre costiera costruita da Orazio Tuttavilla, governatore dell'isola, nella seconda metà del cinquecento in seguito a un'ordinanza della Regia Corte di Napoli del 1563 che favoriva la costruzione di torri marittime per la difesa dai corsari.
Il territorio fu concesso dagli Agostniani per la custodia del borgo e del convento ma già nel 1675 la torre era passata ad un privato ed era stata ampliata.
In una veduta dell'Hackert datata 1789 si possono vedere le costruzioni laterali mentre in un disegno di P.Mattei del 1847 queste avevano già raggiunto l'altezza della torre.
Si accede all'edificio tramite due accessi, uno dal lato del mare attraverso una rampa di gradini scavati nella roccia, l'altro nella facciata opposta attraverso un portone di piperno che si apre sulla piazzetta.

Periodo:XVIII° sec.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana e a terrazzo.
Volte o solai: a padiglione.
Scale: a tre rampe.
Tecniche murarie: muratura in pietra di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: mattonelle e cotto.
Decorazioni esterne: cornici e timpani in stucco.
Strutture sotterranee: cantine.
Palazzo Onorato - via L. Mazzella
L'edificio a due piani si sviluppa su pianta a "L" e vi si accede attraverso due ingressi, uno su Vico Marina, l'altro su Vico Stradone.
In origine la facciata sul mare presentava un ampio loggiato con arconi aperti, oggi parzialmente chiusi mediante tompagnature.
Fu costruito nella seconda metà del Settecento dalla famiglia Buonocore e in seguito alle nozze della giovane ereditiera Marianna con Nicola Onorato, il palazzo acquistò il nome da quest'ultimo.
Nella prima metà dell'Ottocento vi abitò l'arciprete Vincenzo Onorato, autore di un importante manoscritto chiamato "Ragguaglio Historico topografico dell'Isola d'Ischia".
Insieme a Palazzo Malcovati, l'edificio ha un'ubicazione di rilievo dal punto di vista pesaggistico.
Tompagnatura: chiusura di un vano mediante la costruzione di pareti.
Navata: spazio longitudinale compreso tra due file di colonne, pilastre o i muri perimetrali.
Abside: vano a forma semicircolare coperto da una volta a quarto di sfera.
Tamburo: la struttura alla base di una cupola.
Transetto: la navata trasversale che interseca le navate longitudinali nei pressi dell'abside.
Presbiterio: parte della chiesa riservata al clero officiante separata da una bassa recinsione.
Archetti pensili: serie di piccoli archi sospesi su mensole o privi di appoggio visibile.
Lanterna: struttura architettonica posta a coronamento di una cupola.
Periodo: XIII° sec.; inizi XVII°; 1751.
Destinazione originaria: luogo sacro.
Destinazione attuale: luogo sacro.
Copertura: a tetto e a cupola estradossata, cupolette ellittiche.
Volte o solai: volte a botte lunettata.
Tecniche murarie: muratuta in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: quadrotti di marmi bianchi e neri.
Decorazioni esterne e interne: stucchi decorativi.
Cattedrale - via L. Mazzella
Un tempo questa chiesa era occupata dai frati Eremiti di S.Agostino che dimoravano in un attiguo convento, oggi trasformato in abitazioni private.
La facciata della Chiesa si presenta con due ordini sovrapposti e un frontone che occupa principalmente la parte centrale, mentre ai lati due volute ne disegnano i contorni.
La pianta basilicale a tre navate è a croce latina dall'abside circolare.
Un'ampia cupola con lanterna poggia su un alto tamburo traforato da quattro finestre trilobate che sovrasta l'innesto dell'asse maggiore e l'ampio transetto.
Sette altari di marmo sono divisi nelle navate laterali e nella navata centrale, di fronte
all'ingresso. Quest'ultimo è circondato dal coro dove sono disposti gli antichi stalli in noce.
Da vedere:
Crocefisso di ebano; tavola di S.Tommaso d'Aquino; fonte battesimale; dipinto di G. Diano; fonte battesimale
Torre Campanaria - lungomare aragonese
Periodo: prima metà del XV° sec.
Destinazione originaria: torre di difesa.
Destinazione attuale: campanile.
Copertura: cupola con lanterna.
Volte o solai: volta a padiglione.
Scale: a chiocciola.
Tecniche murarie: pomici e pietra lavica intonacati con malta.
Pavimenti: battuto.
Decorazioni esterne: tori di suddivisione in pietra lavica, mensole.
La torre fu eretta per concessione di Alfonso D'Aragona nel 1433 a difesa del borgo e restaurata dopo il 1492. Fu trasformata in campanile agli inizi del XVI° sec.
La Torre è a base quadrata e sorge accanto la parete orientale del presbiterio della Cattedrale.
Tutt'ora mostra nei tratti architettonici l'antico ruolo di costruzione di difesa: la base a scarpata, i cordoli di pietra lavica posti all'innesto di ognuno dei tre piani e le feritoie.
Quest'ultime assieme agli archetti pensili sono disposti lungo la parte terminale della copertura su cui poggia la cupoletta con lanternino già visibili nell'affresco dei primi del '500 dipinto nella torre Guevara.

Periodo: XVIII° secolo.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a botte, solaio in legno.
Scale: a doppia rampa.
Tecniche murarie: muratura in scaglie di pietra lavica con intonaco grezzo.
Pavimenti: battuto di lapillo e mattoni.
Decorazioni esterne: cornici in stucco.
Palazzetto - via Giovanni da Procida
Precedentemente al piano di risanamento del 1878 il palazzetto lambiva direttamente il mare.
Il prospetto che lambisce l'attuale via S.G.G. della Croce presenta una sovrapposizione di arcate a tutto sesto su due piani sostenute da pilastri in cui è stata ricavata l'apertura che consente il passaggio tra una loggetta e l'altra. La particolarità architettonica del palazzetto è il raccordo dei pilastri all'angolo che avviene con una smussatura dell'angolo.
L'arcata superiore è bordata da un cornicione in stucco leggermente aggettante.
Periodo: XVIII° secolo.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a padiglione, solaio in legno.
Scale: aperta a due rampanti.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: battuto di lapillo.
Casetta con cortile - via G.G. della Croce
La piccola costruzione è un modello dell'architettura spontanea barocca.
Fu risparmiata dal piano di abbattimento dell'isolato del 1878 atto a riordinare il Borgo.
L'edificio dispone di un cortile a pianta rettangolare con pergolato recintato da un muro perimetrale che si interrompe all'ingresso con due semplici volute. La facciata dell'edificio presenta un ingresso ad arco ribassato che sostiene il ballatoio, cui si accede tramite la scala esterna, su cui si affacciano gli ambienti del piano superiore. Una seconda scala a due rampanti raggiunge direttamente i piani superiori.
Periodo: XVIII° sec.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: solai in legno.
Scale: scala a doppia rampa.
Tecniche murarie: muratura in pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: battuto di lapillo e mattonelle.
Decorazioni esterne: mensole in pietra lavica.
Casa con archetti - via Giovanni da Procida
La costruzione si sviluppa su due piani. Al primo si accede mediante due aperture, una ad arco a tutto sesto, l'altra ad arco ribassato interrotta in chiave. La balconata del primo piano è poggiata su mensole collegate da archetti a pieno centro e racchiusa da un'ampia arcata da cui sono stati ricavati due vani, soluzione ricorrente nelle costruzioni del Borgo.
Un pittoresco sperone dalle estremità arrotondate è stato inserito nella costruzione probabilmente in seguito alla necessità di rinforzare l'edificio.
Glossario:
Chiave: sommità di un arcata.

Periodo: XVI° secolo.
Destinazione originaria: edificio pubblico.
Destinazione attuale: museo.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a padiglione, solaio piano.
Scale: scala a tre rampanti.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: pavimentazione in cotto.
Decorazioni esterne: orologio, lapidi marmoree.
Torre dell'orologio - via L. Mazzella, 7
Fin dalla fondazione il Palazzo dell'Orologio ha sempre espletato la sua funzione di Casa Municipale. Nel 1898, in una planimetria - progetto per il riordino dell'intero borgo, veniva menzionato come "Municipio". Nei primi del 900, verso gli anni '20, la sede municipale traslava nel Palazzo Mazzella.
I locali della Torre, finirono per essere adibiti ad aule di scuola elementare e lo sono stati fino al 1967. Il 15 dicembre 1996, ? stato inaugurato il Museo del Mare. L'attuale conformazione del palazzo comunemente denominato "Palazzo dell'Orologio", risale al 1759. In questi anni i Decurioni (Parlamentari delle "Università, gli attuali Comuni), ristrutturavano la "Torre", con strutture quali la Sala Consiliare, i vari uffici, adibendo il piano terra a carcere. Fino al 1730, questi Parlamenti Generali si tennero nella Torre del Borgo. Nel 1759, si dotava la Torre di un Orologio Municipale. Un tempo esso aveva il quadrante in marmo; nel 1960 venne sostituito da uno luminoso. Sempre nel 1759, presso la torre fu collocata dall'Amministrazione una vasca in pietra tiburtina. Ancora oggi sul frontespizio del palazzo possiamo leggere, oltre ad una lapide del XIX che commemora la morte del Re Vittorio Emanuele II, quella pi? antica e piccola dettata dal Barone Antonini per la detta fontana: "Aquam ex fonte buceti a.d. ivmp publico aere derivatam la broque ex tiburtino lapide ornatam et turri in qua concilia fierent adpositam addito orario decuriones pthaecusani utendam fruendam civibus dedurunt ad 1759" [*]
[*] "Le autoritàhanno dato ai cittadini l'acqua perchè ne usufruiscano con gioia. Essa col denaro di tutti è stata tratta dalla fonte di Buceto e fatta zampillare nella bella vasca di pietra tiburtina".

Periodo: fine del XVII° sec.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione, negozi.
Copertura: tetto a due spioventi.
Volte o solai: volte a botte, solai in legno.
Scale: scala a doppia rampa.
Tecniche murarie: muratura in pietra di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: mattoni.
Decorazioni esterne: stucchi archittettonici e decorativi.
Palazzo Lauro - via L. Mazzella
Allo stato attuale è difficile individuare il nucleo originale dell'edificio, risalente al 1614, a causa dei molteplici successivi ampliamenti. Restano inalterati la pianta rettangolare e la disposizione dei due ingressi, uno che affaccia su via Mazzella, inserito in uno dei tre ampi arconi che sorreggono la balconata, e l'altro al lato opposto dell'edificio, sormontato dalla tipica finestra trilobata che illumina il vano scala. Il piano nobile in questo caso è dislocato al secondo piano, come è possibile
dedurre dalle decorazioni più elaborate che adornano il secondo ordine delle aperture.
Finestre e balconi sono infatti sormontati da timpani triagolari alternati da quelli ricurvi sostenuti da mensole in stucco. E' probabile che tale disposizione sia dettata dalla vista del mare, privilegio stipulato tra la famiglia Lauro e i frati Agostiniani in un documento del '700. Questi ultimi s'impegnavano a non edificare edifici oltre il primo piano nei possedimenti al lato opposto della strada onde evitare di privare l'abitazione del panorama.
Se da un lato il palazzo sorgeva in una posizione ottimale perché panoramica e in prossimità dei maggiori edifici religiosi (la chiesa dello Spirito Santo e la chiesa degli Agostiniani), dall'altro godeva della possibilità di un rapporto diretto con il contado grazie ad un sentiero accessibile dall'ingresso posteriore.

Periodo: XVI° secolo.
Destinazione originaria: edificio religioso.
Destinazione attuale: edificio religioso.
Copertura: tetto a spiovente, scodella estradossata.
Volte o solai: volte a botte lunettata.
Scale: scala a dua rampanti.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: quadrotti in marmo.
Decorazioni esterne: stucchi decorativi.
Confraternita di S.M. di Costantinopoli - via L. Mazzella
La Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli fu costruita durante il XVI° secolo, in sostituzione dell'antica cappella dei Cossa dedicata a S.Sofia (XVI° sec), ad opera del ceto dei marinai ed artigiani del luogo, l'allora Borgo di Celso.
Una gradinata a due rampanti accede ad un atrio scoperto, chiuso da una bassa facciata che presenta due lesene doriche che sostengono il frontone triangolare su cui spicca l'edicola votiva e l'arcata superiore terminante con due volute laterali, elemento ricorrente nelle chiese locali. La seconda facciata non presenta elementi di rilievo; l'interno, a navata unica, è coperto da volta a botte lunettata e fasciata e arricchito da stalli in noce lungo le pareti laterali.
Da vedere:
Gli affreschi raffiguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento nella lunetta degli archi laterali; la particolare scala a rampante, tipico esempio dell'architettura minore, in sacrestia.
Glossario:
Lesena: pilastro a leggero aggetto, addossato a una parete liscia, usato in funzione decorativa.
Frontone: struttura in forma di grande triangolo isoscele che funge da coronamento
a porte, finestre, nicchie ed edicole.
Edicola: piccola struttura in forma di nicchia, tabernacolo o tempietto posta a protezione di immagini sacre.
Periodo: XVII° sec., modifiche tra il 1652-1674.
Destinazione originaria: edificio religioso.
Destinazione attuale: edificio religioso.
Copertura: a tetto a spiovente.
Volte o solai: volte a botte lunettata.
Scale: scalinata anteriore all'ingresso.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Pavimenti: quadrotti in marmo.
Decorazioni esterne: portale in piperno.
Decorazioni interne: stucchi decorativi; altari in marmo.
Chiesa dello Spitiro Santo - via L. Mazzella
Accanto la Confraterita sorge la Chiesa dello Spirito Santo, fondata dai marinai del borgo di Celso, al posto dell'antico Ospedale per gli infermi poveri fondato nel 1620 e dismesso nel 1652.
Il nuovo tempio fu aperto al pubblico culto nel 1674 e mantenuto coi proventi volontari del ceto dei marinai.
La facciata è spoglia ad eccezione del portale in piperno e una finestra trilobata sul frontone che segue la linea della volta di copertura.
Un campanile dal tronco piramidale sorge contro il fianco destro della facciata. E' suddiviso in più piani, l'ultimo dei quali sovrastato da una cupoletta a pera rivestita di mattonelle smaltate gialle e verdi.
La pianta basilicale è a navata unica, sviluppata su croce latina, con un altare maggiore e otto minori lungo i lati, tutti di marmo intagliato.
L'incrocio col transetto è sottolineato da una bassa cupola che all'estradosso porta un tetto spiovente poggiato sui muri perimetrali.
Alla porta del tempio c'è un capitello di un'antica colonna di marmo che fu raccolto in mare da pescatori.
Da vedere:
Gli stucchi che rivestono le pareti e gli affreschi sulla volta della cupola; l'affresco raffigurante il castello (XVI8 sec) in sacrestia
Glossario:
Trilobato: diviso in tre pozioni arrotondate.
Estradosso: superficie convessa di un arco o di una volta.
Periodo: inizio del XVIII° secolo.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione, attività commerciali.
Copertura: piana a terrazzo.
Volte o solai: volte a botte, a crociera e solaio in legno.
Scale: scala a tre rampe.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco dipinto.
Decorazioni esterne: mensole in pietra lavica.
Palazzo Lanfreschi - via L. Mazzella
Il palazzo Lanfreschi fu costruito nel settecento e utilizzato come sede provvisoria dei "Parlamentari Generali" dal 1730 al 1750. Dal punto di vista architettonico questo edificio presenta una facciata scandita da fasce verticali che inquadrano le aperture del primo e del secondo piano.
I balconi e le finestre sono sormontati da strette cornici lievemente aggettanti, i due balconi del primo piano sostenuti da mensole in pietra lavica.
Al palazzo si accede tramite un portale che immette in un androne con volta a botte, da qui ampie arcate sorrette da pilastri determinano gli ingressi agli appartamenti e offrono un'inquadratura scenografica che risalta il verde giardino sopraelevato sullo sfondo.

Periodo: XVIII° secolo.
Destinazione originaria: abitazione.
Destinazione attuale: abitazione.
Copertura: piana a "U".
Volte o solai: volte a padiglione e solai in legno.
Scale: rampa esterna e scala a rampante unico interna.
Tecniche murarie: muratura in pietrame di tufo e pietra lavica con intonaco.
Pavimenti: mattone e battuto di lapillo.
Decorazioni esterne: mensole in piperno a sostegno dei balconi.
Complesso edilizio - via G.B. Vico
Nel 1847 l'artista P.Mattei dipinse uno scorcio dell'attuale via G.B. Vico evidentemente affascinato dalla particolarità della costruzione che si dispone intorno ad un'ampia rampa di scale.
Sullo sfondo la facciata del palazzetto è interrotta da aperture varie, sul lato lungo strutturato su diversi piani spiccano le ampie arcate e sul lato breve una deliziosa loggetta, un tempo coperta, offre un buon appoggio alla scenografica sovrapposizione dei piani.




Ischia Terme, i centri benessere, le sorgenti naturali ed i parchi termali
L'Isola d'Ischia, già ricchissima di sorgenti di acque termali dalle innumerevoli virtù terapeutiche, rinomata nel mondo per le Terme di Ischia, gode anche di una fortunata collocazione geografica che assicura all'intero territorio isolano condizioni climatiche ed ambientali ideali per ritemprare il corpo e lo spirito. Ischia e le sue terme, o meglio, le Terme di Ischia, le sorgenti termali, i parchi termali, i centri benessere, in un ambiente composto dalle balze rocciose dell'Epomeo, dalle riposanti pinete, dalla fresca brezza marina e dalle spiagge ed i tanti, suggestivi, panorami fanno dell'antica terra di Inarime una sorta di dolce giardino incantato dove godere degli effetti benefici delle fonti dell'eterna giovinezza.
Ischia.it e le Terme di Ischia

Un rimedio semplice e naturale per difendersi da raffreddori e bronchiti, tipici mali della stagione invernale.
Ultimamente si è registrato un crescente aumento nell'uso della terapia termale per i trattamenti dell’apparato respiratorio.

Un valido aiuto per combattere i problemi ginecologici viene dalle acque termali salsobromoiodiche. Bagni, fanghi pelvici, irrigazioni vaginali e aerosol locali contrastano infatti molti disturbi cronici di carattere infiammatorio come le annessiti, le vaginiti, gli esiti di interventi chirurgici, le infiammazioni pelviche, talora concausa di alcune forme di sterilità.

Tutti i cittadini possono usufruire di un ciclo di 12 trattamenti termali in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale scegliendo liberamente il Centro Termale.
Per usufruire della convenzione ? sufficiente presentare la richiesta del medico di base con l'indicazione esatta della patologia e del relativo ciclo di cure correlato secondo il prospetto seguente.

Non ? raro recarsi in un centro termale per migliorare il benessere della propria pelle. Sono moltissime le malattie della pelle che traggono giovamento dalle cure termali e numerosi i centri termali specializzati nelle patologie dermatologiche: psoriasi, eczemi, dermatiti, ma non solo.

Le Cure Termali sono una meta obbligata per chi ha bisogno di ricaricarsi e lasciarsi alle spalle lo stress della vita quotidiana, hanno origine da abitudini antiche ma ancora oggi sono validissime per combattere tanti disturbi fisici grazie ai bagni vapore, ai massaggi, alla fangoterapia, ai trattamenti con oli aromatici e persino con le pietre posizionate in punti energetici del nostro corpo.

L'eruzione del 1301, che ha originato la colata trachitica dell'Arso, costituisce l'ultima verificatasi sull'Isola in ordine di tempo. Tuttavia i bradisismi differenziali, i terremoti e, in particolare, le manifestazioni esalativo-idrotermali dimostrano che il bacino magmatico ischitano è ancora attivo, conta 29 gruppi di sorgenti termali, da cui scaturiscono 103 "emergenze sorgive" e 69 gruppi fumarolici.

Le acque termali dell'Isola d'Ischia sono ben conosciute ed utilizzate fin dall'antichità, come dimostrano i numerosi reperti archeologici conservati presso il Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno. I Greci infatti utilizzavano le acque termali per ritemprare lo spirito ed il corpo e come rimedio per la guarigione dei postumi di ferite di guerra attribuendo alle acque poteri soprannaturali.