Non avevo neanche 10 anni quando con la bicicletta, una “venti” con la canna in obliquo, mi sfracellai sano sano vicino al balconcino di Calabbresiello, a Via Roma, nel centro di Barano. Le ginocchia piene di sangue, come la spalla destra, la fronte ammatunzata, un macello. Oggi non si sarebbe perso un attimo: subito a Lacco Ameno, in ospedale. Mamma e papà non avevano né macchina né patente. E poi figurarsi, i miei genitori sapevano benissimo cosa si faceva in questi casi. Lo avevano imparato dai loro vecchi.