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(Casamicciola 1844-1898). Ordinato sacerdote nel 1866, divenne parroco di una Casamicciola distrutta dal terremoto del 1883, in cui anch'egli fu estratto miracolosamente dalle macerie, e dedicò la sua vita al suo paese con una assidua azione pastorale, con abnegazione e instancabile operosità e carità a favore dei bisognosi. Molto si adoperò anche per la ricostruzione della Chiesa parrocchiale. Pubblicò varie opere, tra cui una Vita diNostro Signore Gesù Cristo. Avviata la causa di beatificazione nel 1991, è stato dichiarato Venerabile nel maggio del 2002 con decreto del 23 aprile 2002, riportato negli Atti della Congregazione per le Cause dei Santi, in cui, tra l'altro, si legge: «(Il Morgera) condusse il popolo nelle vie di Dio non solo per opera del suo sacro ministero, ma anche con la santità della sua vita, diventato esempio del suo gregge. Per esercitare nel miglior modo possibile la missione a lui affidata dalla Chiesa con animo costante seguiva l'esempio del Divin Pastore, sia con le parole che con le opere sforzandosi di diventare un altro Cristo. Costantemente, generosamente e con gioia spirituale coltivò le virtù cristiane e sacerdotali. Brillò soprattutto per la fede, la speranza e la carità. Con la mente e con il cuore abbracciò le verità rivelate e il Magistero della Chiesa».

(Roma 1921-Ischia 1994). Libero Docente in Idrologia medica presso l'Università La Sapienza di Roma, è stato una figura eminente nel campo del termalismo isolano sia come direttore del Centro Studi P. Malcovati di Lacco Ameno e direttore sanitario di stabilimenti termali a Ischia, Lacco Ameno e Casamicciola, sia per le sue pubblicazioni sugli aspetti precipui delle acque termali dell'isola d'Ischia, tra cui L'Isola d'Ischia, salute e bellezza,guida alle cure termali (1991), tradotta anche in tedesco. Ha inoltre pubblicato Il mio Yemen, uno schietto spaccato autobiografico, a naturale sapore romanesco, come soleva dire, di quattordici anni di vita yemenita (1955-1968).

(Ischia 1870-1960). Venne alla luce nella Villa dei Bagni, quindicenne entrò in Seminario, dove curò la sua preparazione con lo studio costante e appassionato. Fu ordinato sacerdote nel 1897 e prese ad insegnare latino e greco, non abbandonando mai la sua aspirazione di conseguire la laurea nelle sue discipline preferite, in un'epoca in cui le autorità ecclesiastiche non erano tanto propense a consentire ai sacerdoti la frequenzadelle università. Si adoperò costantemente per l'incremento delle scuole pubbliche sull'isola, oltre che per la cultura in genere. Nel 1915 fu sua l'iniziativa di aprire una scuola media e nacque così la Vittoria Colonna (ospitata nel convento di S. Antonio), cui affluirono alunni da tutta l'isola. Nel 1939 fu aperto l'Istituto Magistrale Ferrante d'Avalos operante sino al 1949, quando fu creato il ginnasio-liceo statale. Istituì la Biblioteca Antoniana. Nel 1944 con altri amici fondò il Centro Studi su l'isola d'Ischia, di cui tenne la presidenza sino al 1958. Fu autore di numerose pubblicazioni sull'isola d'Ischia, oltre che direttore di periodici di successo (La Cultura, con tematiche soprattutto storiche, e La Vedetta del Golfo): La storia di uno scoglio (1956), Il più bel fiore d'Enaria (1905), Nuptialia Isclana (1907), La Diocesi d'Ischia (1948), e varie altre. Noto il suo incitamento alle giovani generazioni a conoscere la propria terra, per poterla amare.

(Lacco Ameno 1766-1852). Ordinato sacerdote, fu per un certo periodo economo della Parrocchia della SS. Annunziata di Lacco, poi passò nella Curia Vescovile d'Ischia. A Lacco ricoprì anche la carica di giudice conciliatore dal 1828 al 1833; possedeva sulla contrada Pannella una villa in cui alloggiava molti viaggiatori nella prima metà del sec. XIX, fra cui vari monarchi. L'edificio era stato costruito verso il 1616 da un Francesco De Siano, anche lui sacerdote, che l'utilizzava per residenza estiva. Alla morte di don Tommaso, la villa fu divisa fra i coeredi ed una parte continuò a funzionare come bettola. Poi il terremoto del 1883 fece crollare tutto.

Nato nel 1921 ad Oratino in provincia di Campobasso, dove il padre, l'ischitano Aniello, era medico condotto. Compositore, autore, arrangiatore, cantante e chitarrista; in gioventù fu anche calciatore della squadra dell'Ischia. A Napoli a metà degli anni 1940 incominciò a cantare i classici della canzone napoletana; ad Ischia incontrò Romano Mussolini e insieme ad altri amici costituirono una band che si esibiva a La Conchiglia di Forio. Nel 1953 aprì ad Ischia con l'architetto Sandro Petti il Rangio Fellone, che sarà per un decennio il ritrovo notturno più frequentato dal jet-set internazionale in vacanza ad Ischia. Nacquero le canzoni L'ammore mio è... frangese; Na voce, na chitarra e 'o poco 'e luna; Chitarra mia napoletana. Nel 1954 suonò e cantò a Londra per la regina Elisabetta II, in occasione di un ricevimento offerto dall'Ambasciata Italiana: tra i presenti Laurence Olivier, Vivien Leigh, Anthony Eden, Vittorio De Sica, Peter Ustinov. Nel 1960 Angelo Rizzoli lo volle al Pignatiello, altro famoso ritrovo di Lacco Ameno. Scrisse anche musiche per film. Si spense il 6 agosto 1994 mentre era in viaggio, in treno, per il suo paese natale, Oratino.

(Lacco Ameno 1923-1995). Laureato in Lettere e Filosofia, esercitò la professione prima di insegnante e poi di preside. Nel contempo entrò presto nell'agone politico, divenendo sindaco di Lacco Ameno a soli ventitrè anni (1946), carica che conservò, tranne qualche breve interruzione, per oltre quaranta anni. Al suo mandato amministrativo sono legati alcuni momenti significativi del paese, come il grande sviluppo turistico.
Serrara Fontana
Lacco Ameno
Barano
Forio
Ischia
Casamicciola Terme

Questo comune prende nome da due principali villaggi che lo compongono, l'uno situato sulla vetta meridionale del Monte Epomeo, e l'altro a mezza costa. Questo comune è chiamato con romantica similitudine, la Svizzera dell'isola d'Ischia, sia per la sua montana postura, sia per l'industria pastorizia de'suoi montanari. Sono questi due villaggi affratellati, e congiunti dalla natura, e dall'organica amministrazione civile e militare, divisi nel ramo chiesastico in due parrocchie.
Questi due villaggi negli antichi tempi non erano che campagne occupate da agricoltori e pastori; avevano una sola parrocchia, ed era quella di Fontana la più antica dell'isola. Nel lato amministrativo essi, coi loro piccoli casali accessori, dipendevano- come le altre terre di quest'isola dalla città o castello d'Ischia. Essendo cresciuta la popolazione per tutta l'isola in processo di tempo Serrara e Fontana formarono parte dell'università del terzo.
Nel 1806 questi due paesetti acquistarono la loro autonomia amministrativa, e fu innalzato il consorzio a comune di terza classe.
Da un dizionario geografico-storico del 1802 ricaviamo che Fontana casale dell'isola d'Ischia unito coll'altro di Serrano avea una popolazione composta di 700 anime.
Attualmente la popolazione del comune riunito ascende, secondo la statistica ufficiale, a 1793 anime, ma da notizie precise raccolta da fonti autorevoli, a 1869 abitanti, i quali si dividono in agricoltori, pastori marini e possidenti-coloni.
Questo comune riunito confina da levante col comune di Barano, da mezzogiorno col mare e col comune di Testaccio, da settentrione con quello di Casamicciola, da ponente con quello di Forio. Comincia il suo territorio alla Croce di Colajacono al Ciglio, termina alla valle di Bellarita in Moropano.
Oggi è divenuto comune di sesta classe, appartenente al mandamento d'Ischia.

Il comune di Lacco ? situato alla parte settentrionale dell'isola, confina coi comuni di Forio a ponente, di Casamicciola a levante, coi stessi due comuni a mezzogiorno, e col mare a settentrione.
Questo comune guardandolo, dal Monte Vico, si presenta allo sguardo in forma d'anfiteatro: da una parte ? inghiottito dalle onde, un altro lato vi sono invece le colline di Castanito, di Pannella, di Mezzania, dell'Arbusto ed il promontorio di Monte Vico, e quello pi? modesto dell'Ebdomade e del lido, che chiudono a semicerchio l'estesa pianura occupata da vigne seminati e ville ridenti. Essa termina da un lato alle falde colline ombreggiate da ciuffi di scarsi selveti e dall'altro lato ? costituita dall'estesa marina bagnata dalle onde per tutta la sua estensione nordica. Le contrade Pannella, Mezzania, Casa-Monte, Casa-Siano, Fango, Cesa, Capitello, ed altre, sono comprese nel raggio di questo piccolo comune.
L'etimologia del nome Lacco, De Siano la fa derivare dal greco lapis, nell'italiano pietra, ossia luogo petroso; ed, infatti, egli sostiene: in tutto il territorio del Lacco era - forse a suoi tempi, o prima - pieno di grossi massi di tufo bianco; dei quali nonostante che se ne siano rotti, in gran quantit? per uso di fabbrica, ve ne sono ancora specialmente uno ossia la figura del fungo ben grande situato dentro il mare poco distante dal lido, che serve d'ormeggio e riparo ai bastimenti. I genovesi nel 1798 chiamano questo scoglio il Lacco nome assai espressivo per la denominazione del luogo.
Nel 1863 furono invitati tutti i Municipi dell'Italia Meridionale a portare quei mutamenti, che avessero creduto opportuni, agli antichi nomi de'loro Comuni. Il municipio di Lacco, credette di aggiungere a questo, il qualificativo d'Ameno e con decreto reale fu autorizzato a chiamarsi Lacco-Ameno, nome che ufficialmente conserva.
Volendo sollevare il velo che copre le favole, i miti, e le tradizioni di migliaia di secoli, e volendo scrutinare i monumenti che il territorio di Lacco ci presenta, conviene ritenere che dalle prime colonie Fenicie alle ultime invasioni Inglesi avvenute nel 1809, la maggior parte, se pur non si voglia dir tutte, abbiano dovuto approdare alla comoda e spaziosa spiaggia di Lacco; sia perch? pi? vasta la sua marina, sia perch? di pi? sicuro ancoraggio il suo seno.
In effetti, la leggenda vuole che la flotta troiana si sia riparata nel seno della marina di Lacco, e che quella colonia abbia col suo duce occupato questa pianura, col promontorio di Monte-Vico.
Il dottor fisico D. Francesco De Siano, nativo di Lacco, nella sua operetta, sostiene che dai monumenti greci scavati in quel sito, la sede principale delle colonie greche sia stato il Lacco, come situato nel mezzo dell'isola.
Tuttavia oltre le leggende e le opinioni dei locali scrittori, la statua informe d'Ercole etc., sono troppo le storie che indicano le prime colonie che hanno occupato questo sito. I Greci o Terreno delle prime spedizioni, stabilendo la loro principale sede nella valle di Negroponte sia in altri punti si distesero lungo il litorale, da punta Perrone a Monte-Vico com'? anche il parere di Jasolino e dell'Oltramontano. I Siracusani che fissarono il loro centro principale nella Terra di Forio si prolungarono fino alla marina di San Montano e di Monte Vico sulle cui vetta, costruirono un baluardo militare che l'eruzione dei Caccavelli non riusc? a distruggere.
Il noto scrittore Capaccio sostenne che le iscrizioni sulle urne sepolcrali, ed i nomi di quegli estinti, sono testimonianze troppo veridiche, del soggiorno de'Romani in questa amenissima spiaggia.
Per? se tutte queste colonie antiche hanno approdato, si sono soffermate in questo raggio di territorio, abbiamo argomenti da che non hanno mai stabilito una fissa dimora, forse perch? luogo troppo esposto, poco riparato, o non adatto alle loro industrie o mestieri, o forse perch? avendo piantato il loro cimitero, la loro necropoli, nella pi? romantica e malinconica pianura, e sul colle di Monte Vico, sia per venerazione ai defunti, sia per sentimento di religione o di superstizione, essi non fermarono la loro principale sede a Lacco, ma per luogo di venerazione. Questo luogo fu destinato e tenuto in venerazione, la sede dei loro Numi dei loro Penati per sacra contrada, fu abitato dalle anime degli estinti e dall'invisibile spirito dei loro protettori, fu quindi per timore di vederlo profanato da nuovi avventurieri, fu stanziato un distaccamento di guarnigione sul Monte Vico, ove furono scoperti dei rottami di vasi e di tegole solite utilizzate nei tetti delle abitazioni; come anche delle grotte intonacate a guisa di cisterne d'olio, o piuttosto di vino, anfore e ziri.
Tuttavia se rottami d'antiche fabbriche sono rinvenute su Monte Vico, se anche abitazioni sono esistite sulle colline della Fundera, Casa Monti e loro contorni, non vi sono segni d'antiche fabbriche lungo la pianura della marina. Dunque dovette esser l'ultimo tratto abitato. Quando la pirateria spar?, prima i pescatori e marinai, poi gli agiati borghesi cominciarono a costruir le loro case in questa amena posizione, accanto al mare.
Troppo ci siamo prolungati in questi dettagli storici, per cui passiamo ad epoche pi? recenti e diciamo, che il Comune di Lacco-Ameno se nei tempi del gentilissimo fu la sede del culto e della venerazione delle antiche colonie, come abbiamo accennato; nei tempi del cristianesimo fu ritenuto come depositario del corpo di una Santa. A tal proposito ecco quello che dice lo stesso De Siano di Lacco:
Non si pu? n? tampoco negare che nel principio del IV secolo approd? in quest'isola dall'Africa il corpo della padrona a tutelare della medesima, la vergine e martire S. Restituta, che in una barchetta giunse esangue nel lido del piccolo seno di mare di S.Montano che chiamatasi le ripe; le quali sono d'arena come ancora esistono; ove fu ricevuto e trasportato nel luogo, ove ? presente la sua chiesa, e convento insieme dei Padri Carmelitani, alla falda meridionale del gi? notato Monte di Vico...

La posizione di Barano e suoi casali è unica nell'isola: sembra un paese mediterraneo, perché posto lontano dal mare, in prominente giacitura, fra colline e monti, valli e pianure fertili e lussureggianti. Le campagne di Moscardino, Maisyo, Belvedere, Cufo, Cesa, la Torre, Casabona, Casale -e fra le adiacenze di Moropano- le altre di Cannavino, Tuoro, Valle, Terzano, Finestra, rendono più gaio e ridente quest'interessante comune. Anzi l'aria che si respira in questi luoghi è sanissima: il caseggiato è per lo più ad un piano solo terranno, ma decente, pulito; non mancano dei fabbricati a più piani, e dei palazzi che in quel sito fanno contrasto colle restanti private dimore. Come del pari eleganti casini sorgono fra quelle campagne.
I caseggiati del centro principale del comune danno un'aria di distinzione al sito, che esposto in una bellissima posizione, spiega alla vista un orizzonte pittoresco, ed incantevole dai due punti sud-est e sud.
Il territorio di Barano ha anch'esso un'antica storia, più antica di quel che sembra, atteso la fertilità del suolo, e la sua topografica posizione, riparato fra le colline ed i monti.
Questo vantaggio naturale attirò ivi gli antichi coloni, siracusani, partenopei, e romani; anzi ai tempi di quest'ultimi le contrade -ove oggi Moropane- Barano, e Testaccio, propriamente si dicono -erano abitate, e ritenute in rinomanza, per l'aere purissimo, e per le rinomate e venerate sue fonti d'acque termo-minerali, che dobbiamo riguardare come le più antiche, e le prime usate. Dicemmo rinomate tali acque perché furono stimate non inferiori a quelle rinomatissime dell'Umbria: venerate perché poste sotto la protezione d'Apollo e delle Ninfe Nitrosi, le quali diedero nome al fonte più specioso di questa contrada, che fu detto di Nitrosi e poi di Nitroli. I bassi-rilievi scavati a quelle vicinanze confermano quest'antichità.
L'amintà del sito, l'ubertosità del suolo richiamarono gli antichi suoi abitatori, l'aere puro e balsamico, che quivi si gode l'acqua salutare di Nitrosi che vi scorre, la quale per quanto fosse sperimentata portentosa per alcune infermità, è altissima pel pasto; pei comodi di vita - attirarono nuovi abitatori, in modo che questa terra fu più di prima popolata, tanto che Jasolino, il quale scriveva qualche cenno su quest'isola nel 1587 dicea che Barano dopo la Terra di Forio, era il casale più abitato dell'isola ed in quel tempo era congiunto a Testaccio facendo una parrocchia.
Ma venne un'epoca che la contrada di Barano rimase spopolata e fu dopo l'eruzione del 1301: sopraggiunse l'altra in cui la stessa contrada, e le terre circostanti perdettero l'antica importanza, e fu alla caduta degli Aragonesi.
Nel 1544 vennero questi casali del pari saccheggiati, come gli altri di Serrara, Panza e la terra di Forio, dal corsaro Barbarossa; fu più miseramente e spaventevolmente Barano gettato nello squallore. I suoi scampati abitanti si dispersero per l'isola, alcuni ricoverandosi in qualche torre in alzata in quel raggio di territorio, altri insulse alture della collina del Gottaviello, ed altri lavorando il giorno in quelle campagne, la sera si andavano a ricoverare nel castello d'Ischia divenuto l'unico rifugio degl'isolani, per schivare la schiavitù, e le violenze dei Saraceni.

Alla parte occidentale dell'isola d'Ischia, quel paese bagnato dal mare per tutta la sinuosa estensione; circondato da pianure verdeggianti; spalleggiato dal monte che si asside su i colli nella positura più voluttuosa e comoda, fiancheggiato da due correnti vulcaniche, l'una a settentrione, l'altro a mezzogiorno; quel paese si chiama Forio.
Confina a levante e mezzogiorno col Comune di Serrara-Fontana; a meridione con quello di Casamicciola, a settentrione con quello del Lacco, ad occidente col mare.
Le strade principali che mettono questo Comune in comunicazione colgono altri limitrofi sono tre: quella di Cavallara a nord che conclude a Lacco-Ameno, quella del Fango a nord-est per la mezza costa mette in comunicazione questo Comune con Casamicciola; quella a Sud che mena al Villaggio di Panza, e prosegue al comune di Serrara Fontana per ripide salite.
Belli, ameni, sono i suoi seni, i suoi promontori, i suoi ponticelli, e che noi descriveremo in seguito a questi dettagli.
Forio fu chiamato dal Jasolino Fiorio esprimendosi così: "detto da altri Forino, ma da noi Fiorio poiché dopo la distruzione di molte ville e castelli questo fiorì, essendo il maggiore degli altri in tutta l'isola, ben munito con dodici torri, con artiglierie, e con molta gente di volare, bello di sito abbondantissimo di vino, e di frutti eccellenti"
E De Siano soggiunse anch'esso il nome di Forio etc., in italiano ferace, fertile: denominazione data a questo luogo, perché a differenza degli altri luoghi dell'isola più fertile, per essere il territorio più esteso nel piano con delle basse collinette; e perciò più atto alla coltura e più fertile. Di ciò non si può dubitare, essendo anche tale sino al presente (1798); per questo motivo detta Terra sembra una città che contiene la più numerosa popolazione dell'isola, moltiplicandosi quella nei luoghi fertili per maggior concorso degli abitanti, la popolazione è ben situata tutta unita sopra una lingua di terra ecc.
Nel Comune di Forio comprende: 1 il centro principale del paese. 2 Il suborgo di Monterone. 3 Le case sparse. 4 Il villaggio di Panza.
In questo assieme di Città, di borghi, di campagne, di ville, il punto più culminante, da cui comincia il raggio di confinazione del Comune di Forio; chiamato il Fasano ad est, al di sotto del vertice dell'Epomeo: dalla parte destra e settentrionale, il punto più basso, la Cala di S. Montano, da cui procedente verso occidente si prolunga sulle correnti di Zaro o Caruso. Dalla parte di mezzogiorno il punto di demarcazione fra i confini è detto la Croce di Cola Jacono antico agricoltore o valle di Socchivo.
Le prime colonie greche abitarono ancora Forio; secondo l'opinione del De Siano.
Queste prime colonie greche, che si stabilirono su questa pianura, furono le doriche, cioè le Siracuse, rimaste in quest'isola sotto gl'ordini di Pacio Nimpsio e di Maio Pacillo, dopo la disfatta de'terreni.
Una tale opinione fu registrata dal d'Aloysio, e ripetuta dall'Anonimo Oltramontano.
Dalle falde del promontorio Imperatore alla valle di S. Montano, era una pianura fertile e ridente: i Siracusani si allettarono di quel sito, e mentre sull'incantevole spiaggia sottoposto all'Imperatore erigeva il loro tempio a -Venere Citerea- la cui statua in marmo bianco fu scoperta verso il 1792, e vandalicamente distrutta.
Dall'opposta parte, sul vertice del promontorio di Vico vi fu la muraglia di quella fortezza che doveva guardare la città sottoposta ad occidente e dominare la necropoli già esistente nella sottoposta valle, accanto al mare, all'ingresso della città, sulla strada maestra, com'era costume fra greci, e quindi fra romani di stabilire i loro cimiteri.
L'eruzione del Caccavelli scacciò questa colonia; la stessa seppellì la città sotto le lave di Zaro e Marecoco.
Gli elementi si ammansirono, ed accorsero i Partenopei, indi i Romani.
I monumenti scoperti, i vasi dissotterrati, le voci latine intromesse nel dialetto dorico, ci comprovano che i partenopei e romani vi si accasarono.
Sopravennero i siciliani, ai tempi di Giulio Cesare, e vantando diritti di proprietà sui terreni occupati dai napoletani, come aventi-causa dagli espulsi Siracusani, ne reclamarono il rilascio. Giulio Cesare fece diritto al loro reclamo, e quindi i Siciliani occuparono questa contrada.
A tal proposito riportiamo le parole del d'Aloysio. Forio ebbe origini dai siciliani, i quali trovando un clima al genio loro confacente, ivi si fermarono e moltiplicarono, e l'appellarono Forio.
Irruppero i barbari, queste pianure furono devastate, i superstiti si ricoverarono sui monti e sulle colline.
Coi Normanni e coi Svevi rimase l'isola immiserita, e ci˜ non pertanto i Soriani erigevano chiese, e si moltiplicarono, fornendo prova di costanza e valore indominabile.
Succedette la dinastia Angioina, la Sicilia si commoveva al Vespro, ed i figli de'Siciliani tumultuavano anch'essi, gridando per queste pianure: fuori i Francesi.
La fertilità del luogo piacque ai nuovi usurpatori, e mentre i soldatati di Carlo II devastavano questi campi, gli antichi coloni non si allontanano, con l'eruzione del 1301.
Ma ritornano nel 1305 e soddisfacendo voti, per non essere stati danneggiati nella proprietà e nella persona, dal fuoco dell'eruzione del Cremato, costruiscono chiese e cappelle a S. Antonio Abate.
Gli Spagnoli sopravvengono con gli Aragonesi, e Catalani, e Siciliani corrono a dissodare od occupare questi vigneti e quindi Lopez, i Galiz, i Jonchez si piantano qui e con loro i Corsi da Corsica, e poi altri da Malta, che prendono pure il casato dal luogo natio e diconsi i maltesi, altri da Matera in Puglia, e prendono il cognome di Mattera, o Matarese, altri da Sorrento, da Amalfi, dalla Toscana, e sono i Sorrentino, gli Amalfitano, i Fiorentino, costoro col loro casato danno nome ai primi vichi detti anche oggi Casa Jonchese, Casa Corso, Casa Calise, Casa Mattera, Casa Maltese, Casa Fiorentino.

Il centro principale, sorge ove anticamente era il Borgo di Gelso, contrada così chiamata, perché piantata a gelseti, all'ombra dei quali alberi nei giorni estivi si congregavano gli abitanti della città nelle ore di passeggio.
Quel borgo era negli antichi tempi abitati da marinai e pescatori, i quali a causa del loro mestiere non potevano abitualmente restar ricoverati nella chiusa città; ma del pari non potevano allontanarsi per le frequenti incursioni barbariche.
Amene campagne, fertili giardini, si estendevano all'intorno di quest'antico borgo, che gradatamente vide sorgersi d'intorno dei nuovi fabbricati, non più modesti ed incomodi; ma sontuosi ed architettonici, frutto della crescente agiatezza dei suoi abitanti.
Cresciuta la popolazione, crebbe il bisogno d'ingrandire la borgata, sia di caseggiati, sia degli altri comodi di vita.
Frutto del commercio, opera del ceto dei marinai, fu l'incremento del Borgo di Gelso, che ben presto si trasformò in polposa contrada, dove furono eretti templi, monasteri, ospedali. Fontane pubbliche, piazze, marine; l'una dalla parte sud-est pel ceto dei pescatori, l'altra dal lato nord-est del ceto dei marinai.
Quando il castello finì di essere la città dell'isola, divenne questo borgo, il centro principale del comune, ed ivi si riconcentrarono le autorità ecclesiastiche, e le militari dell'isola.
Questo centro principale del Comune d'Ischia si estende su di una spaziosa lingua di terra, bagnata a N.E. dal mare, per tutta la sua lunghezza: dal lato opposto è fiancheggiata da fabbricati decenti ed eleganti, dietro ai quali s'innalzano le ridenti colline di Sorezzano e del Procidano, abbellite da graziosi casini. Ischia ha poche strade interne: l'una rimarchevole per la sua estensione e larghezza, e quella di principio dal ponte dove prende capo l'istmo artificiale del castello e si prolunga fino al punto così detto terrazappata, dove volgendo a destra prosegue il suo corso verso la Mandra, il Cremato, Villa de'Bagni. A sinistra va a perdersi, dopo aver percorso la contrada Casa-Lauro, negli angusti e campestri sentieri di S. Giacomo e del Mandarino.
La traversa Puzzolana conduce alla Villa di Campagnano, ed alle campagne prossime, ai comuni di Testaccio, Barano, etc.
Spaziosa, comoda e ben lastricata è la piazza di questo Comune; essa è il centro di tutte le operazioni, il luogo di consegna di tutti i paesani ed i borghesi, sia che abitano nel centro principale, sia che ascendano dai paesi rurali. Decenti sono la maggior parte dei fabbricati del Comune d'Ischia.
Il Seminario fu aperto alla clericale istruzione fino al 1806 e servì per quartiere alla guarnigione della piazza. Nel 1844 fu riaperto, fu soppresso definitivamente nel 1865.
I migliori palazzi che s'incontrano sulla strada maestra, sono quelli dei signori Lauro, Califano, Lanfreschi, Morioni, de Luca, Mirabella, ed altri in costruzione, o recenti, o da noi dimenticati.
L'antico palazzo vescovile, un convento, e gli avanzi di stabilimenti pubblici e privati, da molti anni sono abbandonati e distrutti, non quivi abitano più isolani, o borghesi, perché conforma più parte del territorio d'Ischia, essendo divenuto luogo demaniale.
Alla sommità della rocca era acquartierata la guarigione dei veterani, dei quali appena nove ce ne son rimasti.
Al piede della rocca vi era un tempo una batteria a fior d'acqua.
Dal ponte levatoio, ove la prima porta saracinesca, alla cittadella, vi è una salita di circa un chilometro e metri 250 a forma di spira.Per la lunghezza di 500 piedi è scavata nella roccia, formante una galleria coverta di 22 piedi di larghezza, su venti d'altezza.
Nel XV secolo si riguardava come fortezza inespugnabile.
Questo castello fu edificato dai soldati di Gerone, quando scacciato i Cumani rivoltosi, rimasero essi ad occupar quest'isola verso l'anno 474 A.E.V. Fu chiamato Castel-Gerone, o Castel-Geronda e anche l'isola di Gerone. Fu poi detto Ischia e Ischia Minore.
Nei primi tempi vi si saliva dalla parte del mare.
Caduto il Castello in potere d'Alfonso I, questi vi fece scavare a forza di scalpelli una strada tanto larga, che due carri si potevano incontrare: levò ogni esterna comunicazione, e dalla parte di fuori s'assicurò con rupi e scogli inaccessibili, fossi, baluardi, muri e porte di ferro, indi gli impose il nome di Regium Castrum Isclae.
Alfonso stesso popolò questo recinto in una colonia composta di 300 suoi fidi, ai quali maritò le donne degli espulsi combattenti. Da quell'epoca la rocca prese il nome di terra, o Cittadella indi di Città dell'Isola.
Per rendere più sicura la nascente cittadella, e per congiungerla in un modo stabile all'isola, Alfonso I, pubblicò nel 1433 o 35 quel regio editto, riportato nella Seconda Parte di quella storia, che stabiliva la dogana accennata: fece congiungere la cittadella all'isola, con un istmo artificiale, formato di solidi ponti fra le onde e gli scogli; converto di pietre di basalto, e garantito da scogliere, il quale serviva ancora per riparare i piccoli legni che in tempi burrascosi si ricoveravano nel seno della marina di S.Anna.
Durante la signoria dei reali Aragonesi questo castello fu illustrato sia da fatti di valore, sia dalle dimore d'illustri e nobili personaggi.
Il Castello quando era la città dell'isola, arrivò a contenere una popolazione di 1892 famiglie, come attesta Giovannandrea d'Aloysio, per averlo ricavato dal censo del regno compilatosi nell'anno 1757.
Quivi allora era tutto riconcentrato, nobiltà, borghesia, clero, truppa, autorità, uffizi pubblici, chiese, monasteri, cattedrali, officine. L'isola d'Ischia era deserta sterile ed abbandonata. In qualche spiaggia, o collina si era aglomerata qualche villa, terra o casale, abitate da contadini, o agricoltori, o trafficanti, o pescatori, e pochi possidenti.
Nel secolo passato gli abitanti della città d'Ischia cominciarono a concentrarsi sulla collina oggi detta dei Cittadini di Casamicciola, ed in questi punti innalzarono ville e casini, palazzi, e chiese.
Alla fine del secolo XVIII tutti gli abitanti ne uscirono, la città rimase confusa col castello, e tutto ciò costituì la fortezza d'Ischia, occupata dalla guarnigione di veterani, e di marinari cannonieri.

L'origine del nome di questo comune è molto contrastata. Solenandro chiamò la contrada Casa-Mezula. Jasolino Casanizzola. D'Aloysio Casa-Nisola affermando che tal nome lo prese da un Eritrese matrona di nome Nisula, la quale perché storpia, fu quivi rimasta dai fuggitivi Eritresi, e risanò mercé la virtù di queste acque.
De Siano la chiamò Casamice affermando che tal nome è composto da due voci, una greca e l'altra latina, la greca è mica e la parola latina Casa, aggiunta posteriormente alla prima. Mica dal latino Sordem lavat totam, linguaggio figurato, sorto dal fervido ingegno dello scrittore, allude alle prodigiose virtù di quelle acque, che ivi scaturiscono, atte a togliere e lavare tutte le infermità.
Noi non accettiamo alcuna delle origini, perché le crediamo tutte apocrife, ed inverosimili o favolose.
In riguardo all'antico nome appoggiamo l'opinione che, il nome di Casamicciola, fu dato da chi per la prima volta edificò la prima villa di diporto, o casa di salute, in questa contrada, divenuta disabitata, e priva di nome; che per indicarla dalla città di terra ferma ove dovea abitar, la chiamò Casa-in-iusa, o casa-nell'isola, Casanisula, ecc.
Il Comune di Casamicciola si estende sul lato settentrionale dell'isola, alle falde del lato severo dell'Epomeo, alla base della Pera e di Catreca.
Il nome di Pera viene da tollo fero perchè da questo luogo i contadini trasportavano sulle spalle la creta, e le fascine alla marina di Casamicciola.
Catreca poi significa locus asper. Queste sono le etimologie di queste due altre contrade date dall'ingegnoso Ziccardi.
Per tutta l'estensione meridionale questo Comune è spalleggiato dalla catena degl'indicati monti e colline. Dal lato settentrionale è bagnato dal mare; a levante confina con Comune d'Ischia, a ponente con quello di Lacco, a mezzogiorno col Comune di Barano.
Casamicciola si divide in due parti principali: l'una dicesi Casamicciola di Sopra, l'altra Casamicciola di Basso.
Casamicciola di sopra comprende nel suo raggio tutte quelle contrade che s'innalzano sulle colline superiori del centro del Comune, come quelle del Sasso, Casa-Moriello, Majo, Casa-Monte, Casa-Castagna, Castanita, Casa-Sperone, etc.
Casamicciola di basso comprende, la contrada S. Pasquale ai cittadini, Perrone, i petroni, Piazza de'Bagni, e Marina.
Questo comune quantunque fosse esteso da territori montuosi e accollinati, quantunque fosse fornito ed intersecato dalle più belle, spaziose e comode strade dell'isola, graziosamente ombreggiate da acacie e da platani, è diviso in tanti rioni, in diversi caseggiati, alcuni dei quali sono piantati su d'incantevoli colline, circondati da vigneti ed arbusti; altri costruiti in romantiche vallate, irrigati dalle vaporose acque minerali, ed ombreggiati da selve cedue, ed altri concentrati nei punti delle loro industrie, i quali si spiegano in contegnoso disordine, su di una lingua di terra che forma la spiaggia di sinuoso lido.
Una tale romantica e variata posizione del Comune; il fabbricato così diviso, isolato costituisce, Casamicciola il paese della villeggiatura, del diporto, della campagna per il forestiere, e per l'infermo.
Questo paese si rende più bello perché presenta nei suoi diversi rioni, scene variate.
Era un conte ed alloggiò ad Ischia nel 1783 per cure. Grazie a lui il re Ferdinando IV arrivò ad Ischia, e ci ritornò anche l'anno successivo per pescare e andare a caccia. Il re trovava molto simpatica la popolazione dell'isola.
Famosa pittrice, si pensa che la sua visita ad Ischia avvenne nel 1773 e un successivo soggiorno nel 1787.
Venne ad Ischia nel 1638, ne racconta nel suo libro "MUNDUS SUBTERANEUS". Egli si stupì moltissimo del gran numero e della ricchezza delle fonti termali.
Fu uno dei primi ospiti stranieri che ci informò su Ischia dopo il ritorno di re Ferdinando a Napoli. Nel maggio del 1802 alloggiò in una osteria, nel borgo del castello, ebbe una buona accoglienza e un passabile giaciglio per la notte. Grazie a Benkowitz, che venne sull'isola per far visita ad un ufficiale di guardia sul castello, si hanno notizie sui prigionieri; ma non sugli incalliti malfattori ma i giovani figli della nobiltà napoletana che venivano rinchiusi nel castello, affinché si ravvedessero su alcune decisioni scomode ai genitori.
Medico francese venne ad Ischia, verso il 1585, perché interessato alle acque termali. Ne studiò a fondo gli effetti, scrisse un libro sulle fonti termali e sul potere curativo delle acque.
Famosa pittrice francese, arrivò ad Ischia alla fine del 1790, con amici. Ischia l'affascinò, sin dall'arrivo ella scrisse "una delle più belle impressioni che provai all'arrivo fu la vista di un gran numero di case adagiate sulla montagna e chiaramente illuminate, che si offrivano agli occhi come un secondo cielo". La sua escursione sull'Epomeo non fu da meno perché a quella vista rimase incantata e si disse che sicuramente la poesia doveva essere nata lì.
Principe ereditario figlio di Augusto III principe elettore di Sassonia e re di Polonia. Il giovane principe soffriva di una gravissima paralisi, nel 1738 venne ad Ischia per cure .Egli fece trentadue bagni nell'acqua del Gurgitello, al termine il giovane principe poteva spostarsi solo con l'aiuto del bastone.
Principe ereditario figlio di Augusto III principe elettore di Sassonia e re di Polonia. Il giovane principe soffriva di una gravissima paralisi, nel 1738 venne ad Ischia per cure .Egli fece trentadue bagni nell'acqua del Gurgitello, al termine il giovane principe poteva spostarsi solo con l'aiuto del bastone.
Friedrich era conte e ambasciatore danese a Berlino. Nicolovius figlio di friederich era laureando in teologia. Fecero un viaggio in Italia con la famiglia. Di mano del conte è disponibile una descrizione in quattro volumi di tutto il viaggio, mentre Nicolovius
aveva scritto uno stimolante trattato su Ischia intitolato "DIE ISCHIESEN". Nell'aprile del 1792 il conte con il figlio Nicolovius fecero la prima escursione di un solo giorno ad Ischia e ne rimasero colpiti per l'ospitalità e la gentilezza delle persone. Tornarono sull'isola nella seconda metà di agosto e la prima settimana di settembre dello stesso anno. Alloggiarono a Casamicciola presso un viticultore, videro ballare la tarantella, danza napoletana, nel modo più bello disse Nicolovius. Amò tantissimo l'isola, scrisse in una lettera " Fortunata piccola popolazione isolana! Il mare ti separi dalla terra ferma. Resta ancora con i tuoi costumi, con la tua devozione di piccolo popolo isolano! Così la gioia non ti abbandonerà e di generazione in generazione fedele ai tuoi padri apporterà gioie sempre più grandi".
E' stato uno dei primi ospiti che rimase sull'isola per mesi e del quale è rimasto un diario dettagliato dell'isola.Il diaro contiene un variegato disordine di notizie su tutto quello che Berkeley ha visto e vissuto quello che la gente gli ha raccontato sui costumi, sulle maniere dell'amministrazione e sulle strutture ecclesiastiche.
Era un viaggiatore inglese, nel 1610 di ritorno da un lungo viaggio si fermò a Napoli e fece una piccolissima visita a Ischia ma ne raccontò molto poco.
Medico interessato alle strutture termali, conosce Ischia nel 1786. Come guida ebbe il sacerdote e medico Francesco de Siano. Nei quattro giorni che trascorse ad Ischia MARCARD visitò la modesta struttura termale di Lacco Ameno, le stufe e i vapori bollenti di San Lorenzo. Salì sull'Epomeo e rimase incantato per il favoloso panorama.
Monaco francese domenicano che viaggiò molto e seppe esprimere magnificamente le osservazioni più intime della vita quotidiana. Purtroppo su Ischia non descrive nulla di particolare perché non la visitò mai, ci passò davanti nel giugno del 1711. In quella occasione la sua feluca restò in rada davanti Forio si fece raccontare qualcosa soltanto dalle persone venute sulla nave. Gli raccontarono del buon vino, della frutta e che c'erano ventiquattro preti ad Ischia.
Della sua presenza sull'isola se ne viene a conoscenza da un manoscritto di sedici pagine trovato su una bancarella di Parigi nel 1850.
Era un reverendo, viaggi? per l'Italia e arriv? anche ad Ischia. Nel suo libro esalta pienamente la bellezza del paesaggio e l' importanza dell' acqua termale. Egli scrisse che l'isola pu? essere considerata molto fiorente e agiata ed ? un luogo di salute e di piacere.
Importante archeologo visitò l'isola d'Ischia nella primavera del 1764.
Venne ad Ischia nel 1700 come accompagnatore del signor Cecill. Le scarne di notizie iniziano con l'informazione che in tutto il Mar Mediterraneo non c'è nessun altra isola che produca un vino così forte, poi si parla delle acque termali e di molti stabilimenti termali che servivano parte alla gente semplice, parte alla gente di riguardo. JOSEPH ADDISON era un noto poeta e uomo di stato, egli viaggiò per l'Italia dal 1701 al1703. Le sue osservazioni sono raccolte in un libro 'REMARKS ON SEVERAL PARTS OF ITALY', ne furono pubblicate dieci edizioni ,ma la visita su Ischia la descrive molto miseramente.
Era un noto poeta e uomo di stato, egli viaggiò per l'Italia dal 1701 al 1703. Le sue osservazioni sono raccolte in un libro "REMARKS ON SEVERAL PARTS OF ITALY", ne furono pubblicate dieci edizioni, ma la visita su Ischia la descrive molto miseramente.
Uno teologo tedesco l'altro fisico francese e geniale sperimentatore che formul? la legge sui rapporti fra spazio gassoso, pressione del gas e temperatura .I due si occuparono della geologia dell'isola, misurarono per la prima volta, con l'aiuto del barometro l' altezza dell'Epomeo.
Venne ad Ischia nel 1785 accompagnato dalla sua famiglia, prese in affitto un appartamento nel palazzo di San Montano (Lacco Ameno). Furono incantati dalla bellezza dell'isola e dalla gentilezza dei suoi abitanti. Il duca sperava di migliorare la sua salute ricorrendo ai bagni termali. La duchessa incantata dalla gentilezza degli abitanti organizzò una gioiosa festa.
Medico proveniente dal Basso Reno venne in Italia per completare i suoi studi sull'anatomia e la chimica. Nel suo tempo libero fece molti viaggi,ove non solo incontrò molti medici ma studiò anche la fauna e la geologia del paese. Era interessato particolarmente al vulcanesimo e alle acque calde.Nel suo libro "DE CALORIS FONTIUM MEDICATORUM CAUSA, EORUQUE TEMPERATIONE, LIBRIDO, ET PHILOSOPHIS ET MEDICIS PERUTILES" edito nel 1558, fece una descrizione completa delle acque bollenti e delle stufe di Ischia. Per la prima volta comparvero in letteratura il sudatario del testaccio, le fumarole di Monte Vico, racconta che raggiunse a remi un luogo, oggi chiamato "Bagnitiello", ove persino l'acqua del mare era bollente. A Citara si stupì per le numerose fosse scavate nella sabbia, che servivano da vasche da bagno perché piene di acqua bollente. Un anno dopo la pubblicazione del libro fu chiamato come medico personale alla corte di Dusseldorf, ove rimase fino la morte.

Nata nel 1777 a Flasch. Nel 1802 si realizzò il suo desiderio di conoscere l'Italia. Nel 1805 venne per la prima volta ad Ischia, alloggiò a Casamicciola alla Sentinella. Conobbe una vecchietta che prendendole la mano le disse che era malata e da noi sarebbe guarita; per i forestieri l'acqua ha straordinari virtù mentre per gli isolani non aveva nessun potere terapeutico.

Nata nel 1765 a Grafentonna vicino Gotha, crebbe in Danimarca e a diciotto anni sposò il banchiere consigliere di stato Brun. Venne ad Ischia nel luglio del1796, approdò alla Marina di Casamicciola con amici. Ella alloggiò alla Sentinella "in solitudine piacevole prigionira della natura". Quando si avvicinava l'ora del tramonto saliva sul tetto dell'abitazione per assistere, alle ripide pareti dell'Epomeo che venivano illuminate dagli ultimi raggi del solee il globo era di fuoco che si immergeva nel mare, era uno spettacolo meraviglioso. Friederike faceva tutte le sere un bagno nelle acque del Gurgitello, l'effetto era ottimo i dolori erano andati via.

Scrisse un libro di viaggi il quale molto significativo per la rinascita del turismo nel XVIII secolo. Egli scrive che trovò un buon alloggio con una meravigliosa e ampia vista. Hoare visitò l'isola in modo eccellente, nei soli sei giorni che vi soggiornò; è a lui più cara la vista dall'Epomeo perché l'occhio scivola dal Capo di Minerva fino a Cuma e su tutta la costa del Golfo. Hoare conclude con un caldo appello a tutti gli artisti e agli studiosi diseguire le proprie orme e di abbandonare i sentieri delle guide perché a Ischia essi trovano riposo e raccoglimento.

Una conferma della notorietà raggiunta da Casamicciola per le sue calde acque curative. Delle cui proprietà fece esperienza anche Boccaccio, che sull’isola d’Ischia ambientò, non a caso, una delle novelle del suo “Decamerone”. E fin dal ‘500 i primi stabilimenti termali organizzati divennero meta di curandi, anche provenienti da lontano. Un fenomeno destinato a crescere nei secoli successivi.

Era un professore di mineralogia del corpo reale d'artiglieria a Napoli. La sua opera di due volumi sulla topografia fisica della Campania contiene una rappresentazione fisica di Ischia. Senza dubbio fu il miglior conoscitore della geologia e della mineralogia dell'isola, che dovette attraversare a fondo durante le sue escursioni con occhi attenti fino ai posti più reconditi. Sul piccolo altopiano della Pera sopra Casamicciola, dove aveva la sua residenza,s'imbattè nei resti di una delle caldaie murate in cui veniva sottoposto ad ebollizione il materiale grezzo. Prima che questa industria fosse fondata a Ischia nel 1460, l'allume doveva essere importato dall'Asia Minore.

Medico anatomista, aveva destato nuova vita alle terme e ai sudatari dell'isola. Tutti gli anni Isolino vi mandava pazienti e veniva di persona per seguirli, cercò di migliorare la primitività delle strutture. Nel 1586 era pronta una prima bozza del suo libro su Ischia, in cui egli sintetizzò le sue molteplici esperienze e la topografia dell'isola e soprattutto trattò le singole sorgenti e le fumarole. La Sorgente di Nitrodi Tratto dal libro “De’ Rimedi Naturali che sono nell’isola di Pithecusa oggi detta Ischia”
Medico tedesco, si fermò a Ischia per un periodo abbastanza lungo. Egli disse che il bagno migliore si trovava a Casamicciola, tutti gli altri erano grezzi e sporchi.
Venne tre volte a Ischia. La prima nel 1811-1812, la seconda nel 1820, la terza nel 1844. Egli scriveva delle CONFIDENCES, sono delle storie. In una di queste confidences dice che abita nel più bell'angolo dell'isola, su un promontorio che emerge dal mare e alle sue falde prosperano boschi fino al mare. Lamartine scrive poesie su Ischia e qui compone il romanzo GRAZIELLA.
Figlio di Ernest Renan, si posseggono diversi schizzi; essi sono contenuti in un lavoro che il giovane pubblicò in occasione del terremoto del 1883 nella gazzetta delle belle arti. Ary Renan interessava soprattutto l'architettura d' Ischia.
Venne a Ischia in compagnia del barone Von Bunsen. Alloggiarono per quattro giorni alla sentinella, salirono sull'Epomeo e attraversarono a piedi o con gli asini tutta l'isola, che è sommamente attraente e amena.
Era un buon conoscitore di Ischia. Nel 1825 a Vienna uscì un suo libro col titolo "L'ISOLA D'ISCHIA NEL 1822". Dal libro si viene a conoscenza del turismo degli anni venti del secolo scorso. Il centro della vita balneare era Casamicciola, ma la preferenza secondo Haller, spettava a Lacco, che offriva il soggiorno piu gradevole.
Venne ad Ischia verso la fine degli anni venti. Si ha un catalogo delle sue opere contente una serie di quadri e di disegni che furono composti ad Ischia.
Scienziato naturalista e medico, filosofo e artista. Venne ad Ischia in compagnia del principe sassone Friederich, visitarono il castello, ove Carus assistette ad un meraviglioso tramonto. Giunse anche a Lacco dove le strade erano addobbate a festa perché si festeggiava Santa Restituta.
Venne ad Ischia alla metà del 1817, era la figlia maggiore di Wilhelm von Humboldt e soffriva di dolori nevralgici al viso, e per questo le fu consigliato di venire. Le sue condizioni migliorarono in soli nove giorni, così poté visitare l'isola, ne rimase incantata per i paesaggi meravigliosi e un bellissimo mare.
Nativo di Wurttemberg era un giovane architetto. Arrivò al borgo d' Ischia, nel 1830 in compagnia di amici, decisero di salire subito sull'Epomeo. Il panorama li entusiasmò moltissimo. Il suo soggiorno sull'isola durò solo un giorno, a Roller gli piacque moltissimo, dice che ha una natura dolcemente idilliaca, bella e affabile, quasi fatata.
Professore all'università di Berlino, venne ad Ischia ed abitò alla Piccola Sentinella e da qui girava l'isola lo interessava il regno animale e vegetale delle sorgenti calde. In una conferenza, che tenne all'accademia Prussiana parlò delle forze di piazza Bagni a Casamicciola, dell'acqua calda che sgorga e stilla in diverse zone nella Valle del Tamburo e sulle pareti rocciose di una voragine della stessa e che decompone la roccia in una massa argillosa.
Venne ad Ischia nel febbraio del 1828, giunse a Casamicciola dove alloggiò. Purtroppo ci fu un terremoto e Ramage, nel suo diario pubblicato 1868, descrive i danni e i pianti delle povera gente, tornarono a Napoli e informarono dell'accaduto la colonia inglese; così vennero gli aiuti da Napoli.
Haeckel aveva conseguito una laurea a soli 25 anni, voleva conoscere il mondo marino. Nel giugno del 1859 conosce Allmers, poeta della Frisia Orientale e proprietario terriero; i due girarono l'isola. Alcune delle loro escursioni furono: sull' Epomeo che offriva una vista meravigliosa, sul monte Tabor con sorgenti altrettanto bollenti, Forio che richiamava l'Africa per le sue costruzioni.
Venne ad Ischia ben tre volte, era uno studioso e un conoscitore di lingue e culture sematiche. Venne nella speranza che le terme di Casamicciola lo potessero liberare dai suoi dolori artritici che lo tormentavano. Egli disse che il luogo era affascinante, la vita facile, e riteneva che i bagni era veramente efficaci contro i dolori reumatici.
Scrittore, era diventato famoso per il suo romanzo "DIE EUROPAMUDEN". Venne ad Ischia nel 1846, trovò, disse, una buona accoglienza cibo discreto ed un alloggio non troppo caro. Era gennaio quando cavalcò via Fiaiano verso la vetta e da lassù godette un panorama di grandissimo respiro egli disse: "si abbracciano con un solo sguardo i grandi stupendi tre golfi di Gaeta, Napoli e Salerno".
Pittore, nel suo noto libro SUDFRUCHTE racconta il suo soggiorno ad Ischia. Pecht disse che Forio ed Ischia erano poco visitate da stranieri, a lui piacevano molto i dittorni di Forio. La popolazione la trovava molto pi? gentile dei Napoletani e ci andava molto d'accordo.
Giorgio Buchner, si è spento a novant’anni, nella sua casa di Ischia, il 04.02.2005 il leggendario archeologo che portò alla luce la «coppa di Nestore», primo documento della lingua greca, che illustrò con le sue scoperte e i suoi studi quello che si può definire il momento iniziale della storia della Magna Grecia. Nato a Monaco di Baviera, si laureò a Napoli con una tesi sulla preistoria e l’archeologia di Ischia, ma solo nel 1952 poté iniziare le sue ricerche nella valle di San Montano, a Lacco Ameno, scavi che lo portarono a fondamentali ritrovamenti nella necropoli greca dell’VIII secolo avanti Cristo, rimasta a lungo inviolata.
I risultati dei suoi scavi, che fecero definire Pitecusa «un’imprescindibile testa di ponte per la ricostruzione della storia dell’Occidente», gli dettero una notorietà internazionale che non modificò il suo costume di estrema riservatezza, riservatezza che nascondeva una passione non comune per il suo lavoro di archeologo, al quale dedicò tutta la vita. All’inizio i frammenti di ceramica sporchi di terra, della Coppa di Nestore, non rivelarono l’iscrizione greca. Poi i restauratori ricostruirono una coppa con decorazione geometrica, alta 10 e larga 15 centimetri. Sulla superficie esterna apparvero tre versi graffiti poco dopo la lavorazione: «Di Nestore questa è la coppa da cui si beve bene ma chi beve da questa coppa sarà subito preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona», una chiara allusione di derivazione omerica. La «coppa di Nestore» costituì una delle prove che, ripercorrendo rotte aperte dai micenei, agli albori dell’ottavo secolo a. C., navigatori greci scelsero l’isola d'Ischia per impiantarvi i loro traffici con gli etruschi, ricchi di metalli, che dominavano la Campania, ma non solo. Il reperto dette agli studiosi anche la certezza che quegli uomini e quell’isola costituirono il tramite del più grande dono che dal Mediterraneo orientale venne all’Occidente: l’alfabeto. Le scoperte e le ricerche di Giorgio Buchner costituiscono per gli studiosi un’autentica ri-voluzione nelle conoscenze relative alla Magna Grecia e alla Grecia arcaica, ma anche di quelle riguardanti l’Italia antica.
Nel 1994, al compimento dei suoi ottanta anni, gli archeologi David Ridgway e Bruno d’Agostino presentarono, con i loro più ampi apprezzamenti per lo studioso, un volume di scritti in suo onore. Il comune di Lacco Ameno gli conferì la cittadinanza onoraria.
Venne ad Ischia nel 1834, arrivò ed alloggiò nel Borgo d'Ischia. Visitò a Casamicciola l'ospedale del Monte della Misericordia con i suoi nuovi impianti per sudatori e sabbiature.
Venne ad Ischia per dieci giorni. Nelle lettere da Ischia datate dalla Mandra, disse che ad Ischia si sentiva a casa sua, cielo e mare sereno, ridente paesaggio e persone allegre.
Era un poeta danese, alloggiò a Casamicciola. Holst in base alla sua esperienza disse in modo accurato come s'usava contrarre un fidanzamento, come si concludeva un patto matrimoniale. Partecipava alle allegre ricorrenze sacre, Holst gioiva per i costumi delle donne e delle ragazze. Il suo scritto si conclude con l'assicurazione che il periodo a Ischia era da annoverarsi tra i suoi piu felici ricordi di viaggio. Holst ad Ischia incontrò August Bournonville, il quale racconta, nella sua biografia MIN THEATERLIV, che aveva percorso tutta l'isola e che era salito sull'Epomeo in sua compagnia.
Romanziere conosciuto con lo pseudonimo di STENDHAL. Fece un'escursione di un solo giorno ad Ischia nel febbraio del 1811.
Fu sino alla sua morte il medico termale più famoso dell'isola. Nato a Vevey nel cantone Vaud, studiò a Parigi, divenne medico; nel 1830 si stabilì a Casamicciola. Il poliedrico e versatile medico fu anche un veduto uomo d'affari; nella bella zona chiamata Castagneto sviluppò una "Casa di Salute" che soddisfaceva le esigenze dei tempi.
Viaggiò con la sua famiglia nell'ottobre del 1827 da Milano a Firenze. L'anno successivo andò con una feluca genovese a Napoli, poi attraversò il golfo e venne ad Ischia, approdò al Borgo d'Ischia, dove il castello esercitò una profonda impressione su Cooper, egli scrisse nelle sue memorie: "Si offrì a noi uno scenario che somigliava più ad un quadro fantastico che alla realtà del nostro mondo quotidiano".
Svizzero, nato nel 1805 e nel 1831 era già professore di storia naturali. Venne ad Ischia per la sua natura vulcanica, alloggiò ai bagni (zona vicino all'attuale porto). Al suo arrivo si affrettò subito per la lava dell'Arso, poi salì sui due vulcani vicini, il Rotaro e il Montagnone. Visitò anche il castello dove lo interessarono tra l'altro anche il modo come i numerosi detenuti erano alloggiati e l'ospedale a loro destinato.
Poeta romantico che si interessò particolarmente di biologia e di anatomia comparata. Nel giugno del 1824 venne a Casamicciola, sperava, purtroppo invano, di trovare nelle terme rimedio ad un ostinato dolore.
Delle bellezze d'Ischia nei quattro mesi che soggiornò sull'isola, aveva visto solo l'ampia veduta che gli offriva l'abitazione. Soprattutto la sera, quando il cielo s'infiammava a occidente, lo impressionava profondamente. Così avvenne, che raccontasse solo della vita con i suoi semplici e onesti coinquilini e delle visite che gli venivano fatte di tanto in tanto dai vicini.
Venne ad Ischia nel dicembre del 1820. Esistono tre paesaggi, che rappresentano tutti i particolari del tratto Perrone - Lacco Ameno.
Nato in Renania, aveva studiato filologia e storia e insegnò poi in diverse città tedesche. Venne ad Ischia e trascorse in gran parte l'estate del 1834, abitava a Casamicciola. Mayer è tra i piu antichi visitatori di Ischia, l'unico che parla della 'NDREZZATA, antica danza guerriera con spade eseguita ancora oggi a Barano; Mayer apprezza il fascino dell'isola, nel suo libro scrisse che le altre isole sono soltanto dei satelliti di Ischia.
Fu un noto paesaggista, nato a Parigi nel 1781. Nel 1824 diventò ispettore generale delle belle arti a Parigi. I suoi quadri e disegni si trovano in molti musei della Francia. Tra il 1824 e il 1825 il conte abitò a Casamicciola, sotto la Sentinella, attraversò l'isola in tutte le direzioni, dipingendo e disegnando.
Soggiornò ad Ischia nel 1852 o nel 1853, a Casamicciola nella pensione "Casa Purgatorio". Egli disse che la veduta che si aveva era la più bella che la terra poteva offrire ad occhio umano.
Pittore, venne nel 1821 a Ischia. Dai suoi quadri promana la gioia per i costumi così variopinti del tempo, ma anche il sentimentalismo malinconico che non lo abbandonava mai.
Lili e Bernhard Klein e Gustav e Wilhelmine Parthey sono due coppie di giovani sposi in viaggio di nozze a Napoli e a Ischia. Sbarcarono a Casamicciola e alloggiarono alla Sentinella. Fecero un'escursione sull'Epomeo, salirono fino la cima che era del tutto spoglia, ma che visione (un paradiso verde fiorito circondato dall'ampio mare azzurro).
Appartenevano ai viaggiatori benestanti di quel tempo. Visitarono anche Ischia, dissero che era un angolo magnifico e il piacere del soggiorno non era senza fascino. A sera di ritorno dalle escursioni incontravano gruppi di tre quattro persone che sedevano davanti alle case e cantavano al suono della chitarra canzoni napoletane e altri gruppi ballavano la tarantella. I Blessington definivano questi spettacoli gioiosi e la gente era sempre gentile.
Era un sacerdote che pubblicò i suoi ricordi di viaggio in un libro di due volumi. Si definisce un viaggiatore seriamente interessato che osserva con occhi aperti paesi e gente.
Paolo Buchner nasce a Norimberga, Baviera, il 12.4.1886 e muore ad Ischia il 19.10.1978. Egli frequenter? l?universit? di Monaco si laurea con una tesi sugli eteronomosomi degli ortotteri. Nel 1910, grazie a una borsa di studio, egli viene a Napoli per approfondire Ie sue ricerche presso la stazione zoologica della citt?. II giovane studioso rimane nel capoluogo partenopeo per un anno e ha modo di fare qualche gita nella nostra isola. II viaggio in Italia sar? la causa involontaria per la quale conoscer? la sua futura moglie, la signora Miliana, giovane allieva di belle arti di Gorizia. II giovane studioso prender? lezioni di italiano da lei sposandola nel 1913; l?anno successivo nascer? il loro unico figliuolo Giorgio, il futuro archeologo. Paolo Buchner avr? una brillante carriera universitaria, nel 1927 acquista un terreno sulla collina di Sant?Alessandro, qui dal 1928 al 1930 far? costruire la sua casa in puro stile mediterraneo. Si stabilir? definitivamente a Ischia nel 1944. Nel 1939 egli comincer? ad appassionarsi al passato e alla natura dell?isola d?lschia e pubblicher? Case di pietra ad Ischia.
Paolo Buchner con le sue opere che hanno come oggetto di ricerca l?isola d?Ischia, pu? a buon diritto far parte di quel gruppo di scrittori di cose isolane, che nel corso dei secoli hanno dedicato i loro studi alla conoscenza sul piano scientifico e storico della verde Aenaria. Egli aveva voluto inserire nei momenti di sosta dai suoi dotti e impegnativi studi scientifici e dalle importanti ricerche sperimentali, l?interesse per la storia, la geologia, l?archeologia dell?isola d?Ischia. Lo studioso indaga sulla storia naturale della nostra terra e nel 1943 terr? una conferenza all?Universit? di Milano che ha come oggetto la formazione e lo sviluppo dell?isola d?Ischia.
Paolo Buchner pubblicher? anche una Storia delle terme di Porto d?Ischia ben conoscendo l?importanza secolare delle due fonti Formiello e Fontana. Nel 1971, dar? ancora un ulteriore contributo realizzando uno studio monografico su Jacques E. Chevalley de Rivaz, il medico franco-svizzero della corte borbonica che preferir? rimanervi dando un forte impulso al nostro termalismo con un contributo personale che ? all?avanguardia.
Nel 1944, insieme con mons. Buonocore e altri cinque intellettuali di grande levatura, sar? uno dei fondatori del Centro Studi sull?Isola d?Ischia.
Paolo Buchner, ottenne validi riconoscimenti da pi? parti per il suo contributo dato alla ricerca scientifica; gli saranno conferire tre lauree ?honoris causa? (in medicina nel 1958; in scienze biologiche nel 1959; in scienze naturali nel 1960). Nella quiete della bellissima villa con davanti orizzonti magnifici, in questa dimora fatta proprio per lo studio e per ascoltare l?ispirazione e le voci, nasce Gast auf Ischia pensato e maturato negli anni ?60 e pubblicato nel 1968. L?opera si pu? considerare l?espressione pi? tangibile di quell?amore a prima vista che lo studioso prov? per questa terra ancora incontaminata.
L'esimio professore svevo di diritto e leader del liberalismo, nei suoi ricordi di vita scrive di una escursione ad Ischia che fece con due altri tedeschi nel 1842. Approdarono al Castello e presero la strada per la locanda del "Tenente". Mohl e i suoi amici furono incantati dal silenzio e dalla calma straordinaria dell'isola. A Forio ebbero l'opportunità di ammirare le donne nei loro veli, le giacche riccamente ricamate con fili d'oro e molti ornamenti ugualmente d'oro.
Rudolf Pointer nacque a Zadar in ex Jugoslavia nel 1907, ma è sempre vissuto a Graz (Austria) e a Forio. Pittore autodidatta e professore di disegno, si impose all'attenzione dei critici e degli studiosi per la sua capacità di rappresentare un mondo interiore ricco di suggestioni, di immagini surreali, di figure simboliche, di evocazioni fantastiche. Una bella critica d'arte sulla pittura di Pointer fu scritta dalla pittrice Teresa Coppa nell'autunno del 1981 sul Settimanale d'Ischia.
Nacque nel 1813 a Dorpat, figlio di un erudito studioso, studiò nella sua patria filologia e storia e continuò i suoi studi all'università di Berlino. Venne ad Ischia nel 1860; nel suo diario ci sono annotazioni riguardante l'isola.
Probabilmente venne ad Ischia nel 1826, alloggiò a Lacco presso il nobile Tommaso de Biasi. Furono giorni splendidi quelli che Ludemann potè trascorrere a Ischia; giri in barca lungo le grotte e gli scogli, bagni in mare, caccia a conigli e fagiani. Salì sull'Epomeo per vedere il sorgere del sole e lo descrive con parole forbite.
Bergsoe si era laureato in zoologia all'università di Coopenghen, era uno scrittore che parlava della sua vita in modo divertente.
Ibsen lo aveva conosciuto, durante un soggiorno romano, i due strinsero un'amicizia molto profonda. Vennero ad Ischia nel 1867. Ibsen era venuto per lavorare e solo verso sera si dedicava all'amico per fare una passeggiata, Bergsoe ci racconta
che le passeggiate serali erano sempre le stesse, solo in rara occasione riuscivano a cambiare percorso ma finivano quasi sempre male perché Ibsen si faceva prendere dal panico e aveva costantemente paura della morte. Bergsoe ci riferisce anche che Ibsen non aveva nessuna intezione di conoscere piu a fondo l'isola, era assente da tutto ciò che lo circondava. Bergsoe invece percorreva l'isola con occhi attenti e non c'era niente che non lo interessasse, percorre l'isola con occhi da naturalista, si interessa del mondo animale, la flora, la geologia e descrisse fedelmente il decorso della sua cura termale. Spronato da Ibsen, Bergsoe scrisse un'opera che si chiama "UNA SERA AD ISCHIA".
Giunse a Ischia tra 1828 e 1830. Egli disse che Ischia era dotata di caratteristiche proprie, piena di fascino e di bellezze, era ricca e fertile e possedeva l'acqua calda benefica. Ischia era un pezzo di terra significativo e veniva visitata spesso per le sue acque termali.
Duchessa, figlia dell'ultimo duca di Curlandia. La sua salute non era delle migliori, venne ad Ischia ed i bagni nelle acque termali risultarono benefiche.
Scrittore inglese, nel suo divertente "DOLCE NAPOLI" pubblicato nel 1878 scrisse che ad Ischia c'erano passeggiate più belle, più ombre, più comodità, posta giornaliera e, cosa non trascurabile, anche società migliore, rispetto a Capri.
Un uomo che amò Ischia; era nato a Dresda nel 1838, aveva studiato teologia ma preferì dedicarsi all'attività didattica. Nella sua opera "SOMMERTAGE AUF ISCHIA" si crogiola nei ricordi legati ad alcuni mesi estivi trascorsi nel 1875 a Casamicciola.
Figlio di August e di Ottilie, studiò da solo filosofia e giurisprudenza. Venne ad Ischia due volte; nel 1845 alloggiò per mesi da solo a Casamicciola, nel 1846 con sua madre a Lacco. Il suo stato di salute era precario, aveva segni di malattie nervose, poi cominciò a soffrire di terribili dolori alla faccia.
Fu Seligmann, il medico Viennese che gli consigliò una cura ad Ischia. La cura con l'acqua del Gurgitello non ebbe successo; l'estate successiva decise di tornare ugualmente ad Ischia. Questa volte le cure le fece nelle terme di Santa Restituta, Wolf a causa dei suoi dolori non riuscì a visitare l'isola.
Per qualche anno Auden visse a Berlino, e ritornò in Inghilterra solo negli anni ’30, dove esercitò la professione di maestro elementare e pubblicò la sua seconda raccolta di versi. In pochi anni divenne il portavoce dei giovani poeti inglesi. Dichiaratamente gay, d’idee marxiste, Auden, insieme all’americano T. S. Eliot, a S. Spender e ad altri poeti rivoluzionò la poesia. Auden amava la musicalità dei versi e non a caso la musica fu sempre una sua gran passione. A 28 anni sposò, per farle ottenere la nazionalità inglese, l’intelligente e versatile Erika Mann, alla quale le dedicò la sua terza raccolta di poesie. Nel ’39 lasciò l’Inghilterra per emigrare negli Stati Uniti. Pochi anni dopo lasciò gli USA per il Canada e dopo la fine della seconda guerra mondiale visse tra l’Italia e New York, dove aveva avuto una seconda cattedra. Auden quando era in Italia viveva ad Ischia. S’innamorò subito dell’isola e descrisse in modo fiabesco il forte legame che lo tenne ancorato all’isola per dieci anni.
In quegli anni il poeta intrattenne rapporti cordiali con gli isolani, donò loro un organo per una delle tante chiese di Forio, l’incantesimo si ruppe verso la fine degli anni ’50, quando i microtaxi, le “seicento” e le “vespe” cominciarono a pullulare sulle strade e sulle mulattiere dei comuni isolani. Auden, dopo aver vinto il Premio Feltrinelli abbandonò Forio per rifugiarsi in un villaggio austriaco. Morì a Vienna nel 1973.
Il Bar Internazionale
Com’è allegro e sereno esser seduti
Attorno a un tavolo sotto le stelle estive,
Ridere e chiacchierare sul vino o sugli Strega
Che ci ha portato Vito.
Ma quando la Bellezza passa, ricorda, Forestiero,
In un angolo qui, inevitabili come
La morte o le tasse, a notare il tuo contegno,
Gli occhi di Gisella.
Yankkee, Limey, Kraut, Foriano, Romano,
Signore, Signori, e il terzo Sesso, imitatemi,
Sollevate i bicchieri, bevete alla nostra Ostessa, gridando
“Viva Maria”!
17-9-1953
All’amica Maria, con Amore
W. H. Auden
Bargheer, Eduard (1901-1979). Pittore tedesco. Nel 1925 vinse una borsa di studio per un viaggio in Italia e ne restò affascinato. Nel 1935 giunse per la prima volta a Ischia e si stabilì a Sant'Angelo, dove entrò in amicizia con il connazionale Werner Gilles. Nel 1939 si trasferì a Forio dove prese a dipingere soprattutto pescatori e contadini, e se ne distaccò solo in occasione di sue mostre in Italia e all'estero. «Ama l'isola e l'esplora con l'occhio penetrante dell'artista, paradigmaticamente proponendola per esprimere un inquietante rapporto con la natura e gli uomini. Sfrutta tutte le risorse del mezzo espressivo e consegue risultati di eccezionale valore; sensibile alle suggestioni dei grandi movimenti pittorici del '900 esplora con tutta la sua forza creativa le possibilità che gli si offrono e ricerca le soluzioni più adatte a rendere in termini adeguati la complessità del suo mondo interiore. Eduardo ha scritto P. P. Zivelli ha vissuto tra noi, tra i contadini, i pescatori, gli artigiani, assimilando la nostra cultura, interpretandola e valorizzandola con la sua arte». Nel 1948 il comune di Forio gli conferì la cittadinanza onoraria. Sulla facciata della chiesa di S. Maria di Loreto si ammira un suo mosaico donato al paese. Forio e l'isola lo ricordano spesso con mostre delle sue opere.
Chaplin, Charlie (1889-1977). Attore e regista cinematografico, tra i più grandi protagonisti della storia del cinema, fu ospite a Ischia nel 1957, e al cinema Reginella presentò la prima del suo film Un re a New York. Era solito girare per l'isola sul tipico mezzo di trasporto locale, primo modello di motoretta e microtaxi.
Curie, Sklodowska Marie (1867-1934). Fisico francese, di origine polacca, moglie di Pierre, scopritrice del radium e fondatrice col marito della dottrina della radioattività, fu nel 1918 a Lacco Ameno con una commissione di scienziati per un sopralluogo alle sorgenti radioattive dell'isola d'Ischia, e accompagnata dal prof. Camillo Porlezza, direttore dell'Istituto di Chimica Generale dell'Università di Pisa. Una lapide sulla facciata esterna delle Terme Regina Isabella ne ricorda l'evento.
(Rheydt 1894-1961). Pittore tedesco che compì molti viaggi in Italia (Firenze e Anacapri), Francia e Norvegia; dal 1936 al 1941 visse in Italia (Ischia, Palinuro). Ad Ischia aveva la sua dimora a Sant'Angelo, dove era solito trascorrere i mesi estivi, particolarmente attratto dai luoghi e dalla vita silenziosa e tranquilla. Nella sua casa si radunavano molti altri artisti che avevano ugualmente scelto l'isola per loro felice soggiorno.
(1894-1972). Industriale del gruppo tessile e di abbigliamento risalente al lanificio di Valdarno. Avendo ottenuto la guarigione dell'artrosi con le acque termali dÕIschia, volle contribuire allo sviluppo turistico e promosse ad Ischia, all'inizio degli anni 1950, la ristrutturazione delle Terme Comunali e la costruzione del complesso termale alberghiero Jolly attraverso la società Ciatsa, già presente in molte città italiane con modernissimi alberghi. Nell'aprile del 1957 l'Amm. comunale d'Ischia gli conferì la cittadinanza onoraria.
Direttore dell'Istituto di Chimica Generale dell'Università di Pisa, accompagnò nel 1918 la scienziata Maria Curie in visita alle sorgenti radioattive di Lacco Ameno. Vi ritornò nel 1957 per visitare le nuove Terme e per fare rilevazioni della radioattività termale.
(Trieste 1846-Casamicciola 1928). Fondatore e direttore dell'Osservatorio Geofisico, la cui costruzione fu decisa nel 1885. Ideò la vasca sismica, che ancora oggi si può vedere nelle sale dell'Osservatorio, per registrare le onde sismiche. Confinatosi da se medesimo e per la vita nell'isola, diede prestigio ad un ramo nuovo della scienza. I suoi apparecchi sismici, presentati all'Esposizione di Milano nel 1906, furono premiati con medaglia d'oro.

Nell’estate del 1864 curò con le acque di Gurgitello i postumi della ferita d’Aspromonte.

Giunse ad Ischia nel 1831, era un giovane compositore e un virtuoso suonatore di piano. Venne accompagnato da tre amici, e alloggiarono alla Pannella. Egli purtroppo non riuscì a vedere molto dell'isola per il cattivo tempo, nel suo diario descrisse gli abiti di quel tempo, fece dei disegni purtroppo andati persi.

Venne a Ischia quattro volte. Nel 1830 a causa di una dermatite squamosa al poplite sinistro venne ad Ischia per fare le cure termali. Con lui vennero il suo segretario HEINRICH FAHRBACHER, il pittore e direttore accademico GEORG VON DILLIS e il medico personale consigliere sanitario JOH. BAPTIST WENZL. Fahrbachher pubblicò i suoi ricordi dell'Italia, della Sicilia e della Grecia degli anni 1826-1844.

Angelo Rizzoli nasce a Milano il 31 Ottobre 1889 e muore il 24 Settembre 1970. Editore, produttore cinematografico, mecenate, personaggio titanico.
La sua è una vita eccezionale: dall'orfanotrofio Martinitt al mondo della grande finanza. Conosce i più grandi personaggi della sua epoca, costruisce un impero di proporzioni immense.
Trasforma in oro tutto ciò che tocca. Crea attorno a se una leggenda. Puntuale, concreto, rispettoso delle intelligenze degli altri. Sa di essere il punto di riferimento per la gente che lo inquadra come "benefattore". Non dimentica mai le sue origini e fa dell'impegno sociale un modo naturale di essere.
"Generosità" è forse il termine che meglio inquadra la sua personalità.

Luchino Visconti nasce a Milano nel 1906 e muore a Roma nel 1976. Di origini aristocratiche, s’appassiona al cinema negli anni ‘30: durante un soggiorno parigino, conosce Jean Renoir e ne diviene assistente. Esordisce nella regia con "Ossessione" (1942), che trasferisce su sfondi nostrani il romanzo di James M. Cain "Il postino suona sempre due volte": restituendo alla fisicità due attori di regime come Clara Calamai e Massimo Girotti, collocati in ambienti inusitati dentro una vicenda intrisa di sessualità, egli licenzia un’opera di rottura invisa alle autorità,espressioned’un nuovo modo d’intendere il cinema.
Il periodo più fertile della creatività del Nostro si chiude con "Rocco e i suoi fratelli" (1960), compendio e summa dell’arte sua espressa nelle forme d’un melò a forti tinte, ove si narra del disfacimento d’una famiglia di origine contadina nel contatto con la città. Memore di Mann e Dostoevskij, il regista milanese colloca i suoi tragici personaggi fra Mito e Storia, dando così loro carattere di acronotopicità e regalandoci immagini indimenticabili.
Di qui in avanti, l’indiscutibile magistero del cineasta milanese si piegherà ad operazioni più o meno di maniera: non per questo mancheranno esiti splendidi ("Il Gattopardo", 1963, ove nostalgia del passato e consapevolezza ideologica fecondamente s’intrecciano in un racconto impeccabile sotto l’aspetto figurativo) o comunque d’inconsueto respiro (nel ‘73, un "Ludwig" notturno e spettrale, gonfio di pioggia e di sgomento, percorso da lugubri presagi mortuari), ma il versante estetizzante e borghese - che gli varrà la pungente qualifica di "duca arredatore" - finirà per prevalere.
Fuori dal fuoco contingente della polemica politica, egli tornerà ad essere regista più che autore: illustratore di gran rango per un pubblico colto ed esigente, purtroppo sempre più lontano dal flusso della Storia.

William Walton, nato a Oldham il 23 marzo del 1902, ha ricevuto i primi rudimenti dal padre ed ha frequentato il coro della Cattedrale di Oxford. La sua formazione fu essenzialmente da autodidatta, debuttando come compositore a sedici anni con un Quartetto dal sapore tardo-romantico. Si riconosce maggiormente un linguaggio d'avanguardia nelle composizioni del '22-'23 (Quartetto, Toccata). Façade (1923 e revisioni successive)
Ischia premiò l’eccezioinale attività del grande compositore con il trofeo “Onofrio Buonocore” e con una manifestazione concertistica organizzata nella Cattedrale del Castello Aragonese (1982).
Sir William Walton morì a Ischia l’8 marzo 1984 e le sue ceneri riposano nella sua villa, oggi aperta al pubblico grazie alla moglie Lady Walton.

Ischia scena del film And While We Were Here
- Titolo Film AND WHILE WE WERE HERE
- Anno 2012
- Genere DRAMMATICO
- Durata 83 min
- Produzione KAT COIRO
- Regia KAT COIRO
- Attori principali: Kate Bosworth, Claire Bloom, Iddo Goldberg, Jamie Blackley
- Fotografia: ---
- Montaggio: ---
- Musiche: ---
Trama del Film
Jane, una giovane scrittrice americana che accompagna il marito Leonard in viaggio d'affari a Ischia, è a un punto di svolta personale e professionale. In fuga dalla banalità del suo tranquillo matrimonio, la donna si lascia assorbire sempre più dal suo lavoro, un adattamento letterario dei racconti di sua nonna sulla Seconda guerra mondiale. Tutto si complica quando avvia una relazione extraconiugale con un uomo più giovane. L'idea di questo film si basa sul ritrovamento di una serie di audiocassette registrate dalla nonna della regista e sceneggiatrice Kat Coiro.

Ischia scena del film Spiriti come noi
- Titolo Film SPIRITI COME NOI
- Anno 2009
- Genere THRILLER
- Durata ---
- Produzione JUPPITER GENERALE CINEMATOGRAFICA
- Regia GAETANO AMALFITANO
- Attori principali: Mirko Zagarella, Sveva Scognamiglio, Leonardo Bilardi, Ciro Di Luzio, Loretta Palo, Antonello Pascale, Eduardo Cocciardo, Nicola Giacobbe, Ciro Zangaro
- Fotografia: Roberto Gerardi, Marco Scarpelli
- Montaggio: ---
- Musiche: ---
Trama del Film
Sull'isola d'Ischia apparizioni di fantasmi e sedute spiritiche coinvolgono un gruppo di giovani su cui aleggia la presenza del Munaciello, folletto tipico di Napoli e dintorni ma diffuso in tutto il Sud Italia con nomi diversi. Mentre Nando cerca un contatto col padre defunto, Lisa indaga sul Munaciello per arricchire la sua tesi di laurea sugli spiriti del Sud Italia. Una particolare relazione tra spiritismo e ambientalismo collega personaggi ed eventi nell'atmosfera soleggiata ma misteriosa dell'isola.

Ischia scena del film Villa Amalia - veduta su San Pancrazio
L'opera francese, uscita nel 2009, è stata girata sull'isola d'Ischia tra Campagnano ed il Monte Epomeo. Il film ha utilizzato alcuni dei tanti angoli suggestivi che caratterizzano l'isola verde: da un lato le atmosfere da montagna che contraddistinguono le vette del Monte Epomeo, dall'altro il mare del porto d'Ischia e i sapori dei suoi locali. A spiccare, però, sono soprattutto gli scorci di Campagnano, frazione in cui la Villa Amalia pensata da Quingnard è stata ricreata utilizzando una vecchia abitazione nei pressi del “Pignatielloâ€, una zona raggiungibile solo a piedi e che per questo ha creato non poche difficoltà alla troupe al seguito del regista Benoit Jacqu.
- Titolo Film VILLA AMALIA
- Anno 2009, ITALO - FRANCESCE
- Genere FICTION
- Produzione EDOUARD WEIL
- Regia BENOÃŽT JACQUOT
- Attori principali: Isabelle Huppert, Jean-Hugues Anglade, Xavier Beauvois, Maya Sansa, Clara Bindi, Viviana Aliberti
- Musiche: Bruno Coulais
- Sound: Gabriel Hafner - François Musy
- Visual FX: Arnaud Damez
Trama del Film
Tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Quignard, il film racconta la storia di una donna che, dopo aver scoperto il tradimento del suo compagno, chiude con il passato e dalla Francia decide di trasferirsi sull'isola di Ischia, in una casa lontana e immersa nella natura. Ann, una donna sulla quarantina, un giorno vede il suo compagno baciare un'altra, questa è la goccia che fa traboccare il vaso, così decide di lasciarlo, abbandonare tutto, i suoi beni, la sua professione di pianista. Si confida a Georges, amico d’infanzia, e poi fugge, percorre migliaia di chilometri fino a trovare Ischia e là , Villa Amalia.Altri articoli...
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- Francesco De Angelis
- Luigi De Angelis
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- Associazione Culturale Galadriel
- Pro Casamicciola Terme
- Scuola del Folklore
- Ischia Global Fest Film & Music
- Lido Spiaggia degli Inglesi
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- Stabilimento La Spiaggettina
- Stabilimento Scannella
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- Nonno Orè
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- Spiaggia di Cava Grado
- Marina di Pithaecusa