“Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l’asino. Si onori ivi la semplicità, si esalta la povertà, si l’oda l’umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme”.
Così, Tommaso da Celano cronista della vita di San Francesco, descrive la prima rappresentazione vivente della natività che nel 1223 il Santo realizzò a Greccio, in provincia di Rieti. Da quella data, quel tipo di simbolismo fu ampiamente recepito a tutti i livelli, soprattutto all’interno delle famiglie per le quali la rappresentazione della nascita di Gesù, come le statuine e gli elementi tratti dall’ambiente naturale, si connotò come un rito irrinunciabile raggiungendo il massimo splendore nel settecento, quando si formarono le grandi tradizioni presepistiche e si ebbe l’imponente sviluppo dei presepi scolpiti, soprattutto nel napoletano ove l’arte della terracotta con le sue statue ricoperte di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici, divenne una vera e propria scuola e culla della diffusione dell’attuale presepio.