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Tradizioni

Quando i medici con le cure “ufficiali” non riuscivano a guarire il malato, si ricorreva a cure e a figure alternative.
La cura con le sanguisughe era affidata ad una donna, chiamata mammena (levatrice) perché assisteva anche le donne durante il parto. Le sanguisughe erano chiuse in barattolo di vetro e applicate dietro le orecchie.
In caso di mancata guarigione il rimedio estremo cui si faceva ricorso era la rassa. I parenti del malato bussavano alle case per chiedere un segno di interesse e solidarietà: raccoglievano lardo, gocce di olio, semi di grano, qualche pietra di sale, verdura, legumi. Questi doni venivano bolliti e versati in un bagno caldo in cui veniva immerso l’ammalato.

Un rito immancabile e tuttora in uso era la veglia del defunto. Avvenuto il decesso, i parenti del defunto preparavano la stanza per la veglia. Il morto veniva disteso sul suo letto vestito con l’abito da sposo, agli angoli del letto venivano posti quattro candelabri, lungo le pareti erano disposte delle sedie per i visitatori. Sulla parete, dal lato della testa del defunto, veniva steso un lenzuolo bianco, al centro del quale era posta una croce fatta con un panno nero.
Nel mese dei morti, novembre, bussava alle porte delle case un uomo incurvato ed emaciato dal volto pallido e dagli occhi arrossati, con una bisaccia sulla spalla. Era lo spiritiello che doveva “rinfrescare” le anime dei morti. Dopo aver recitato preghiere e lunghi canti spaventosi di anime doloranti, raccoglieva nella sua sacca le offerte della famiglia (fave, pane, fichi secchi) e continuava il suo giro.

Anche a Forio, come nel resto dell’isola e in molte altre aree del Meridione e d’Italia, racconti tradizionali testimoniano l’esistenza di credenze relative a figure magiche ed esseri fantastici. Tra i più ricorrenti il munaciello, la ianara ed il lupo mannaro.
Il munaciello, spirito domestico, ambiguo dispensatore di fortuna, poteva manifestarsi sia in sembianze umane sia sotto l’aspetto di un animale, come un coniglio bianco o una capretta.
La ianara era una strega cui si attribuivano malefici e poteri soprannaturali innati, tra cui quello di provocare l’a’ ndressia, ossia contrasti tra coppie o tra genitori e figli, e di far crescere u scartiello, la gobba. Secondo i racconti popolari la ianara, donna pressoché normale di giorno, durante la notte diventava pericolosa, si infiltrava e si nascondeva nella casa della persona da danneggiare aspettando che si addormentasse per posarsi sul suo ventre fino a farle mancare il respiro.
Il lupo mannaro, figura mitica tipica di società contadine e pastorali, era ricorrente protagonista di racconti di paura in famiglia o tra amici. Era un uomo che nelle notti di luna piena si ricopriva di peli e vagava per le campagne fino all’alba ululando come un lupo. Secondo alcune versioni della leggenda, si tratta di una malattia, una sorta di asma; in questo caso, rispetto alla ianara, cui il lupo mannaro era accomunato dalla nascita nella notte di Natale, era una figura innocua in quanto essa stessa malata anziché portatrice di malattia. Altre versioni invece lo descrivono capace di sbranare altri esseri umani.

  • Malattia

  • Morte

  • Figure magiche

Molti antichi mestieri isolani e quindi anche foriani gravitavano intorno all’attività vitivinicola che negli anni preturistici impegnava la maggior parte della popolazione. Si trattava di attività specializzate, svolte da “mastri” o da ambulanti, di una vera e propria cultura fatta di attrezzi, di gesti precisi e sapienti, come nel caso dei bottai, dei parracinari, dei canestrai, persino di rituali, come dimostra l’esempio dei nevaioli.

  • L'arte dell'intreccio

  • Lavori di bottega

  • Mestieri ambulanti e stagionali

L'arte dell'intreccio ha origini antiche e con il passare degli anni diventa sempre più patrimonio di pochi, per la mancanza di interesse delle nuove generazioni.
Nell’isola d’Ischia, prima della lavorazione, i materiali vegetali, utilizzati per l’intreccio, sono sottoposti a vari trattamenti, che, a seconda del materiale, prevedono la defoliazione, la decorticazione, che serve a dare un colore diverso o anche il taglio in strisce sottili.
Una volta compiuto questo lavoro preliminare, il materiale è trattato con vapore di zolfo, che lo libera da eventuali parassiti e li sbianca.
L’artigiano lavora con pazienza il materiale creando cappelli, ventagli, cestini, rivestimenti per damigiane, bottiglie, canestri, noti in dialetto foriano come canisto, ed ancora la nassa ed il maruffo. La nassa, fino agli anni Sessanta serviva a catturare i pesci e il maruffo a mantenerli in vita per venderli in un secondo momento. I materiali utilizzati per la costruzione di questi due attrezzi da pesca erano la canna, il giunco, il lentisco, l’erica e la tamerice.
Per la domenica delle Palme, che precede la festività pasquale, si intrecciano tenere foglie di palma, che vengono scambiate in segno di pace.

Lungo le strade di paese si aprivano diverse botteghe, spesso anguste e affollate di oggetti e attrezzi, dove gli artigiani trascorrevano le giornate intenti al loro lavoro.
Tra i lavoratori di bottega più diffusi, oltre al mastro bottaio, di cui si tratta nella sezione dedicata alla viticoltura, figuravano il mastro calzolaio, l’orologiaio e lo stagnaro.
Lo stagnaro, o stagnino, era un artigiano tuttofare, al quale si portavano gli attrezzi più disparati, dalla pompa per irrorare il solfato di rame alla zappa alla padella; costruiva anche i tubi delle case e all’occasione era anche vetraio.
Una figura originale era quella del confezionatore di pacchi. La sua bottega era piena di fogli di carta, cartoni e spaghi. Vi si rivolgevano, tra l’altro, le persone che volevano spedire un pacco ai parenti emigrati in America. Bisognava innanzitutto scegliere il contenitore adatto per evitare di pagare troppo: il contenuto era incartato con un foglio e legato con spaghi, il pacco era chiuso lungo i bordi con colla ottenuta mescolando farina e acqua bollente.

Oltre agli artigiani che lavoravano all’interno delle loro botteghe, esistevano altre figure di ambulanti, che animavano le strade foriane ed isolane offrendo prodotti o servizi. Si trattava per lo più di figure maschili, raramente erano donne.
Un’eccezione era la capèra, che andava di casa in casa per pettinare le donne anziane. Altro mestiere ambulante legato ai capelli era quello del capellaro femmine che si aggirava per le case del paese con un sacco a tracolla annunciando la sua presenza al grido di “Chi vò o capellaro femmine?”: l’uomo comprava capelli delle donne foriane che li tagliavano appositamente o raccoglievano pazientemente quelli perduti in cambio di pochi spiccioli necessari per acquistare vestiti o altro.
Data la povertà diffusa, molto importanti erano i “conciatori”, in grado di aggiustare vari oggetti che molti non potevano permettersi di riacquistare.
Tra questi, il conciapiatti o conciatiane che spesso era anche conciaombrelli. Le donne si rivolgevano a lui soprattutto per riparare i piatti di creta rotti. Il conciapiatti rimetteva insieme i cocci cucendoli con ferro filato che faceva passare attraverso fori praticati in punti precisi con il trapano; stringeva le due estremità del ferro con la tenaglia e copriva infine i fori con creta applicata con le dita in modo da nascondere ogni segno di sutura.
L’arrotino girava con il suo carretto, si fermava nelle piazze ed attirava l’attenzione degli abitanti al grido “È arrivato l’arrotino” e azionando il suo trabiccolo. Ben presto intorno all’arrotino si creava una folla di semplici curiosi o di persone che portavano coltelli o forbici da affilare.
I venditori ambulanti spesso giravano per il paese solo una volta all’anno, come il venditore di paglia, che portava il suo carretto tirato da un mulo per vendere la paglia per il saccone, ossia foglie di granoturco con cui si riempivano i sacconi dei letti, i materassi di una volta, detti in dialetto locale ‘e sbreglie.
L’uomo che vendeva la reppola di mare arrivava in primavera: in una cesta di vimini tenuta sotto il braccio, detta spasella, portava un’alga di mare simile alle foglie di lattuga, utilizzata per le sue proprietà curative.
I canestrai, intrecciando materiali vegetali, realizzavano diversi oggetti, tra i quali il tipico canestro, detto anche canisto, rivestimenti per bottiglie e damigiane, cofani e cufanelle, cesti che le donne portavano in equilibrio sulla testa pieni di verdure o ortaggi, utilizzati anche per il trasporto e la vendita della neve. Ancora oggi sull’isola vengono costruiti cesti con tecniche antiche tramandate di generazione in generazione.
Ogni cesto ha una funzione specifica: la nassella, in dialetto locale ‘u nassiell, è una sorta di vassoio a forma di goccia costruito con rami di castagno e di ginestra intrecciati e rami di salice per mantenere il bordo, utilizzato per far seccare al sole i fichi o i pomodori; un altro esempio è il cufaniello ‘e ll’acene, fatto di rami di mirto e di olivo, che serve come filtro durante la vinificazione.
Un mestiere stagionale e ambulante era quello dei nevaioli o nevaiuoli, esistenti fino ai primi decenni del secolo scorso. Erano lavoratori addetti alla raccolta ed alla vendita della neve caduta durante l’inverno nei boschi della Falanga ai piedi del monte Epomeo. In caso di abbondante nevicata, il banditore suonava la tofa, una grossa conchiglia, per convocare i nevaioli che si radunavano al centro della frazione di Fontana (i Fontanesi erano infatti veri e propri maestri in questo mestiere) con indosso il costume tradizionale: calzoni a brache di velluto verde bottiglia, calze lunghe di bambagia, scarpe pesanti, giustacuore di panno color marrone, berretto di lana. Muniti di pale, cofani e bastoni, si recavano quindi nel bosco, dove, dopo aver acceso un falò con la legna raccolta nei rifugi scavati in massi di tufo, raccoglievano la neve e la grandine, le ammassavano e le pigiavano con bastoni all’interno di fosse scavate nel terreno; infine ricoprivano le buche con foglie secche di castagni, rami secchi e terra.
Terminato il lavoro, i nevaioli si raccoglievano intorno al falò per consumare il pasto a base di zuppa di fave bollite, salame, pane e vinello.
Ancora oggi, percorrendo il bosco della Falanga, si possono notare le fosse della neve, dette anche “neviere”, e i ricoveri temporanei scavati nei massi di tufo verde funzionali alle attività semirurali stagionali, quali appunto la raccolta della neve o il taglio della legna utilizzata per sostenere le spalliere delle viti. Nelle cavità la neve si conservava fino all’arrivo dell’estate, quando era venduta in cambio di pochi centesimi per fare gelati o per rinfrescare le bevande, in particolare il vino. Anche il prelievo e la vendita della neve durante i mesi estivi rispettavano un vero e proprio rituale: i nevaioli, che spesso erano ciucciari, prelevavano la neve dalle fosse e la portavano a dorso dei muli più veloci avvolta in panni dentro cofani di giunco foderati e coperti con foglie di castagno; giunti nei centri abitati dei diversi casali dell’isola, percorrevano le strade gridando «a neve, ‘neve, ‘u nevaiuolo».
La neve raccolta sull’Epomeo, insieme a vino, carne e pane, fu offerta dagli isolani al re Ferdinando IV in occasione della sua prima visita all’isola nel luglio del 1783. Alcune delibere conservate nell’Archivio del Comune di Forio risalenti agli ultimi decenni dell’Ottocento documentano l’esistenza di un dazio per la vendita della neve, un’entrata che non era però sempre garantita, in quanto non tutti gli inverni si verificavano nevicate sull’Epomeo.

I giochi popolari dei bambini e dei ragazzi foriani, come di quelli dell’intera isola, erano fatti con materiali poveri facili da procurasi, spesso legati alla stagione o improvvisati. Solo i più grandi potevano permettersi di giocare con i soldi. I luoghi di ritrovo preferiti erano spazi aperti, come le piazze di quartiere e i campi.


Alcuni giochi non sono tipici dell’isola, se non nella denominazione vernacolare: il girotondo; lo strummolo (la trottola); ‘u tirapreta (la fionda) costruita con un ramo di quercia e materiali riciclati (la camera d’aria di bicicletta per le molle e la tomaia di una vecchia scarpa per la guaina di cuoio); ‘u chirchio pè vucià (il cerchio per girare), per lo più di legno riciclato dai tini usati per la raccolta dell’uva, solo in rari casi di ferro; il gioco della campana, praticato prevalentemente dalle ragazze; mazza e pinzo, una sorta di baseball giocato con una mazza ricavata da un ramo di quercia o di sorbo e con il pinzo, un pezzo di legno più corto, levigato e appuntito che, poggiato a terra e colpito sulla punta, si sollevava e veniva percosso con la mazza in modo da essere lanciato il più lontano possibile; ‘a rucilià (rotolarsi), una gara di velocità nel rotolarsi dall’alto di un mucchietto di terreno; ‘a carruzzella, una sorta di carretto di legno con ruote.
In altri giochi rientravano oggetti di uso quotidiano, reperiti facilmente in casa, all’aperto o messi a disposizione dalla natura a seconda della stagione. Con i noccioli delle nespole, ad esempio, i ragazzi costruivano dei castelli, uno accanto all’altro; con un nocciolo si gareggiava a colpire e distruggere il maggior numero di castelli. Le ragazze invece giocavano alla fontanella, ossia lanciavano gli ossi di nespola cercando di farli cadere nella fontanella.
Tra i giochi praticati in interni figurano quelli fatti con le nocciole, dette nocelle, legati al periodo natalizio: alla fine del pranzo di Natale le nocciole venivano date ai bambini che le raccoglievano in sacchetti di stoffa. I ragazzi giocavano al gioco dei castelli, le ragazze al gioco della fontanella o al dito per dentro. In quest’ultimo gioco le nocciole venivano lanciate su un tavolo o sul pavimento, ogni partecipante a turno doveva far passare un dito nello spazio vuoto tra due nocciole cercando di non toccarle e poi dava un colpetto alla nocciola in modo da toccare l’altra; se riusciva a toccare solo quella nocciola, ne vinceva una. Sempre le nocciole erano materia prima di un altro gioco, consistente nel lanciarne una per abbattere le altre allineate. Nel mese di maggio le nocciole erano sostituite dalle cartucce vuote raccolte nei boschi: i bossoli venivano allineati e si tentava di abbatterli con il lancio di due cartucce inserite l’una nell’altra.
Nella piazza di Panza un passatempo diffuso tra i giovani era il gioco dei cavalieri, in cui i ruoli erano due, quello del cavallo e quello del cavaliere: i ragazzi sorteggiati come cavalli si ponevano con la faccia contro il muro, un cavaliere gli cingeva la vita con le mani e gli altri montavano sul cavallo prendendo la rincorsa, ammucchiandosi fino a sei insieme. Sempre nella piazza di Panza, lastricata con basalti di trachite del Vesuvio, si giocava alla marma: si gettava una moneta in aria, vinceva il giocatore che faceva cadere la moneta più vicino al centro della lastra (la marma). Se mancavano le monete si usavano i bottoni.
Le monete rientravano in altri due giochi, riservati ai ragazzi più grandi: il lancio della palla di ferro e l’azzeccamuro. Nel lancio della palla di ferro ogni giocatore conficcava un soldo per metà nel terreno e a turno lanciava una palla di ferro tentando di sterrare quanti più soldi possibile. L’azzeccamuro si svolgeva in luoghi soleggiati e riparati dal vento: ogni partecipante lanciava una moneta in modo da farla avvicinare il più possibile al muro. Il vincitore raccoglieva tutte le monete lanciate. Il muro poteva essere sostituito da una linea segnata sul terreno: quando un giocatore riusciva a far cadere la moneta al centro della linea si diceva che aveva “spaccato il segno”, se invece il soldo usciva dalla linea il giocatore era uscito fuori allo “schero”.
Una variante dell’azzeccamuro era ‘a barracca. Sulla base delle monete cadute più vicino al muro o non al di là della linea si stabiliva una graduatoria: il primo prendeva in mano tutte le monete e, dopo averle manipolate, le lanciava in aria. Vinceva le monete che cadevano con la testa sul lato esposto, mentre le altre erano rilanciate dal giocatore successivo in graduatoria fino al loro esaurimento. Il nome del gioco deriva dalla parola “’a barracca” che poteva essere pronunciata da un partecipante per invalidare il gioco in caso di sospetto imbroglio prima che le monete lanciate cadessero a terra.
Durante l’inverno nelle piazze, per sentire meno il freddo, si giocava allo schiaffo: uno dei partecipanti doveva parare gli schiaffi ricevuti dagli altri sul palmo della mano aperta sotto l’ascella, cercando di mantenere l’equilibrio.
Un gioco ancora più dinamico era l’azzancaferro o azzangafierro: si sorteggiava un partecipante con il compito di riprendere gli altri che si disperdevano e cercavano di sfuggire alla presa non facendosi toccare, toccando un cancello o un oggetto in ferro (in dialetto “azzancando il ferro”); se l’oggetto era di legno il gioco prendeva il nome di azzangalegname.
Un divertimento “alimentare” consisteva nel racioppare, ossia nel girare per i vigneti dalla fine di ottobre a Natale alla ricerca di grappoli lasciati sulle viti sfuggiti alla vendemmia o di uva cosiddetta “tempestina”, maturata in ritardo.

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La Ndrezzata tradizionale ballo tipico dell'isola d'Ischia

“A mascarata”, “A 'Ndrezzata” “A vattute e ll’astreche” costituivano le principali danze popolari legati a momenti della vita della comunità ischitana oggi divenuta danza folkloristica grazie alla nascita di gruppi specializzati.

Le origini delle danza “A mascherata” sono tutt’oggi poco chiare: secondo alcune fonti ha origini greche, secondo altre spagnole in quanto in una località spagnola questa danza si ballava il giorno di Pasquetta o in occasione della festa di San Giovanni, stesso Santo patrono di Buonopane.

Tuttavia, ci sono diverse ipotesi riguardanti la genesi del ballo. Secondo una di queste, che rappresenta un connubio tra mito e leggenda, la danza affonda le proprie radici in una faida tra gli abitanti di Buonopane e Barano risalente al 1500. Tutto ciò è documentato da un manoscritto rinvenuto nella sacrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta della venuta del Vescovo per placare una lite tra gli abitanti di Buonopane e quelli di Barano causata dalla contesa di una ragazza tra due abitanti appartenenti ai rispettivi paesi.

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A Vattute e ll’astreche

Danza popolare che rivive la creazione dei tetti a cupola. A vattute e ll'astreche - ballo tipico ischitanoNell’isola d’Ischia, come in gran parte del bacino mediterraneo, si usava costruire fino agli anni ’50 i tetti delle case a botte o a forma di piccole cupole emisferiche, dette a carusiello, attinte dalla cultura architettonica greco – araba. La costruzione avveniva secondo canoni ben definiti; la sagoma veniva preparata con intelaiatura di pali di castagno su cui venivano poggiati i “penicilli”( fasci di viti secche), la si ricopriva di manto di creta (argilla o altro materiale lavico) su cui venivano appoggiate le pietre pomice (anch’esse pietre vulcaniche leggere ma forti e compatte). Terminata questa fase, il proprietario della casa issava di buon ora una bandiera, era il segnale con cui si chiamavano a raccolta parenti, amici, vicini, compagni, …insomma quasi tutto il paese era coinvolto e felice di dare il proprio contributo alla realizzazione finale della nuova casa. Tutti quelli che partecipavano portavano con loro un puntone, palo di pioppo con una parte più larga, tale attrezzo serviva per comprimere il lapillo bagnato da calce bianca viva, fino a renderlo impermeabile. Tale immane fatica durava per tre giorni, giorno e notte ininterrottamente. I puntunari per alleviare queste immani fatiche cantavano, raccontavano aneddoti, filastrocche,… di solito chi sapeva suonare qualche strumento accorreva. Le case ormai si costruiscono in cemento armato, tutta un’altra storia tra abusivismo e devastazione della nostra terra, per fortuna questa tradizione viene fatta rivivere con questa danza popolare e per noi che la danziamo sembra quasi che costruiamo una casa, vista la foga e passione che mettiamo in questo ballo. Le sequenze del ballo sono queste: si inizia con un canto propiziatorio: Jesc sole, si passa al canto saluta allu padrone, per giungere al pettegolezzo principe del nostro paese Nu sacce che succise a Murupane . Il capo mastro, per non far perdere il ritmo ripete di tanto in tanto: una, due e tre;se qualcuno perdeva il ritmo, visto che tutti avevano gli stessi nomi, il capo mastro li chiamava per soprannome e questi si accodavano al ritmo degli altri; se il bere e il magiare tardavano ad arrivare si era soliti ricordare la sciaguratezza con un canto:tutti li miezziurn son sunat . Poi qualche filastrocca per farsi un nuovo brindisi, stavolta si citavano le verdure e gli ortaggi. A seguire l’inno dei puntunari Sartulella per finire con la Tarantella lu Ceras. Una volta completato il tetto si usava buttare del grano di tanto in tanto per evitare la comparsa di piccole fessure. Nel frattempo, le donne, anch’esse accorse numerose, si dilettavano in cucina a preparare piatti prelibati ed amati da tutti. I puntunari dopo tre giorni erano felici, perché finalmente avrebbero mangiato bene ed abbondante, tutti accorrevano per questa mangiata finale, nessuno aveva compensi economici per questo lavoro. I piatti, tanto richiesti e desiderati, erano il coniglio da fosso cotto alla cacciatore e le zeppole. Il coniglio, catturato nel fosso con la “chienga” era ammazzato e lasciato al vento per una notte, l’indomani era tagliato e fatto rosolare dentro la sugna con teste di aglio intere, una volta raggiunto il colore roseo si metteva il vino bianco e si aggiungevano le interiori avvolte intorno al prezzemolo, il peperoncino e altre spezie, appena stava per consumarsi il vino bianco si aggiungevano i pomodorini a prunnella o a punta e il basilico. Il coniglio era cotto in cocci di creta e su legna. Il sugo che veniva ricavato serviva per condire i bucatini o i ziti. Le zeppole, farina lievitata naturalmente per ore dopo l’impasto, una volta cresciute venivano cotte in olio bollente ed assumevano le forme più disparate, una volta cotte si buttava su un velo di zucchero. Gli uomini commentavano i piatti ed esprimevano i loro giudizi sul cibo, il tutto innaffiato con vino di produzione propria (del proprietario della casa) a base di uve di biancolella, zi bacco e forastera il vino bianco, mentre il rosso era fatto con le uve piede rosso, guarnaccia, cammamele,… Finita la grande abbuffata si iniziava a ballare (tammurriate e tarantelle) e cantare per un’intera giornata con una sfilata di ceste o barchette piene di zeppole. Il popolo era felice perché un altro concittadino era riuscito a costruirsi un tetto e quindi il nido dove far prosperare la propria famiglia. Il nostro intendo è acquistare una casa a carusiello e adibirla a museo della civiltà agreste per questo chiediamo a voi tutti di aiutarci a realizzare questo sogno che ci consenta di tutelare un patrimonio che piano piano sta scomparendo. Ballo della scuola del Folklore.

 

La 'Ndrezzata

Il ballo tipico dell'isola d' Ischia. 'Ndrezzata del 1948Le teorie riguardanti le origini di questa danza e la sua importazione sull'isola sono numerose. C''è chi dice, ad esempio, che è di origine greca, chi invece ne intravede le radici in Spagna. E' noto che danze simili si ballano in Egitto, Sudan, Polonia e in diverse località Italiane: Sorrento, Arezzo, Sicilia.Le fonti storiche disponibili sono due: un testo custodito nella Biblioteca Antoniana di Ischia dove è

citata un'ode del 1600 di Filippo Sgruttendio, in voga nel beneventano: "a Cecca - invito a vedere la Ntrezzata"; un manoscritto, rinvenuto nella sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta dell'intervento del Vescovo al fine di dirimere una controversia (che causò anche dei morti) tra gli abitanti della contrada di Buonopane e quelli di Barano. Si racconta che due uomini, Rocc'none di Barano e Giovannone di Buonopane, corteggiavano la stessa donna. Rocc'none era un marinaio e in uno dei suoi viaggi aveva acquistato una fusciacca (o uno scialle, ci sono dei dubbi in merito) per farne dono alla donna amata. Nessun altro possedeva quella fusciacca, così quando l'innamorato tradito vide Giovannone indossarla, lo sfidò a risolvere la faccenda tra uomini presso il ponte che divide i due paesi. Intorno al 1930 fu realizzato il primo costume, inspirato al passato della gente comune, per lo più pescatori. I tessuti erano poveri e per risparmiare la stoffa le maniche delle camicie vennero cucite al panciotto di tela, assicurato da una doppia fila di bottoni; i pantaloni arrivavano sotto le ginocchia, con stringhe allacciate all'estremità e per finire venivano calzati sandali di cuoio. Alla fine degli anni 50 Ischia è soggetta ad una forte attenzione da parte di molti turisti. Tra di essi le famiglie Rizzoli e Malcovati particolarmente interessati al folclore locale. Riconoscendo nella 'Ndrezzata un valore culturale e un valido intrattenimento, propongono un sodalizio tra le diverse interpretazioni isolane. Dalla Trallera di Fontana importano la sfilata o serenata; dalla Ndrezzata di Campagnano la predica; dalla Intrecciata di Forio i costumi da pescatore; dalla Mascarata di Buonopane la coreografia del ballo. Al costume, che si ispira al tricolore italiano, vengono aggiunti il colletto e la pallina al cappello, sono cuciti in velluto (verde e rosso) e le scarpe in cuoio sono della foggia da cortigiano. Da tradizione folcloristica la 'Ndrezzata diventa spettacolo con la scuola del Folklore.

'Ndrezzata Gruppo Folk

Gruppo ufficiale della danza folkloristica ischiatana composta da 8 danzatori ('ntrezzaturi), quattro suonatori, due fiati (clarini) e due tammorre.

Info

Via San G. Battista, 15
Tel: 081 905164
Linee bus: >> CS, CD, 5

Ogni anno, con cadenza regolare, Ischia rinnova le sue antiche tradizioni e feste popolari. Feste cattoliche e ricorrenze contadine e marinare, si alternano, dal freddo inverno alla calda estate. Le antiche tradizioni cattoliche hanno modificato il volto dell’isola d’Ischia, donando al suo patrimonio artistico culturale oltre settanta chiese  con santi, venerati ormai da millenni dalle contrade ischitane. Sant’Anna, San Vito, San Giovan Giuseppe, Santa Restituta, sono solo alcuni dei Santi a cui le contrade, ed in particolari occasioni l’intera isola, dedicano festeggiamenti che durano in media dai tre ai cinque giorni.

Particolarmente suggestivi sono i rituali religiosi, gli addobbi delle chiese e delle strade, l’aria di festa e la particolare allegria che viene espressa da tutti i partecipanti, quasi a voler richiamare il valore antico che veniva dato a quei giorni di festa e non la sola rappresentazione rituale dell’evento. I fuochi pirotecnici sono un vero e proprio spettacolo per gli amanti del genere, vere e proprie gare si ripetono ogni anno per l’aggiudicazione del titolo di festa con i più bei fuochi dell’anno, riesumando parte della rivalità che è sempre esistita tra i vari comuni e contrade di paese. Le antiche tradizioni dell’isola d’Ischia sono fortemente rappresentate anche nelle principali festività dell’anno, la Santa Pasqua ed il Santo Natale. Molte sono le manifestazioni di carattere storico culturale e religioso rappresentate nei sei comuni dell’isola d’Ischia, come “Il mercato del Pesce alla Vigilia di Natale”, “La Corsa dell’Angelo” e “La Via Crucis” a Pasqua.

Festa a Mare agli scogli di Sant'Anna Ischia Ponte Castello Aragonese

Sant'Anna

Città di Ischia il 26/07
La festa di Sant’Anna risale ad una tradizione del secolo scorso. Il 26 di Luglio, d’ogni anno, le donne gravide andavano in processione a venerare l’effige della Madre della Madonna che si trovava in una cappella nella baia di Cartaromana. Esse erano accompagnate da un corteo composto dalle barche dei pescatori, che per l’occasione addobbavano lo scafo con frasche e ghirlande di fiori.
Intorno agli anni 30 un gruppo d’amici venne in mente di istituire un premio per la barca più bella. Successivamente a questo gruppo d’amici si unisce un falegname e artigiano che sostituisce ai gozzi delle zattere con forme ed ornamenti sorprendenti. Così iniziò la festosa processione a mare con carri allegorici acquatici. Da allora la festa a mare degli scogli di Sant’Anna ha un fascino tutto suo, è una manifestazione che non ha eguali al mondo, perché si avvale di uno scenario che da solo varrebbe la pena di vivere sempre. Il numero è esorbitante degli spettatori che si assiepano sulla scogliera e sulle barche nella splendida baia. Essi vogliono essere testimoni che la festa mantiene intatto il suo fascino nel tempo, l’atmosfera che si crea con l’incendio del castello e la spettacolarità dei fuochi d’artificio.

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San Giovan Giuseppe della Croce Ischia

San Giovan Giuseppe della Croce

Città di Ischia dal 04/09 al 08/09
San Giovan Giuseppe nacque ad Ischia il 15 Agosto del 1654 con il nome di Carlo Gaetano Calosirto. A soli 16 anni fu accolto dai francescani nel convento di S. Lucia al Monte di Napoli, dove il 24 giugno 1671 emise la professione solenne e il 18 settembre 1677 fu ordinato sacerdote. Terminato il triennio, chiese di essere privato della voce attiva e passiva, e di dedicarsi esclusivamente alla preghiera e all’apostolato, nel 1688 fece ritorno ad Ischia per assistere la mamma morente e successivamente per la sua malferma salute. Mori a Napoli il 5 marzo del 1734 nel convento di S. Lucia al Monte. Il 4 ottobre 1779 nella chiesa francescana di S. Maria d’Aracoeli in Roma, il papa Pio VI proclamò l’eroicità delle virtù di Fra Giovan Giuseppe della Croce. Lo stesso papa lo proclamò Beato nella Basilica di S. Pietro in Vaticano il 24 maggio 1789. Il 26 maggio 1839 il papa Gregorio XVI canonizzò questo santo figlio d’Ischia, gloria della Chiesa, onore e vanto dell’Ordine Francescano.
Nel calendario ecclesiastico il Santo è onorato il 5 Marzo, mentre i festeggiamenti nelle strade cittadine d’Ischia Ponte, sono svolti la prima domenica di settembre per la durata di quattro giorni. In questi giorni di festa, la chiesa è addobbata e si celebrano messe in continuazione; la reliquia del santo è portata in processione per le strade cittadine e per mare dove l’imbarcazione con la reliquia è seguita da quelle dei pescatori. I festeggiamenti si concludono con uno spettacolo di fuochi pirotecnici.

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Ischia Festa di Sant'Alessandro

Sant'Alessandro

Città di Ischia il 26/08
La sfilata storica di Sant’Alessandro, nata per iniziativa di un gruppo di cittadini residenti nel borgo di Sant’Alessandro, è una rappresentazione in ricchissimi costumi d’epoca di tutta la storia dell’Isola, dalla dominazione greca, fino all’unità d’Italia, passando attraverso le influenze di stile impresse da vari conquistatori anche stranieri che l’hanno abitata. Si diparte, al tramonto, dal grandioso portale del Castello Aragonese, accompagnata dagli sbandieratori di qualche contrada invitati per l’occasione e, percorrendo la strada principale che attraversa il centro cittadino, raggiunge il Porto quindi il Quartiere di Sant’Alessandro dove si celebra la Messa nella Chiesetta dedicata. Al termine della messa nel piccolo borgo si organizza una festa con musica e vengono offerte bevande e bruschette.

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La Madonna Addolorata

Forio dal 01/03 al 01/04
La Madonna Addolorata inizialmente fu chiamata Vergine Maria dei Sette Dolori, ma papa Pio X nel 1913 ne fissò la festa liturgica come Vergine Maria Addolorata il15 settembre. La Madonna Addolorata ha il cuore trafitto da sette spade perché sette furono i suoi più grandi dolori: la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù a 12 anni, il suo viaggio al Golgota, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura.
La festa liturgica dell’Addolorata comincia il giovedì di due settimane prima di Pasqua, infatti, c’è la solenne intronizzazione che da inizio alla novena.
Il venerdì prima della Domenica delle Palme (o sesto venerdì di quaresima) è giorno di dolore e di mestizia perché si ricorda il dolore di Maria, dalle sei del mattino in poi si susseguono messe. Alle 10.00 c’è la messa solenne e alle 11.00 c’è la processione: la statua dell’Addolorata custodita nella Parrocchia di S. Sebastiano, viene portata in processione per le strade principali del paese. Il pomeriggio dello stesso giorno si svolgono le “tre ore” di Maria desolata, con canti sacri e momenti di riflessione sui sette dolori.
La sera della Domenica delle Palme, si svolge il tradizionale “bacio del manto” (la gente a turno si avvicina alla statua per baciarne il manto).
Il Sabato Santo, al termine della veglia pasquale, l’immagine della Madonna viene incoronata con dei fiori al canto del “Regina Coeli” (canto in latino che il popolo di Forio canta gioiosamente il giorno di Pasqua durante la corsa dell’angelo).
La statua dell’Addolorata ha il volto scolpito nel legno, il suo manto è pura seta con ricami in oro, è in stile barocco.
Attualmente esistono tre diversi vestiti dell’Addolorata, uno dei quali è d’antica manifattura ed è stato realizzato nell’immediato dopo guerra (1953) grazie al contributo dei suoi fedeli, sull’abito sono ricamati i simboli della “passione di Cristo” (croce, spine, lancia, ecc.).
Inoltre la statua ha tra le mani oggetti preziosi donati dai fedeli come ex voto. Si dice che la statua apparteneva ad una famiglia nobile Foriana e fu donata alla Chiesa.
L’autore della statua è ignoto.

San Vito a Forio

San Vito

Forio dal 14/06 al 17/06
San Vito è il Santo patrono del Comune di Forio. La festa è caratterizzata da due momenti che ne formano un unico cuore. il tradizionale omaggio culturale dei fedeli al Santo Patrono in tutta una serie di momenti religiosi e la tradizionale fiera nel centro e lungo la marina, arricchita da tutta una serie di concerti e momenti bandistici. I festeggiamenti si hanno dal 14 al 17 di Giugno. Il 14 di Giugno si celebrano le messe, in serata, nel piazzale di San Vito vi si ha la rappresentazione storica tradizionale della vita del patrono e del suo legame col comune. Il 15 di Giugno, giorno di San Vito, si celebrano messe in continuazione, ed in mattinata una banda musicale gira per le strade cittadine. Nel pomeriggio la statua è portata in processione per le strade di Forio e sul porto verso le ore 18.00 un primo spettacolo di fuochi pirotecnici. Il 16 nel pomeriggio, il Santo è portato in processione via mare con la commemorazione dei caduti con la partecipazione dell’A.N.M.I. e dell’associazione pescatori “San Vito” di Forio. Al rientro benedizione eucaristica e successivamente in piazza municipio un nuovo concerto. La conclusione dei festeggiamenti è caratterizzata da una famosa ed attesa esibizione di spettacolari fuochi pirotecnici, che ha inizio alle ore 00.30 circa. Nei giorni di festa il paese è visitato da migliaia di turisti e concittadini che attraversano incuriositi le strade illuminate ed i caratteristici mercatini di bancarelle.

 

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San Francesco di Paola

Forio dal 01/05 al 05/05
Circa quindici anni fa i festeggiamenti in onore di San Francesco si svolgevano quindici giorni dopo Pasqua, ma spesso doveva essere rimandata a causa del cattivo tempo, ecco così la decisione di festeggiarlo la prima domenica di Maggio. Il giovedì sera si celebra la messa, con un predicatore venuto da fuori, per il triduo di preparazione. Il venerdì dopo la messa, il comitato organizza una festa per i bambini con la partecipazione d’animazione. Il sabato pomeriggio una banda musicale passa per le strade della contrada, partendo da Via F. Calise proseguendo verso il belvedere di Gancia per poi arrivare nel cortile della chiesa. A messa terminata incomincia il loro concerto.
La domenica si celebrano messe per quasi tutto il giorno, nel pomeriggio dopo la celebrazione della messa si porta la reliquia del Santo in processione fino la spiaggia dove si rende onore ai caduti del mare poggiando una corona d’alloro in mare, e si torna in dietro. Per il trattenimento dei fedeli, un gruppo musicale dà un concerto, alla fine incomincia lo spettacolo di fuochi pirotecnici.
La statua del Santo è portata in processione solo in alcune occasioni, la prossima volta che sarà portata in processione sarà nel 2007 in occasione del cinquecentario della sua morte.

Natale 2011 ad Ischia

La Vigilia di Natale

Forio il 24/12
D’inverno Ischia si trasforma in un piccolo presepio, le giornate sono caratterizzate dallo scirocco, il ponente o la tramontana, i tre venti dominanti che condizionano le giornate degli isolani. Le noci, i dolci fichi essiccati al caldo sole dell’estate, i roccocò, un bicchiere di vino novello, un goccio di nocillo o di limoncello fatto in casa, una partita a carte davanti al camino scoppiettante, la confusione delle tombolate familiari ed altro ancora, sono gli elementi caratterizzanti di una società che ritorna ai suoi valori millenari di cordialità, calore e tradizione. Giorno per giorno nelle case si ricorda con piccoli gesti la grande festa della natività, si preparano gli alberi natalizi, si raccoglie il muschio nei boschi per il presepe, si addobbano le case ed i giardini con mille luci colorate, gli zampognari suonano canti antichi, tutti diventano più buoni e gentili, nelle strade dei piccoli borghi si respira aria di festa, la sera ci si incontra per chiacchierare, giocare e strimpellare vecchie canzoni sul piano di uno dei pochi locali aperti. La grande festa è vicina, come per Leopardi, nelle sue poesie, anche per il Natale, il giorno prima della festa è sicuramente il più bello ed emozionante. Come per tradizione si comincia dalla notte del ventiquattro, per i più giovani si resta svegli tutta la notte a giocare, cantare, ballare e raccontare barzellette fino alla mattina all’alba, quando il paese si risveglia e si ritrova sospeso nel tempo a ripetere riti e tradizioni ormai centenarie. La bella Forio a ponente e l’antica Ischia Ponte a levante sono già sveglie prima dell’alba, le piazze si riempiono davanti alle chiese affollate per la celebrazione della novena di Natale, all’alba i pescatori vendono il pesce tipico, capitoni, murene, molluschi e pesci pregiati, per il cenone della vigilia di natale. A Forio subito dopo la processione è tradizione mangiare la pasta e fagioli e le bruschette preparate dai tanti volontari che allietano turisti e paesani. Così comincia una giornata di gioia che terminerà alla sera dopo il cenone e le tombolate con la messa di mezzanotte che annuncerà la nascita di Gesù e ricorderà all’uomo il cammino percorso ed ancora da percorrere.

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Corsa dell'Angelo

Corsa dell’Angelo

Forio a Pasqua
La corsa dell’Angelo, si svolge a Forio, da un’antica tradizione risalente al lontano 1600. E’ una sacra rappresentazione che riproduce il momento dell’incontro della Madonna con il figlio risorto. La manifestazione è realizzata dall’Arciconfraternita di Forio, custode delle quattro statue che si portano a spalla in processione, per tradizione, sempre dalle stesse famiglie, per un diritto non scritto che si tramanda da padre in figlio e molte volte causa di dispute accese tra le varie famiglie per la rivendicazione dello stesso.
Le statue rappresentate in processione sono: la Madonna, il Cristo Risorto, S.Giovanni Apostolo e l’Angelo. Le prime tre furono scolpite in legno da un artigiano di Napoli tra il 1756 e il 1757 mentre l’Angelo fu scolpito da Vincenzo Mollica e ricoperto d’oro zecchino.
La mattina di Pasqua, prima dell’inizio della processione, la Madonna, con un velo bianco sul volto, e San Giovanni vengono sistemate presso il crocevia del corso principale di Forio. Il Cristo e l’Angelo, al termine della messa, si recano in processione formando un un piccolo corteo con lo stendardo celeste e il pennacchio di penne di struzzo bianco, la croce della confraternita ed il clero.
Giunti vicino la fontana, un coro, formato da voci poderose dai pescatori e dal popolo, volgendosi verso il Cristo risorto, cantano il “Regina Coeli”, ha così inizio la funzione. L’Angelo fa tre inchini al Cristo risorto e corre verso la Madonna ad annunciare la resurrezione del figlio, arrivato al crocevia si ripete il Regina Coeli, ad opera dei contadini e del popolo, al termine l’Angelo si inchina per tre volte alla Madonna e corre verso il Cristo. Tutto questo si ripete per tre volte. Nell’ultima corsa l’Angelo si ferma sotto il campanile della chiesa di Santa Maria di Loreto mentre la Madonna e San Giovanni si incamminano nel corso per raggiungere la statua del Cristo. A metà percorso si fa scivolare il velo dal volto della Madonna, a rappresentazione della visione del Figlio, e tutto il corso si riempe di petali di fiori lanciati dai balconi in un tripudio di canti ed applausi.
Per tradizione colui che porta il pennacchio in processione, deve abbassarlo per ben tre volte senza far toccare le piume a terra, così non perde il diritto a condurre il pernacchio alle prossime processioni.
Al termine le statue si portano in processione fino la chiesa di San Vito.

Video della Corsa dell'Angelo di Forio

Fotogallery della corsa dell'Angelo in Forio

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Festa del vino

Forio dal 04/11 al 30/11
Si voleva fare festa. E festa è stata, di quelle campagnole, veraci, con il vino nuovo che scorreva a fiumi, la brace accesa per le caldarroste e le bruschette di pane casereccio con i pomodorini e l’olio extravergine, la tarantella – e non solo - ballata al ritmo di chitarre e pianola. E poi fagioli e pizze per tutti i gusti: ognuno, salendo il breve tratto scosceso per arrivare alla grotta-cantina, portava qualcosa, come i re magi, perché la festa non era solo del vino.
L’azienda Pietratorcia, che distende i suoi vigneti tra Forio e Panza d’Ischia, in una località piena di sole a ridosso del monte Epomeo che guarda il faro di Punta Imperatore, ha chiamato tutto il paese, l’isola e gli amici per spillare il vino nuovo che quest’anno promette di essere eccellente.
E’ un appuntamento che ormai si ripete ogni anno, nell’estate di S. Martino, quando ‘ogni mosto diventa vino’ e sono sempre di più i produttori, i vignaioli, ma soprattutto gli amanti del novello – che forse proprio vino non si può ancora definire, ma che reca gioia e allegria - che non vogliono perdere quest’occasione, offerta dalla generosità delle Cantine Pietratorcia.
Ed ecco il primo bicchiere che viene salutato con un applauso: rosso rubino con riflessi violacei, fruttato con sentori di lampone e mirtillo, trasparente, fresco, il vino nuovo Pietratorcia è ideale per le carni bianche e i formaggi teneri.
“E’ particolarmente buono, quest’anno e la vendemmia è stata abbondante”, dicono all’unisono Vito Verde, presidente dell’azienda, Vito Iacono e Bartolo Regine che, assieme alle rispettive famiglie lavorano per assicurare un prodotto di prima qualità, che ha varcato i confini nazionali.
Ma prima di dare il via al banchetto, un momento di ringraziamento e meditazione con la benedizione di don Agostino che invita tutti alla preghiera, mentre a ondate gli amici continuano riempire lo spazio allestito a buffet: travi ricoperte di tovaglie sistemate su pile di cassette per accogliere le innumerevoli prelibatezze contadine che alcune donne in costume portano sulla testa, nei cesti, alla maniera di una volta, tra grossi tini di acciaio e le apparecchiature di un complessino, velocemente passato dalla canzone napoletana classica alla musica da discoteca. Poi l’allegria data dal vino e dai prodotti della campagna fa scatenare tutti, giovani e meno giovani, nonni e nipoti, nelle danze, fino a notte inoltrata …
Insomma, vecchio e nuovo, tradizione e innovazione, in nome dell’amicizia e del vino.

di Alessandra Giordano

Festa di Santa Restituta

Santa Restituta

Lacco Ameno dal 16/05 al 18/05
La festa di Santa Restituta è una festa religiosa, che si svolge nel mese di Maggio, dal 16 al 18.
Le strade cittadine sono abbellite dalle luminarie, decine sono le bancarelle con noccioline, torroni, giochi e tanto altro.
Per i giovani si allestisce un’area del paese con varie giostre che restano per un mese intero. Il primo giorno dei festeggiamenti, il 16 Maggio d’ogni anno, nella Baia di San Montano si svolge la rappresentazione del martirio e dell’approdo della Santa a Lacco Ameno. Secondo una leggenda era il 16 maggio dell’anno 284, la giovane Restituta dichiarava di adorare Dio e rifiutava di pronunziare il nome di Giove, fu condotta in carcere. Dopo un altro interrogatorio e rifiuto di inchinarsi alla maestà dei Dei fu condannata ad essere flagellata crudelmente e posta in una barca, riempita di pece e di stoppa e lasciata sprofondare negli abissi del mare. All’esecuzione della sentenza accadde qualcosa d’incredibile, le fiamme si avventarono sul vascello dei carnefici, risparmiando la barca su cui era posto il corpo di Restituta, apparve un angelo del Signore che sospinse la barca verso la baia di San Montano, sul isola d’Ischia.
La matrona Lucina, svegliata dall\'Angelo, si portò sul luogo e si stupì davanti ad un così straordinario spettacolo. Tornata in paese e chiama a raccolta il popolo gridando: "Una barca senza vele e senza remi è giunta alla nostra terra. Sulla Barca il corpo santo di una vergine martire. Donne, uomini, sacerdoti, accorrete! Venite a contemplare il dono del Signore!".
Allo sbarco, la statua lignea della Santa, adornata con tanti oggetti preziosi che le sono stati offerti, è portata in processione dalla baia alla chiesa.
Il 17 Maggio, la Santa è portata per mare con un traghetto; parte dal pontile di Lacco Ameno in direzione Punta Caruso, dove gira e prosegue verso Casamicciola. Allo sbarco è accolta da una diana di fuochi pirotecnici, da fedeli e partecipanti di tutta l’isola e dai sacerdoti. Il vescovo, in Piazza Marina, rivolge ai fedeli un discorso e impartisce la benedizione con la reliquia della Santa. Continua la processione per raggiungere la basilica di Santa Restituta.
Il 18 Maggio, la Santa è portata in processione per le strade cittadine. A mezzanotte il cielo si illumina dai ricchissimi fuochi pirotecnici che concludono i festeggiamenti per la Santa.
Durante le sere di festa la musica, di bande musicali e cantanti, echeggia nella piazza antistante la chiesa; ed è fantastico passeggiare nel corso sotto le coloratissime luminarie e tra le numerosissime persone che partecipano alla festa.

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San Michele Arcangelo

Serrara Fontana il 29/09
La festa di San Michele Arcangelo, a Sant’Angelo, si svolge il 29 Settembre d’ogni anno. I festeggiamenti incominciano con un triduo di preparazione; la mattina della solennità del santo una banda musicale passa per le strade cittadine, a seguire la celebrazione della messa. Al termine la statua del santo è portata in processione fino la piazza, dove resta alla venerazione dei fedeli. Nel pomeriggio si svolge la processione per mare, con l’imbarco nel porticciolo dei pescatori proseguendo verso punta Chiarito e poi verso i Maronti, lo sbarco si ha “sotto la Torre”. Da qui si svolge una piccola processione fino la piazza, dove si celebra la messa con canti liturgici. Durante la serata concerto in piazza, al termine chiusura dei festeggiamenti con i fuochi pirotecnici. In correlazione con la festa di San Michele il comune con l’aiuto di alcuni comitati, organizzano eventi in piazza, come la sagra della lampuca, dove si offre a tutti i partecipanti.

musicasenzafrontiere

Info:
Via B. Cossa, 10
80070 Ischia (NA)
Tel./fax: 081 982848
Sito: www.procida.biz/musica/musicasenzafrontiere.asp
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L'associazione "Musica senza frontiere" nasce nel 1996, con lo scopo di diffondere la cultura musicale attraverso corsi, seminari, concerti, saggi e convegni. Le sedi dell'associazione sono a Procida ed Ischia.

Kairos

Info:
Organizzazione non lucrativa di utilità sociale
Sede legale: Via Seminario, 26 c/o Curia di Ischia – 80077 ISCHIA NA
Sede operativa: Via delle Terme, 76/R – 80077 ISCHIA NA
Telefono e fax: 081981342 – 0813334228
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La cooperativa ha lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e alla integrazione sociale dei cittadini attraverso l’inserimento lavorativo, in attività diverse (agricole, industriali, commerciali o di servizi), di persone svantaggiate nel pieno rispetto della legge 8/11/1991 n°381 (art.1 comma 1 lettera b) ed eventuali modificazioni ed integrazioni, attuando, in forma mutualistica e senza finalità di lucro, l’autogestione dell’impresa che ne è l’oggetto, dando continuità di occupazione lavorativa ai soci alle migliori condizioni economiche, sociali e professionali. La cooperativa lavora per costruire partnership con gli enti pubblici. La cooperativa non solo svolge servizi per conto della amministrazione ma collabora attivamente sul piano delle politiche sociali, sia a livello di definizione delle strategie, sia nel portare informazioni, esperienze, e nel mettere in rete l’amministrazione con altre organizzazione del settore nonprofit. Abbiamo già promosso diversi convegni su tematiche sociali, in collaborazione con altre cooperative sociali, attivando i consorzi e le associazioni di cui facciamo parte, intervenendo nel dibattito.

REALIZZAZIONE DI EVENTI:
• Mostra evento “Artischia” Lacco Ameno;
• “Forio portoni aperti”;
• Organizzazione convegno “Progetto Policoro” – Assisi novembre 2003 – promosso dalla CEI - Conferenza Episcopale Italiana.

Info:
Via San G. Battista, 15
80070 - Barano
Tel.: 081 905164

Gruppo ufficiale della danza folkloristica ischiatana composta da 8 danzatori ('ntrezzaturi), quattro suonatori, due fiati (clarini) e due tammorre.

Georges sadoul

Info:
Via Osservatorio
Tel.: 081984332

Il Circolo Georges Sadoul nasce nel 1977 come circolo di cultura cinematografica. Tuttavia, già dall'anno successivo vengono organizzate conferenze, concerti e mostre.

Attualmente l'attività del Circolo concerne l'organizzazione di rassegne cinematografiche, conferenze e convegni, seminari di aggiornamento per docenti e studenti delle scuole medie e superiori dell'isola, mostre, una scuola di lingua, una scuola di critica e storia del cinema. Per i propri soci vi sono servizi che danno la possibilità di ottenere in prestito libri e riviste, nonché una videoteca con i maggiori classici del periodo muto e significativi film dei maestri contemporanei.

bibliotecaantoniana

Info:
Sede della Biblioteca Comunale di Ischia
Rampe di Sant'Antonio, 5
80070 Ischia

Tel.: 0813333255 - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Orari periodo estivo a partire dal 16 luglio 2019:
Lunedì: chiuso  
Dal martedì al venerdì: 09:00-12:00 / 17:00-20:00
Sabato: 10:00-12:00 - 17:00 - 20:00

L'Istituzione, voluta e fortemente sostenuta da Mons. Onofrio Buonocore, autore peraltro di numerose pubblicazioni sull'isola d'Ischia, nel 1956, poi costituitasi in ente morale, è oggi diventata "Biblioteca Comunale", come prevedeva lo statuto; e gli opportuni lavori di restauro hanno avviato ultimamente il sicuro rilancio di questo importante Centro di Cultura, l'unico nel suo genere esistente nell'isola d'Ischia.
Essa si trova in località "La Mandra" ad Ischia Ponte, presso la Chiesa di S. Antonio dei Frati Minori, donde la denominazione "Antoniana", che è stata giustamente conservata nella nuova configurazione.

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Info:
Via Antonio Sogliuzzo, 15
Tel/fax: 081984943 - 081993108 (Pasquale )/ 081989784 (Rosario)
Sito: www.aiapischia.it

L'obiettivo che l'Associazione si impone è quello di diffondere sempre più l'arte presepiale e di creare un percorso artistico isolano avvicinando famiglie, gruppi, comunità al grande mistero della Natività Cristiana.
Il Concorso quest'anno è articolato in due parti fondamentali: Presepe Insieme e Itinerario Presepistico. Il Presepe Insieme è nato per dare la possibilità a tutti di realizzare un piccolo presepio (un metro per ottanta centimetri) che poi sarà mostrato nella serata conclusiva dell'attività natalizia, giorno dell'Epifania. In tale occasione verranno premiati da una giuria di esperti (nominati dalla sede centrale in Roma) i presepi più belli. Il Presepio deve unire nel nome di Gesù e per tale motivo deve essere realizzato insieme: in famiglia, tra amici, in parrocchia, etc. Da ciò deriva il titolo assegnato al concorso. Le piccole dimensioni che dovranno avere i presepi danno a tutti la possibilità di aderire al concorso. Invitiamo vivamente coloro che non hanno mai realizzato un presepe ad aderire al concorso. L'AIAP-Ischia mette a disposizione di tutti l'esperienza dei soci presepisti, che, nel realizzare le proprie opere aperte al pubblico, sono disponibili ad accogliere presso i propri locali quanti volessero consigli sulla realizzazione del presepe.
Sono disponibili libri, videocassette, articoli, etc., che rappresentano un fondamentale punto di riferimento per chi è alle prime armi e per chi vuole approfondire le proprie tecniche presepistiche.

Largo naviganti

Info:
Sede: Torre del Molino - ex Carcere Mandamentale
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Scopo dell'associazione: promuovere attività di carattere socio-culturale, di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturale dell’Isola di Ischia.


All’inizio eravamo solo un gruppo di amici, che nel corso degli anni ha portato avanti tante iniziative, ha vissuto insieme tante esperienze positive e negative, ma si è accorto crescendo, di avere una propria forza, una propria unità.
Ecco che è nata l’ “Associazione Culturale Largo dei Naviganti”, no-profit, che persegue esclusivamente lo scopo di promuovere attività di carattere socio-culturale, di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio
storico-artistico e naturale dell’Isola di Ischia.
L’associazione, composta da un nucleo di persone abbastanza assortite, si propone inoltre di favorire forme di aggregazione tra cittadini di varia estrazione e di età diverse, coinvolgendo nelle proprie attività giovani e meno giovani, rendendoli partecipi alla realizzazione di eventi e manifestazioni tipiche della tradizione Ischitana.
E quale luogo migliore, se non la Torre del Molino- ex Carcere Mandamentale, che ci rappresenta storicamente, per accogliere i numerosi eventi che abbiamo già realizzato nello scorso anno e che nell’edizione 2006 saranno ancora più carichi di tradizione e di suggestioni artistiche uniche nel suo genere.
L’appuntamento più importante “Borgo in Festa, il Mare: voci e sonorità dei popoli” edizione 2006 con lo straordinario “Attacco dei Saraceni alla marina della Mandra” che sarà rappresentato nella tradizionale manifestazione in onore della Madonna “Bambinella” nei giorni 07-08-09 Settembre.

musemare

Info:
Via Giovanni da Procida, 3
Tel.: +39 081981124 - Fax +39 081993470
Sito: web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/museodelmare/
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MUSEO DEL MARE Aperto tutti i giorni seguendo gli orari:
Luglio e agosto: mattino 10,30-12,30 / pomeriggio 18,30-22,00
Novembre, dicembre, gennaio, marzo: solo mattino 10,30 - 12,30
Aprile, maggio,  giugno, settembre, ottobre: mattino 10,30 - 12,30 / pomeriggio 17,00 - 20,00

Febbraio chiuso

Accademia Armonie

Info:
Via N. Cartaromana, 111
80077 Ischia (Na)
Tel.: +39 081981655 - +39 3282854703
Fax: +39 0815074522
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Sito: www.accademiaarmonie.org

L’associazione Accademia Armonie è stata costituita nel 1999 da tre giovani musicisti ischitani quali il chitarrista Antonio Pilato, il mandolinista Fabio Gallucci e il flautista Angelo Ricci.
Nata con l’intento di diffondere e rivalutare la cultura musicale autoctona e non solo, ancora oggi conserva il medesimo obiettivo, attraverso la realizzazione di una stagione musicale “sui generis”:
Appuntamenti Musicali nell’Isola Verde, si svolge in uno dei posti più incantevoli del mondo quale l’isola d’Ischia, favorendo, soprattutto ma non solo, i periodi di più alta cocentrazione turistica. La mancanza di un auditorium, paradossalmente, ha giovato, permettendo una combinazione di indubbia valenza artistica: il connubio tra luoghi sacri e musica da camera ha consentito ad artisti di fama internazionale di esprimersi al meglio nel suggestivo scenario delle antiche cattedrali d’Ischia, amplificandone il ruolo centrale per la collettività e rivalutandone il peso storico ed artistico.

ipflogosmall

Info:
Via Pozzi, 13
80070 – Forio (Panza)
Tel.: +39 3474109844
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Sito: www.ipfeurope.com

L'International Pen Friends fu fondata il 7 Aprile 1967 e da allora ha aiutato oltre 1 milione e mezzo di persone di ogni parte del mondo e di tutte le età a trovare amici di penna.
Il club è ancora e sempre più attivo e ad oggi conta 300.000 iscritti!
L'obiettivo dell'International Pen Friends è di mantenere viva la corrispondenza per lettera. Non è un'agenzia matrimoniale - solo veri amici di penna.
Chiunque desideri avere amici o amiche di penna da qualsiasi parte del mondo può iscriversi alla nostra organizzazione inviandoci il modulo d’iscrizione e la quota associativa.
Si riceverà una lista di 15 corrispondenti all’incirca della stessa età, dai paesi selezionati e con i propri stessi interessi. Durante l’anno dell’iscrizione inoltre il proprio indirizzo verrà dato ad altri 15 corrispondenti.
Per gli insegnanti l’IPF ha inoltre un servizio speciale per gruppi di giovani o studenti di età compresa tra 10 e 17 anni.

moveo

Info:
Via Madonna delle Grazie, 46
80075 Forio (NA)
Tel.: +39 3665907697
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Facebook: "Associazione culturale giovanile Moveo"

L'associazione è nata il 7 luglio 2010 per volontà di 11 soci fondatori.
Lo scopo dell'associazione giovanile Moveo è quello di favorire la diffusione della cultura giovanile. Al fine di perseguire le suddette finalità l'associazione potrà: organizzare convegni, mostre, proiezioni di video e film, concerti, spettacoli in genere, spettacoli teatrali e intrattenimenti musicali, pubblicare per i soci riviste, atti di convegni, materiali audio e video, organizzare incontri ed ogni altra attività associativa, culturale, ricreativa ed editoriale ed aderente agli scopi dell'associazione, partecipare ad altri circoli ed associazioni aventi scopi analoghi nonchè partecipare ad enti od associazioni con scopi sociali ed umanitari. (Estratto dello statuto).
Tutti, a prescindere dall'età, possono diventare soci dell'associazione versando una quota sociale annuale.

La presentazione dell'associazione è avvenuta il 22 luglio 2010 presso il cortile della Chiesa di San Gennaro (Panza), in concomitanza con la proiezione del lungometraggio "Demonatte" realizzato dall'associazione stessa. Assistevano all'evento circa 600 spettatori.

galadriel

Info:
Via Francesco Calise, 29
80075 - Forio
Tel.: +39 0815071432
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Linee bus: 1 - 14 - 2 - CD - CS

Il centro culturale “GALADRIEL” isola d’Ischia, ha come motivo ispiratore, la volontà di approfondire, vivificare e diffondere il comune patrimonio civico, etico e culturale desunto dall'identità europea, nazionale, mediterranea, meridionale ed “isolana”. Essa ha come scopo precipuo la diffusione e la promozione delle radici storiche, economiche, culturali e spirituali dell’Europa, intesa non solo come espressione geografica, ma anche e soprattutto come identità profonda, che nel corso dei secoli si è allargata oltre i suoi confini attuali.
Le finalità del Centro sono:
a) La valorizzazione e la diffusione della cultura cattolica, popolare, comunitaria, tradizionale dei valori della civiltà mediterranea, ischitana ed europea e delle forme espressive di ogni genere di identità comunitaria;
b) La concretizzazione dei valori della solidarietà e della partecipazione, tramite interventi ed iniziative rivolte alla soluzione dei problemi sociali di tutti gli strati popolari, con particolare riferimento a quelli più colpiti dalle ingiustizie e dagli squilibri del modello di sviluppo oggi dominante;
c) Affrontare i problemi aperti dalla globalizzazione della cultura e del mercato, e dall'emergenza planetaria costituita da nuove forme di povertà, di degrado ambientale, di sfruttamento e di alienazione.
d) Adoperarsi per la difesa del diritto alla vita in tutti i suoi aspetti, della famiglia quale cellula fondamentale della società, dei corpi intermedi naturali, spazi essenziali per la crescita organica dell'uomo e della società.
e) La difesa e la valorizzazione del territorio dell’isola d’Ischia in tutti i suoi aspetti – ecologico, urbanistico, artistico e sociale – e in tutte le sue potenzialità – turistiche, sportive, produttive, di gestione del tempo libero – contro ogni forma di sfruttamento e di degrado.

Info:
Casella postale, 36
80074 Casamicciola Terme (Napoli)
Tel/fax.: 081 980310
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Sito: www.procasamicciola.it

Ente di Rilievo della Regione Campania (art. 7 della Legge Regionale N° 49/85) per l'attività di rilevante interesse educativo e culturale espletata. Organizzatrice del Premio Internazionale di Poesia "Ciro Coppola", istituito nel 1978 - Premio del Presidente della Repubblica.

 

Info:
Associazione scuola del Folklore
(affiliata all’A.R.C.I. P04/2721)
C. F. 91004420633
Via Ritola, 6
80070 Barano d’Ischia (NA)
Tel.: 081 990642
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito: www.scuoladelfolklore.com

I soci della nostra associazione sono in prevalenza giovani/e e giovanissimi/e, ben assistiti da un gruppetto di adulti (che spesso sono i consiglieri fidati alla scoperta della nostra terra).
Il nostro progetto sociale, culturale, artistico,… è partito nel 1983 quando un gruppo di persone decisero di far socializzare i ragazzi delle scuole elementari attraverso le danze popolari, corsi di musica popolare, il giornalino Agorà, il corso di macchina fotografica, le mostre, l’escursioni alla scoperta delle case a carusiello, i presepi viventi, i corsi di zampogna e ciaramella, i gemellaggi,…
Nel 1997 decidemmo di costituire una nuova associazione dandogli il nome di: associazione scuola del Folklore.
Tra i nostri spettacoli la ormai nota Ndrezzata e ‘A Vattute e ll’Astreche o Puntone.

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Info su Ischia

  • Superficie: 46 Kmq
  • Altezza: 789 mt
  • Lat.: 40° 44',82 N
  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
  • Comuni: 6
  • Abitanti: 58.029

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