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Scopri Ischia

Museo di Santa Restituta
Lacco Ameno
Il Museo deve la nascita e lo sviluppo al rettore della chiesa ...
Museo di Villa Arbusto
Lacco Ameno
Villa Arbusto, così detta dal toponimo della località documentato ...
Sezione Cetacei - Villa Arbusto
Lacco Ameno
La Sezione Cetacei del Museo di Villa Arbusto in Lacco Ameno ...
Museo Diocesano
Città d'Ischia
Il Museo Diocesano inaugurato nel 1997, è costituito da cinque sezioni ...
Museo del Mare
Città d'Ischia
Il Museo del Mare è ospitato nel più antico e prestigioso palazzo del ...
Museo delle Armi
Citt? d'Ischia
Ospitato nel castello Aragonese, il museo ospita una collezione di armi ...
Torre di Michelangelo
Città d'Ischia
Simbolo di Ischia, la Torre di Michelangelo che si erge, maestosa ...
Museo La Casa Greca
Forio d'Ischia
Di enorme rilievo storico culturale, attualmente sono ancora in corso ...
Museo del Contadino
Forio d'Ischia
Il contadino d’Ischia ha modellato nei millenni il territorio isolano ...
Museo Il Torrione
Forio d'Ischia
Il Torrione sorge nell’omonima via, fu costruito a spese dell’università ...
Villa La Colombaia
Forio d'Ischia
Con questa struttura l'isola conquista un nuovo centro di interesse ...
Museo Civico
Casamicciola Terme
Il 20 aprile 2000 è stato aperto al pubblico il Museo Civico di ...
Torre Medioevale di Testaccio
Barano d'Ischia
Costruita alla fine del XV sec., durante la dominazione degli Aragonesi ...
Galleria Ielasi
Città d'Ischia
Espongo soprattutto per me stesso: alla base delle mostre che organizzo c´è sempre un rapporto d´amicizia ...
Galleria Eloart
Forio d'Ischia
La Galleria Eloart è nata nel 1998 per iniziativa di Eva Eleonore Sachs artista poliedrica, amante ...
Galleria Del Monte
Forio d'Ischia
Artisti in galleria:
Afro, Eduard Bargheer, Valerio Berruti, Adriano Boni ...
Cantine Pietratorcia
Forio d'Ischia
Le cantine di Pietratorcia tra i migliori produttori di vino ...
D'Ambra Vini
Forio d'Ischia
Il fondatore è Francesco D'Ambra, ovvero Don Ciccio, nato nel 1863 da una famiglia di viticoltori locali
Cantine Crateca Vini Ischia
Casamicciola Terme
Crateca è un vecchio cratere inattivo, che si trova al di sotto dell’Epomeo ad un’altezza di circa 500m.
Antica Fattoria Greca
Forio d'Ischia
Questa azienda si contraddistingue
per la produzione di vini speciali locali ...
La vigna dei Mille anni
Serrara Fontana
La tenuta Migliaccio è in località “Iesca” nel Comune di Serrara-Fontana e si estende, tra strapiombi, cave...
Tenuta Giardini Arimei - Arcipelago Muratori
Forio d'Ischia
Legame fra il nuovo e l’antico, fra l’innovazione e la tradizione.
Cantine Antonio Mazzella
Città d'Ischia
Tre generazioni, un passato colmo di sacrifici ed impegno, questa è la storia delle cantine Antonio Mazzella.
Azienda Agricola Villa Spadara
Forio d'Ischia
Visitare l’azienda Agricola La Spadara vuol dire imparare a conoscere la storia ischitana, un viaggio nel ...
A' Cantin 'e Cesare
Serrara Fontana
Un vino intenso quello delle cantine di Cesare Mattera che si dedica con cura alla coltivazione delle viti...
Cantina Monte De Angelis
Forio d'Ischia
Dal 1823 vini pregiati e sapori antichi dell' isola d' Ischia.
'A Cantin 'e Ciro
Serrara Fontana
Anticamente era una grotta la quale serviva da rifugio alle varie incursioni di pirati barbareschi...
Cantina Morzariello
Serrara Fontana
La cantina Morzariello risalente al 1800 appartiene alla famiglia...
Cantina Tony
Serrara Fontana
Tra gli antichi viadotti di Serrara, la cantina di nonno Michele...
Agriturismo La Pergola
Forio d'Ischia
A Forio, tra il verde dei vigneti e il blu del mare, l'agriturismo “La Pergola”...
Cantina Mattera
Serrara Fontana
Dalla passione di Tommaso, che ogni giorno coltiva i quasi 6 ettari...
Azienda Agricola Tommasone
Lacco Ameno
L’Azienda agricola La Pietra di Tommasone nasce nell’anno 2000 ...
Pizzi di Sant'Andrea
Serrara Fontana
Dalle colline di Serrara scendendo verso il mare lungo un suggestivo ...
Casa sul Masso
Serrara Fontana
E' il simbolo delle case di pietra dell'isola d'Ischia, il visitatore ...
Casa di Montecorvo
Forio d'Ischia
Il masso, situato nella parte più alta della collina di Montecorvo ...
Casa di Pietra del Cuotto
Forio d'Ischia
Il grande masso spicca per il colore ocra conferitogli dai ...
Pietra dell'Acqua
Serrara Fontana
Si presenta imponente e mostra ben visibili gli interventi che l'uomo ...
Eremo di San Nicola
Serrara Fontana
Risalente al XV secolo. Esso presenta una cappella ricavata ...
Pietra Mosca e Pannoccia
Forio d'Ischia
Casa Mosca è un masso-abitazione di grandi dimensioni che si ...
Pietra Perciata e la Falanga
Serrara Fontana
Nella località Falanga, esteso altopiano dell'Epomeo ricco ...
Villaggio rupestre di Calimera
Serrara Fontana
Nell'abitato di Fontana, in posizione più alta rispetto al nucleo ...
Castello di Pietra Martone
Serrara Fontana
Assomiglia ad una roccaforte, con numerose erosioni. Ai suoi piedi ...
Pietra del Turco e del Mago
Casamicciola Terme
A Nord, la località Celarro, al confine tra la scoscesa cava di ...
Bosco della Falanga
Forio d'Ischia
La falanga, è un piccolo paradiso terrestre, a circa 600 metri sul ...
Bosco dei Frassitelli
Forio d'Ischia
Sul versante Sud - Ovest dell'isola d’Ischia, a circa seicento metri ...
Bosco di Zaro
Forio d'Ischia
Nella zona nord-occidentale di Ischia è situato il centro vulcanico ...
Bosco della Maddalena
Casamicciola Terme
Il bosco della Maddalena è ubicato a meno di un chilometro dal ...
Piana di Buceto
Barano d'Ischia
La sorgente di Buceto può essere considerata una delle più ...
Giardini Ravino
Forio d'Ischia
I Giardini Ravino nascono dalla passione naturalistica di ...
Giardini La Mortella
Forio d'Ischia
William Walton è stato uno dei principali musicisti inglesi del ...
Belvedere di Serrara
Serrara Fontana
Il belvedere di Serrara, nell'omonimo comune di Serrara Fontana offre una ...
Belvedere di San Nicola
Serrara Fontana
Il punto più alto dell'isola d'Ischia, la vetta del Monte Epomeo è anche ...
Belvedere del Soccorso
Forio d'Ischia
Il belvedere del Soccorso deve il Suo nome alla Chiesa della Madonna ...
Belvedere Punta Imperatore
Forio d'Ischia
Punta Imperatore, si raggiunge mediante una stradina che ...
Belvedere del Giardino Esotico
Forio d'Ischia
Il belvedere del giardino Esotico, situato a circa 500 mtri dall'ingresso ...
La Pineta Mirtina
Città d'Ischia
Qui dominano pini secolari e maestosi, il sottobosco è ...
La Pineta degli Atleti
Città d'Ischia
E’ caratterizzata da un’ampia zona centrale dove si distinguono querce ...
La Pineta Nenzi Bozzi
Città d'Ischia
Così definita dalle famiglie cui apparteneva prima dell'esproprio ...
La Pineta di Fiaiano
Barano d'Ischia
La Pineta di Fiaiano è la più grande Pineta dell'Isola: i pini ...
La Pineta degli Artisti
Città d'Ischia
Particolarmente suggestive anche le rocce laviche e selvagge, alcune ...
campanile-soccorso

Campanile Chiesa del Soccorso

Cercare di definire uno stile architettonico unico per un'isola così variegata, un'isola capace di offrire mare e montagna e un vasto assortimento di colori e profumi, è impresa in sostanza ardua.
Ischia è un crogiuolo di modelli, stili, intuizioni e costrizioni che si sono rincorse nel corso dei secoli della sua storia, frutto delle varie colonizzazioni che si sono succedute ma anche dei bisogni, delle necessità e delle possibilità per i suoi abitanti.
I suoi borghi, le sue vie, le sue chiese, i suoi entroterra sono un continuo avvicendarsi di forme e sostanze che tracciano un importante passato storico di questa isola.
Esempi di una tradizione ispanico-aragonese e delle necessità di quel periodo storico si presentano nell'antico borgo marinaro d'Ischia Ponte e hanno la loro sublimazione nella fantastica roccaforte del Castello Aragonese, meraviglioso esempio d'armonia con la natura, giusto sfruttamento degli spazi, abilità militare e costruttiva, conoscenza di numeri e forme geometriche, costruito su un rilievo a mare, collegato alla terraferma solo da un ponte. Nei resti dell'acquedotto presente ancora nella zona Pilastri denotiamo l'antica dominazione romana, primi turisti ante litteram della nostra isola, giacché la preservavano principalmente per i suoi tesori termali. Potremmo ritrovare un pezzo di Medioriente e della dominazione turca, visitando il Forio e avvicinandoci alla bellissima Chiesa del Soccorso come non notare le tracce di un'architettura mista tra il bizantino e il moresco, tipica di quell'epoca.
È, però, nell'entroterra ischitano che si sviluppa il vero spirito isolano con costruzioni e stili prettamente ispirati alle esigenze, ai materiali e alla geofisica del territorio facendo fiorire tradizioni costruttive come le "case nella pietra", le "parracine", la cupola "a carusiello", elementi che spesso si fondono con veri e propri rituali associati alla loro costruzione. L'ingegnosità dell'abitante del luogo, la necessità di sfuggire alle invasioni piratesche e di creare nuovi spazi coltivabili, fa sì che gigantesche porzioni di roccia staccatisi dalle montagne circostanti, perfettamente mimetizzate nel verde dell'isola, fra le contrade di Ciglio, Cotto, Panza e Falanga, in seguito alle varie manifestazioni associate all'attività vulcanica, siano scavate all'interno ed adibite a vere e proprie abitazioni, costruite proprio nella roccia, così come testimonia il nome a loro dato (case di pietra), servendo di volta in volta, persino ancora oggi, secondo le necessità da comode case rurali, fresche cellai, pozzi per la raccolta dell'acqua, depositi per gli attrezzi agricoli, luoghi di culto. Un gioiello d'abilità tecnica, conoscenza del territorio e asservimento dei materiali a disposizione per il proprio abbisogno sono le "parracine", muri di contenimento e delimitazione costruite con pietre laviche o tufo verde o giallo, senza l'utilizzo di calce in modo da permettere lo scorrimento delle acque pluviali, impedendo così l'allagamento dei terreni. Il completamento delle case, spesso con la cupola a "carusiello", semicircolare a volta, o piana, con un tetto di lapillo e calce, chiamato "asteco" era occasione per un particolare rituale tutto isolano, "a vattuta' e ll'asteco", in cui la battitura del lapillo e della calce, per renderlo uniforme, era effettuata da una vera squadra di persone (capomastro, caposquadra, maestri lastricatori e manuali battitori) ed era accompagnata da musicanti con clarino e tamburello. La squadra operava tutta insieme, procedendo con i battitori affiancati per l'intera superficie della copertura ed alternando i passaggi da un capo all'altro in direzioni tra loro ortogonali, rappresentando, di fatto, un momento di comunione dell'intera comunità, simbolo di uno spirito d'unione e d'intenti oramai dimenticato in molte parti del mondo. Insomma, l'architettura isolana è figlia del greco e del romano, del turco e dell'ispanico, ma anche del mare, della terra, della roccia e del fuoco che formano quest'isola e dell'ingegno e delle necessità di chi, da secoli, si avvicenda su questo suolo fertile di vita, magia e passione.

Dall'Ottocento a oggi

Le vicende storico-urbanistiche dell'800 possono considerarsi come iniziate con l'esaurirsi dei pericoli causati dalle scorrerie saracene. A seguito degli avvenimenti politici che determinarono lo spopolamento del "Castello" ed il conseguente trasferimento sull'isola di tutti i privilegi e le prerogative, il Borgo di Celso assunse la denominazione ufficiale d'Ischia.

Con la trasformazione del lago di Villa dei Bagni in porto l'omonimo centro diveniva il fulcro della vita commerciale dell'isola imponendosi, ben presto, per il crescente incremento dei traffici, come il vero polmone dell'attività economica isolana e conseguentemente sede privilegiata per gli uffici pubblici. Nel contempo non era mancato, con l'ampliamento del centro di Campagnano, il diffondersi di piccoli nuclei abitativi lungo le pendici della omonima collina e nelle campagne tra l'Arso e Montagnone.

Dal Rinascimento al Settecento

Le notizie riguardanti, la distribuzione delle "sedi umane" sull'isola, durante il Medio Evo, sono estremamente frammentarie e lacunose. La romana Arenaria, il cui insediamento maggiore era presso la zona di Lacco, a partire dalla seconda metà del I millennio d.C., è chiamata Insula Maior o semplicemente Insula, dalla cui forma dialettale, Isola, deriva l'attuale Ischia.
Sotto la minaccia delle invasioni barbariche prima e di scorrerie saracene poi, gli isolani si rifugiarono sull'isolotto detto, oggi, Castello d'Ischia, entro la cerchia delle sue munitissime mura. Dal circuito delle mura, di forma circolare, è probabile che l'abitato sullo scoglio sia stato denominato "Girone" e "Castrum Gironis" il Castello sulla sua sommità. Il decentramento urbanistico avvenuto nell'età romana continuò la sua modesta espansione sull'isola conservando il carattere prevalentemente agricolo, come si rileva da antiche fonti sulle origini di chiese, conventi ed oratori, documenti che, pur non corredati da una puntualizzazione rigorosa di fatti topografici, fanno presupporre l'esistenza d'insediamenti di una certa entità.

Dai Romani al Medioevo

Il documento più importante per la storia urbanistica dell'isola nel secolo XVI è la pianta del Cartaro (1586), ove, nonostante la sommarietà dell'incisione, Ischia appare definita nelle sue parti essenziali.

Redatta in allegato al testo di Giulo Jasolino "De Remedi Naturali", dedicato alle cure termali ischitane, la carta propone un'organica illustrazione della situazione del tempo: il tipografo, infatti, benché intendesse porre in evidenza, esagerando a tale scopo le dimensioni, le località ricche di sorgenti ed i collegamenti tra loro, assicurati da una complessa rete di vie pubbliche, molte delle quali conservano, ancora oggi, il loro tracciato originario, non tralasci˜ di rappresentare la complessa orografia ed i nuclei abitati. L'incisione ha valore di documento, altres", perché offre un panorama toponomastico completamente rinnovato: ad oriente è riportato "Ischia civitas", denominazione che accomuna sia l'abitato principale sullo scoglio del Castello che il fitto aglomerato che si estende sulla costa opposta.

Il Castello Aragonese

L'Isola d'Ischia ha un'origine molto antica. Le prime testimonianze di nuclei abitativi sull'isola sono rinvenibili nella zona di Lacco Ameno, dove intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. una colonia greca venne a mettere le proprie radici.

Le caratteristiche dei luoghi rispondevano in pieno alla logica ed ai requisiti di un insediamento umano.

Il promontorio di Monte Vico, per tre lati a strapiombo sul mare, ne divenne l'acropoli; le due insenature "sotto Varuli" e "San Montano" funzionarono rispettivamente da porto commerciale e da riparo alle navi in caso d'attacco dalla terra; la pianura di Santa Restituta permise l'attività produttiva del piccolo abitato, dislocato anche ad Arbusto, Mezzavia e Mazzola ed infine la valle di San Montano accolse la necropoli. Dovette trattarsi di una colonia di una certa consistenza, a giudicare dalla ricchezza dei reperti rinvenuti. A Monte Vico vi sono tracce di mura elleniche, blocchi basamentali di tempio; resti di strutture murarie a secco e fornaci, ceramiche, metalli lavorati, cocci vari, indicano un'intensa attività commerciale.
Phitecusa fu sicuramente fondata dai Greci e specificamente degli Eubei, ma fu frequentata anche da popolazioni diverse, come dimostrano i tanti materiali rinvenuti, che non sono solo di fattura greca. Secondo molti studiosi, la cittadella di Phitecusa era una sorta di porto franco utilizzato per il commercio da mercati orientali, da artigiani provenienti da Siria, Egitto, Puglia, Calabria.

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Dalle origini al I sec a.C.

I coloni Euboici, Calcidesi ed Eritriesi, approdati, nella prima metà dell'VIII secolo, si stanziarono a nord ovest sull'altura di Monte Vico dell'isola, circondata da tre parti dal mare e collegata ad essa da un'impervia via d'accesso, località dalle condizioni ottimali per un utile insediamento cui fu dato il nome di Pithecusa.

Oltre che per ragioni di difesa, la scelta dovette essere determinata dall'esistenza di due rade d'approdo alla base del promontorio che rendevano agevoli le attività marinare e commerciali della nuova colonia.

Più che probabile appare, quindi, che Pithecusa, almeno nel primo tempo della sua fondazione, abbia assunto il ruolo d'emporio marittimo-commerciale. Ciò, però, non deve ascrivere l'assenza, nell'isola, di precedenti insediamenti: la stessa località di Monte Vico, infatti, era stata abitata ininterrottamente dalla età del bronzo. Frammenti di ceramica micenea, databili tra il XV e XIV sec., ritrovati nella fascia costiera tra Porto d'Ischia e Casamicciola e precisamente sulla collina di Castiglione, provano, anzi, preesistenti legami con il mondo Egeo.

La topografia di Pithecusa si configura con: a valle il promontorio, a nord-est, il porto ed un piccolo nucleo abitato (l'odierna Lacco); sull'altura la Città Ascendente fino all'Acropoli, ove la presenza di un Tempio arcaico è documentata da resti di tegole e cornici figuline; ai piedi dell'acropoli, a nord-ovest, ancora un approdo e la valle di S. Montano, area adatta per l'ubicazione della necropoli.

Alfonso Di Spigna, il pittore della malinconia, nacque a Lacco Ameno il 1 gennaio 1697 da Dioniso e Lucia Castaldo e morì il 1 novembre del 1785 all'età di 88 anni. Fu seppellito nella congregazione dei laici di Santa Maria dell'Assunta a Lacco e nel terremoto dell'83 le ossa del pittore andarono disperse nel crollo della detta Congrega. Scolaro di Francesco Solimena, trascorse parte della sua giovinezza a Genova, dove dimorò circa 7 anni. Dovette ritornare a Ischia prima del 1735, poiché in quest'anno vengonoregistrati pagamenti a suo nome nella chiesa di S. Maria di Loreto e nella Congrega dei Visitapoveri. Il pittore fu membro di questa Congrega fino alla morte, ricoprendo cariche importanti. Dalle notizie della sua vita si ha l'immagine di un'artista ben inserito nella vita isolana del 700, attivo e ben retribuito, proprietario terriero che, come scrisse il parroco Domenico Marone nell'atto di morte "spese bene la sua vita". Nella chiesa di S.Sebastiano, sono conservate due tele, "L'annunciazione" e "L'Arcangelo Gabriele con Tobiolo".

Il Card. Baldassarre Cossa, nato ad Ischia verso la metà del secolo XIV e morto a Firenze il 22 Dicembre 1419, figlio dell' Ammiraglio Giovanni Cossa e di Cicciola Barrili. Fu uno dei tre pontefici durante lo scisma d'Occidente con il nome di Giovanni XXIII, dal 1410 al 1415.

Il Card. Inigo d'Avalos, nato negli anni trenta del secolo XVI ad Ischia e morto a Roma il 20 Febbraio 1600, era figlio di Alfonso d'Avalos, Marchese di Pescara e di Maria d'Aragona. Fu Abate Commendatario di Procida.

Del pittore Cesare Calise ci sono scarsissime notizie e molti suoi quadri sono andati distrutti. Da qualche storico Cesare Calise, fu ritenuto di natali leccesi ma in realtà era originario di Forio.

La sua attività è documentata dal 1588 al 1641, come si evince dai contratti da lui firmati e dai registri parrocchiali. Pittore manierista, ha avuto un destino avverso, perché quasi tutta la sua produzione artistica è stata distrutta o mal restaurata, come nel caso della Madonna dei Misteri nella chiesa di Barano.Altre sue opere sono: la Madonna di Loreto, S. Nicola da Talentino, trittico raffigurante la Madonna delle Grazie e i Santi Vito e Caterina d’Alessandria, il martirio di Santa Caterina d’Alessandria, la Madonna del Rosario e i quindici Misteri.

Tutte le tele del Calise sono firmate in lingua latina "Caesar Calensis pingebat"

Filippo di Lustro, foriano di nascita, viveva stabilmente a Napoli, dove aveva frequentato l?universit? laureandosi in Legge. Presidente del club di Portici, il di Lustro collaborava con alcuni personaggi di spicco nelle vicende di quello straordinario decennio di fine secolo: Carlo Lauberg, che sarebbe divenuto Capo del Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana del ?99, ed i giovani Vincenzo Galiani ed Emanuele De Deo.Tutti insieme parteciparono alla congiura antiborbonica del ?94 che, fallita, fu repressa nel sangue.
Filippo di Lustro, sottraendosi alla giustizia borbonica si rifugi? sull?isola natia. A proteggerlo fu la natura selvaggia dell?Epomeo, che offriva ripari sicuri e impenetrabili. Per diversi giorni di Lustro attese che giungesse il momento opportuno per continuare la fuga, finch? una notte, non riusc? ad imbarcarsi fortunosamente a Lacco Ameno su un gozzo che lo condusse a Civitavecchia.
Dal porto laziale, l?uomo raggiunse la Liguria, dove, nella zona di Oneglia, l?attuale Imperia, era stata fondata una repubblica filo-francese, di cui era presidente Filippo Buonarroti, fine intellettuale e rivoluzionario giacobino. L? di Lustro ricopr? ruoli di notevole responsabilit? nell?ambito dell?amministrazione della repubblica, conquistandosi la fiducia e la considerazione del Buonarroti. La permanenza ad Oneglia, dur? pochi mesi. Gi? l?anno seguente, quando fu revocato il mandato presidenziale a Buonarroti, di Lustro decise, insieme al Buonarroti stesso, di trasferirsi in Francia, a Parigi, dove continu? con maggiore intensit? la sua attivit? politica, aderendo al programma di Babeuf, quel ?Manifesto degli Uguali? che rivendicava l?applicazione del principio di uguaglianza nell?organizzazione sociale ed economica dello Stato francese.
Dopo la cattura e la condanna a morte di Babeuf, di Lustro scelse di arruolarsi nell?esercito di Napoleone, dove raggiunse il grado di Commissario di Guerra. Con l?armata napoleonica partecip? alla campagna d?Egitto e l?, il 25 luglio 1799 trov? la morte combattendo contro i Turchi ad Abukir.
(Fonte: Centro di ricerche storiche d'Ambra)

Erasmo Di Lustro nasce a Forio nel 1823. Entra giovanissimo nell’Ordine Francescano dei Minori osservanti , con il nome di padre Giuseppe da Forio.
Ottimo oratore, dotato di una fervente passione politica, non nasconde le sue simpatie liberali, contro i Borboni. Ideali che sono la sua bandiera anche dopo la fuga dei regnanti spagnoli. Si rivolge alla massa spiegandogli la necessità di annettere Roma alresto del paese per completare l’Italia.
Il suo pensiero ed i suoi modi attirano la simpatia di Giuseppe Garibaldi, ma gli provocano non pochi problemi con le gerarchie ecclesiastiche, che vedono nel prete una ribellione al Papa. Allontanato dall’Ordine, riprende il nome di battesimo, Erasmo Di Lustro e si dedica all’insegnamento in una scuola privata a Napoli, dove si impegna in profondi studi umanistici.
Nel 1873 ritorna a Forio e prende parte alle dispute legate alla vita politica locale. Negli ultimi anni vive un’esistenza ritirata, dedicandosi all’insegnamento privato e agli studi letterari.
Muore il 4 gennaio 1898.

Monsignore Francesco Morgioni, nato ad Ischia il 1 Settembre 1661 da Nicola Morgioni e da Domenica Sorrentino. Fu Vicario Generale della nostra Diocesi.
Vescovo di Ruvo di Puglia e poi di Minori. Morì ad Ischia il 18 Novembre 1712.

Mons. Bernardo Onorato Buonocore, nato ad Ischia il 18 Agosto 1700 da Nicola Onorato e da Antonia Sirabella. Fu Vescovo di Trevico e Vico della Baronia.
Morì a Trevico (Avellino) il 31 Dicembre 1773.

Mons. Francesco Lanfreschi, nato ad Ischia il 17 Marzo 1691 dal Marchese Giacomo Lanfreschi e da Angela di Mesesy-Garay. Fu vescovo di Gaeta e poi Arcivescovo di Acerenza e Matera. Mor? a Matera il 18 Novembre 1772

Monsign. Giovanni Andrea Schiano, nato ad Ischia il 21 Aprile 1676 da Antonio Schiano e Lucia Colonna. Fu Vescovo di Massa Lubrense. Morì ad Ischia il 12 Dicembre 1745.

Anna Baldino nata a Piedimonte di Barano d’Ischia il 16 gennaio 1913. Si laureò in lettere presso la Regia Università di Napoli nel 1937; dal ‘37 al ’50 fu insegnante di lettere, latino e greco nella sezione distaccata in Ischia del liceo “Umberto”di Napoli, nel 1951 divenne preside. Fondò tutte le scuole medie esistenti nei rimanenti comuni dell’isola. La Baldino ha scritto e pubblicato Saggi sulla Controriforma.

Luigi-Lavitrano

Luigi Lavitrano nacque a Forio il 7 Marzo del 1874, da Leonardo e Giuseppina Musella. Dopo il terremoto del 1883 venne condotto a Castelmorrone (Caserta) in un istituto diretto dalle suore della carit?, dove comp? i primi studi. Terminato il corso di studi primari, fu affidato a padre Filippo Valentini, che aveva aperto una scuola a Roma, qui comp? i studi liceali e nel 1897 consegu? la laura in teologia.Il 26 marzo 1898 venne ordinato sacerdote a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Nel 1914 venne eletto Vescovo di Cava dei Tirreni, Sarno e nel 1924 venne promosso Arcivescovo di Benevento. Durante la permanenza alla guida delle due diocesi, Luigi Lavitrano si dedic? con tutte le sue forze alla cura delle anime, ai tanti orfani.
Nel 1928 venne proclamato Arcivescovo di Palermo il quale venne accolto con la benedizione del popolo, rest? 17 anni e durante la seconda Guerra Mondiale rimase come unica autorit? a Palermo. Pio XII lo chiam? a Roma nel 1945 elevandolo al grado di prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi; nella nuova ed alta carica si distinse per la sua vita integerrima governando signorilmente.
Il 2 agosto 1950 il cardinale mor? a Castelgandolfo. I suoi resti mortali riposano a Forio nella basilica di S. Maria di Loreto.

tommaso-cigliano

Nato a Forio il 3 agosto 1842, si laureò nel 1866 come medico chirurgo e si specializzò in omeopatia partecipando alla Terza Guerra d’Indipendenza, come ufficiale medico. Scrisse diversi lavori sulla omeopatia prendendo parte a diversi congressi internazionali; nel 1895 venne istituita la cattedra di omeopatia all’Università di Napoli e per primo ad occupare quella cattedra fu proprio il Cigliano. Nel 1896 fu eletto come ConsigliereProvinciale per il Mandamento di Forio, ottenne la provincializzazione della strada di Ischia–Forio.
Morì a Napoli nel 1913, quella Napoli che gli assegnò un posto nel recinto degli uomini illustri.
La sua residenza foriana è l’antico palazzo Cigliano, dove ancora oggi, sul fianco della torre troneggia un angelo, che regge una festone, con su scritto: «Similia similibus».

Nato ad Ischia Porto il 4 Dicembre 1870. Nel 1897 dopo rigorosi studi venne ordinato sacerdote; sacerdote rigoroso ed equilibrato nello spirito, trasmetteva le sue idee ed iniziative con chiarezza. Il Buonocore prese in affitto dal comune di Ischia i locali del convento di S?Antonio per creare una scuola perch?, a quei tempi chi voleva studiare doveva per forza entrare in seminario, nacque cos? ad Ischia la prima scuola secondaria a tipo agrario la ? Vittoria Colonna ? che nel 1933 venne regificata. Nel 1939apre un?altra scuola privata :l?Istituto Magistrale ?Ferrante D?Avalos?, che ben presto venne parificato. Riemp? le case degli Ischitani con opuscoli, giornali e libri pubblicati a sue spese ne sono testimonianza i libretti intitolati? La Cultura?, il quindicinale? La Vedetta del Golfo? e libri con la storia di Ischia.

Giovanni-Maltese

 Giovanni Maltese nacque a Forio il 7 gennaio 1852 da Francesco e Rosa Castaldi, domiciliati nella zona di Monterone. Orfano di madre ancora bambino, essendo il padre passato a seconde nozze, fu affidato alle cure degli zii agricoltori e visse perciò la sua infanzia a contatto con la fertile terra di Forio e con la cultura contadina. Ben presto emerse in lui l'amore per l'arte, cui era naturalmente vocato. Si divertiva a scolpire testee figurine di uomini e di animali nel legno dei rami della sua terra con risultati apprezzabili in un bambino della sua età; e questo spinse l'allora sindaco Orazio Patalano a chiedere per lui una borsa di studio che gli consentì di trasferisi a Napoli e di iscriversi all'Accademia delle Belle Arti, dove ricevette istruzione ed educazione artistica dai più noti maestri del tempo. Ottenuto il diploma si trasferì a Roma, dove frequentò per due anni lo studio di GIULIO MONTEVERDE, celebre scultore verista. Proprio dallo scultore Monteverde, piemontese di nascita e romano di adozione, il nostro Maltese fu indicato come scultore per i lavori di abbellimento del castello di Chenonceaux, uno dei castelli della Loira, che ancora oggi si visitano con ammirazione, per l'eleganza dello stile, la perfezione dell'impianto architettonico, la simbiosi con l'ambiente naturale in cui sono immersi. La sua permanenza nella valle della Loira durò poco più di sei mesi. Tornato a Forio si dedicò alla scultura su commissione ed in questo periodo (1881) produsse "I pidocchiosi" bella scultura in gesso.
Tra il 1881 e il 1883 l'isola d'Ischia fu colpita da due terremoti; il più devastante fu quello dell'83, detto anche "terremoto di Casamicciola" perchè fu quella cittadina ad avere il maggior numero di danni e di morti. Anche Forio patì molti danni e pianse molti morti. Tra questi alcuni parenti di Giovanni Maltese, che riuscì a salvarne uno solo dalle macerie con l'aiuto di un ragazzo allora di dieci anni, individuato dai biografi poi nella persona di Luigi Patalano, che gli divenne in seguito amicissimo, anche se motivi politici li separarono agli inzi del '900, come dimostra qualche strale satirico lanciato da Maltese a Patalano nella raccolta "Cerrerme". Ottenuto in enfiteusi il Torrione dal Comune, lo trasformò in privata abitazione e in atelier personale. Qui è stato realizzato il maggior numero delle sue sculture e pitture, che ancora vi risiedono, essendo stato lasciato al Comune il suo consistente patrimonio artistico e avendolo il Comune disposto e ordinato nella sala superiore, chiamato Museo G. Maltese. Felicissimo fu l'incontro dell'artista con la signora Fanny Lane Fayer, ne nacque una vivificante esperienza d'amore, che si concluse con le nozze, celebrate a Napoli il 20 aprile 1901. L'affinità elettiva con la sposa, il carattere dolcissimo di Fanny, la tardiva ma profonda esperienza d'amore diedero allo scultore un rinnovato vigore e una insperata serenità.
Purtroppo il destino non gli fu generoso. Solo 12 anni dopo, il 21 agosto 1913, G. Maltese moriva a Forio, colpito da malattia cardiaca.

Nacque a Forio il 23 settembre 1880, terzogenito del dott. Matteo, medico e studioso del termalismo isolano, e di Marianna Patalano. Studiò presso il Seminario d’Ischia e nel Collegio dei Padri Benedettini di Cava dei Tirreni. Laureato in giurisprudenza, si dedicò maggiormente alla poesia e alle arti figurative. Collaborò ai quotidiani Il Mattino e Il Giorno; diresse i periodici isolani Il Gerone e L’Aquilotto, quest’ultimo da lui stesso fondato nel 1921.Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale di complemento. In quegli anni ideò ed eseguì il monumento a Vittorio Emanuele III, eretto nella città di Gorizia. Insegnò storia e diritto a Napoli nelle scuole tecniche. Tornato a Forio, dopo la seconda guerra mondiale, gli fu affidata dal Comune la custodia e la direzione del Torrione, dove erano conservate le opere del poeta e scultore Giovanni Maltese, di cui curò anche la pubblicazione dei Sonetti inediti dialettali con l’aggiunta di un glossario e di un saggio sul dialetto foriano. Sue raccolte poetiche: Quando ne imbrocco una e I miei versi giocosi, e la commedia in dialetto foriano Nzàurete. Furono da lui composte le epigrafi al Cardinale Luigi Lavitrano (Basilica di S. Maria di Loreto) e all’eroe foriano Luca Balsofiore.
Giovanni Verde amò profondamente Forio e l’isola. Negli ultimi tempi si dedicò alla istituzione del Gruppo Marinai d’Italia. Nel 1955 cura la pubblicazione dei sonetti dialettali inediti di Maltese.
Tra le sue opere ricordiamo: “La saga di Pitecusa o la leggenda dell’isola d’Ischia”, “Quando ne imbrocco una”, in dialetto foriano, “I miei versi giocosi” in italiano e la commedia in dialetto foriano “Nzàurete”.
La sua produzione poetica si caratterizza per un’intelligente ironia ed autoironia, attraverso la quale coglie gli aspetti genuini della vita foriana. Accanto alla sua produzione poetica è da annoverare il lavoro di scultore, ricordando almeno il monumento a Vittorio Emanuele II a Gorizia e il bassorilievo dedicato a Luca Balsofiore, medaglia d’oro al valore militare.
Morì il 28 marzo 1956.

luca-balsofiore

Luca Balsofiore nacque a Forio d'Ischia (Napoli) l'11 gennaio 1906. Conseguito il diploma di Capitano Marittimo presso l'Istituto Nautico di Napoli ed ammesso al Corso Ufficiali di complemento all'Accademia Navale di Livorno, nel giugno 1928 conseguì la nomina a Sottotenente Direzione Macchine. Trattenuto in servizio a domanda, nel 1930 fu promosso Tenente e nel 1937 venne nominato Capitano, prestando successivamente servizio su unitàdella Squadra Navale, presso la Scuola Specialisti di Venezia, all'Accademia Navale di Livorno, presso il Comando Militare Marittimo Autonomo dell'Alto Adriatico, ed infine a Navalgenio Genova.Partecipò alle operazioni militari in Spagna, il 16 aprile 1941, partecipò alla missione di scorta convogli che vide l'unità aspramente impegnata contro 4 unità similari inglesi. Nell'aspro combattimento che ne segui e che culminò con l'affondamento del Luca Tarigo e del cacciatorpediniere inglese Mohawk silurato dallo stesso Luca Tarigo, Luca Balsofiore benché gravemente ferito ed accecato da un colpo al viso volle essere accompagnato in plancia comando accanto al suo Comandante il Capitano di Fregata Pietro De Cristofaro, e con lui scomparì tra i flutti nell'affondamento dell'unità.

Luigi-Mazzella

Luigi Mazzella nato ad Ischia il 21 Dicembre del 1829. Nel 1865 si laureò in medicina specializzandosi in chirurgia ostetrica, fu un medico di grande scienza e si prodigò verso i pazienti con singolarità. Nel 1869 fu eletto sindaco d’Ischia e resse le sorti del comune per quindici anni circa, diede incremento alle scuole elementari, semplificò la burocrazia del comunee mise disciplina negli uffici pubblici. L’opera che lo ricorda ai posteri fu lacostruzione dello stabilimento termo-minerale di Ischia Porto. Muore il 5 marzo 1883.

matteo-verde

Nacque a Forio nel 1836. Si laureò in medicina nel 1863. A Forio si prodigò con tutte le sue forze per alleviare le sofferenze morali e materiali delle classi umili e diseredate. Nel 1881 e 1883, quando Ischia fu colpita dal sisma, Matteo Verde fu tra i primi a soccorrere i feriti. Tali meriti gli valsero la nomina di cavaliere della Corona d’Italia da parte del re Umberto I. Fu un medico impegnato negli studi scientifici e nella ricerca. Propagandò l’usodelle vaccinazioni per prevenire le malattie esantematiche. Nel 1894 prese parte al movimento liberatorio giovanile “Lega per la Libertà”, prese parte anche agli avvenimenti politici foriani ma non ricoprì mai cariche amministrative. Ai suoi funerali alcuni giovani patrioti avvolsero la bara nella bandiera tricolore.

Monsignor Agostino D'Arco, nato ad Ischia il 5 Marzo 1899 da Michelangelo D'Arco e Maria Francesca Trani, Vescovo titolare di Tenneso e Coadiutore di Mons. Emanuel, Vescovo di Castellamare di Stabia, al quale succedette il 29 Marzo 1952.
Morì a Castellamare il 29 Settembre 1966.

Mons. Carlo Mennella, nato a Casamicciola il 29 Giugno 1834 da Nicola Mennella e Carolina Sirabella. Fu Vescovo titolare di Mennith ed Ausiliare di Mons. Di Nicola, Vescovo di Ischia.
Morì a Casamicciola il 30 Luglio 1883.

Monsignor Giovanni Onorato Carcaterra, O.F.M., nato a Forio l'11 Febbraio 1871 da Vincenzo Carcaterra e Raffaela Capuano.
Fu Custode di Terrasanta a Gerusalemme, poi Vescovo titolare di Ipso.
Morì a Grumo Nevano il 14 Marzo 1940.

Nacque a Forio il 24 gennaio 1856 di origini contadine.
Avviato in seminario dal sacerdote Filippo Monte, si distinse ben presto fra i coetanei per le elette virtù di mente e di cuore. Ordinato sacerdote, fu destinato all’insegnamento nel Seminario d’Ischia per la sua profonda cultura e per le notevoli doti di umanacomprensione e di paterna carità.
Nel 1902, dopo trentuno anni di insegnamento e di guida spirituale svolti nel Seminario Iscitano, Giovanni Regine veniva nominato Vescovo di Nicastro. Resse quell’importante Diocesi per sedici anni, lasciando fra le popolazioni calabre un’impronta incancellabile per l’infaticabile attività pastorale, l’operosità incessante, le iniziative sociali (specie in occasione del terremoto che colpì le Calabrie nel 1908) e il Governo della Chiesa (indisse un importante Sinodo nel 1911; i 340 decreti sono raccolti in un volume di eccezionale interesse ecclesiastico e teologico).
Nell’infuriare della prima guerra mondiale, mons. Fu nominato Arcivescovo di Trani e Barletta da Papa Pio X. Duro nell’alto incarico appena due anni: il morbo della peste che infieriva nella città di Trani lo colse mentre si prodigava fra gli ammalati, incurante dei pericoli e con tutto l’ardore del suo ministero religioso e sociale (4 ottobre 1918).
Le venerate spoglie furono traslate nella sua terra natale, a Forio, dove non aveva mai smesso di soggiornare nei mesi estivi o nei periodi di riposo, e tumulate nella Basilica di S.Maria di Loreto.

Giovanni-Scotti

Monsignor Giovanni Scotti, nato a Barano d'Ischia il 18 Marzo 1874 da Salvatore Scotti e Caterina Mattera, a soli 22 anni si laurò in sacra teologia e l’anno dopo conseguì la laurea in Utroque jure.
Profondo conoscitore della Bibbia pubblicò dei volumi di commento biblico che ebbero l’onore di più edizioni. Nel 1918 venne promosso Arcivescovo di Rossano ove lavorò tra i giovani di azione cattolica,e affrontò i penosi problemi sociali e di rinnovamento economico della vita del paese. Morì a Procida il 16 Ottobre 1930.

Cristofaro-Mennella

 Prof. Mennella Cristofaro nato a Casamicciola Terme il 17 Febbraio del 1907, attraversò i corsi di studi molto rapidamente, laureandosi in scienze fisico–matematiche. Fu nominato, nel 1951, Direttore dell’Osservatorio Geofisico dell’isola d’Ischia da parte dell’Ufficio Centrale di Meteorologia ed Ecologia. Una sua opera accolta nel mondo universitario fu “Il Clima d’Italia”.Il Mennella fu socio della Società Astronomica Italiana, di quella Geofisica e Meteorologia, di quella Geografica Italiana, dell’Associazione Medici Italiana di Idroclimatologia, della Società Italiana per il progresso delle Scienze e della Società di Astronautica Italiana. Morì il 25 Gennaio del 1976.

Vincenzo-Telese

Vincenzo Telese nato ad Ischia il 19 febbraio del 1907. Nel 1928 assunse la rappresentanza della Banca d’America e d’Italia, nel 1930 era titolare e direttore dell’Ufficio del Forestiero fondato per contribuire alla valorizzazione delle risorse naturali ed allo sviluppo delle attività turistiche e termali dell’isola.
Dal 1936 al 1946 assolse l’incarico di Giudice Conciliatore di Ischia, nel 1946 divenne Sindaco di Ischia.Sviluppò il turismo; snellì la parte burocratica degli uffici comunali, diede incremento alle scuole elementari, medie e superiori, ed invitò ad Ischia operatori turistici; così Ischia diventò luogo turistico di prima classe.
Nel 1966 fu nominato Presidente della Società Iniziative Turistiche Ischia e del Club Internazionale “Ischia nel Mondo”.

Giuseppe-DAscia

Giuseppe D’Ascia, autore della monumentale ed enciclopedica Storia dell’isola d’Ischia (1867), nasce a Forio il 23 febbraio 1822. A dieci anni perde entrambi i genitori a poca distanza l’uno dall’altro. Studia a Napoli per circa sei anni e nel 1845 sposa Maria Capuano, che muore prematuramente, lasciandolo vedovo e padre di due figli. I dolori non finiscono per lui che nel 1860, dopo essere sopravvissuto ad un’imboscata tesagli da

nemici personali, deve affrontare la perdita del figlio quattordicenne. L’anno successivo sposa Teresa Calise, da cui ha quattro figli. Ricopre tre volte la carica Sindaco di Forio (1861 – 1863, 1868 – 1869, 1870 – 1872) e quella di consigliere provinciale dal 1861 al 1878.
Nel terremoto del 1883 perde la casa e la sua ricca biblioteca, dove conserva manoscritti e documenti rari. Muore a Forio il 7 giugno 1889.
Il suo nome è legato soprattutto alla ricostruzione della Storia dell’isola d’Ischia. Pur con i limiti di un’opera scritta da un consigliere comunale desideroso di rendere un «tributo di affetto alla Patria, la quale, dimenticata da suoi, era stata in qualche parte illustrata da penna straniera», il testo di D’Ascia resta un’opera basilare per quanti vogliano avvicinarsi alla ricostruzione del passato dell’isola. Il volume è strutturato in quattro parti - storia fisica, storia civile, statistica amministrativa ed economica, storia monografica dei sei comuni dell’isola e del Castello di Ischia – ed è il risultato di un intenso lavoro volto, come si legge nella Prefazione, a «dissotterrare tutto quanto riguardava l’isola d’Ischia, sia dalle opere storiche, sia dai cenni pubblicati, dalle memorie edite; sia dagli archivi, dalle cronache, e dalle tradizioni, che oscure restavano, obliate negli ammuffati scaffali di qualche segreteria municipale, o tra le ragnatele di antico libro di memoria di qualche famiglia di quest’Isola».
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Alberto Mario nasce a Lendinara (Rovigo) nel 1825. Partecipò alla prima guerra d'indipendenza e ai tentativi insurrezionali di Genova.
Nel 1857 si reca prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti. Ritorna in Italia per la seconda guerra d'Indipendenza, ma vi giunge quando è già stato firmato l'armistizio. Sposato con la mazziniana Jessie White ed amicoe consigliere di Garibaldi, partecipa alla spedizione dei Mille. Alle imprese di Garibaldi dedica due suoi scritti: La Camicia Rossa (1870) e Vita popolare di Garibaldi (1872). Muore nel 1883.

Luigi Patalano, letterato, politico e poeta, nasce a Forio nel 1869. Intraprende gli studi classici e dopo la maturità si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Non termina gli studi per dedicarsi al giornalismo.

Nel 1890 fonda e dirige la rivista Pro Patria. Rivista politica e scientifica. Giornale radicale che accoglie socialisti e repubblicani e che si presenta come «un settimanale di altissimo livello culturale e particolarmente incisivo, sulla linea repubblicana mazziniana ed in aperta opposizione alla monarchia» (D’Ambra, p. 11).

Autore di poesie, diari psicologici e opere storiche oramai disperse, instaura rapporti di lavoro e di amicizia con Cavallotti, Bovio e Ibriani.
Nel 1893 fonda e dirige insieme al geografo Ferdinando Corsari la Rassegna scientifica letteraria e politica sempre con atteggiamento critico e di rottura, che gli costa un lungo processo all’amico Corsari. Patalano lo difende con coraggio nei suoi molti scritti, tra cui ricordiamo “Ferdinando Corsari e un processo massonico”.
Nel 1889 e nel 1894, per la sua attività giornalistica, subisce due condanne dal Tribunale di Napoli per diffamazione a mezzo stampa.
Proprietario della Mezzatorre, in questo castello a torre scrive Patogenesi di un comune, un saggio storico e sociale in cui riporta alcune impressioni di vita cittadina. Amico dello scultore e poeta Giovanni Maltese, stringe un rapporto fraterno anche Giovanni Verde, figlio del medico Mattero Verde, altro illustre personaggio foriano. Muore a Forio nel 1954.

(Lacco Ameno 1909-Roma 1964). Generale di Divisione. In tenera età si trasferì con la famiglia a Taranto, dove il padre, maresciallo, prestava servizio nella Marina Militare. Dopo i primi studi, nel 1929 entrò nell'Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena. Il 22 gennaio 1941, al comando della Divisione corazzata Ariete, partì per l'Africa settentrionale italiana. Sui campi di battaglia fu combattente eroico, trascinatore di missioni, meritando varie decorazioni, tra cui la Croce di ferro germanica di II classe, cheperò lui calpestò e buttò via quando ci fu l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Il 7 maggio 1942 il re Vittorio Emanuele III gli conferì l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia. Durante le Olimpiadi di Roma, nel 1960, tenne il comando del Raggruppamento Militare. Il comune di Lacco Ameno ha deliberato di intitolargli una strada.

agostino-lauro

(Ischia 1917-1989). Armatore che ha dato grande impulso alle comunicazioni marittime tra le isole ed il continente. Fin da piccolo dimostrò una grande propensione per il mare. Imparò innanzitutto a pilotare l'Ondina, in servizio per i collegamenti Ischia-Napoli. Quando l'isola d'Ischia cominciò ad affermarsi in campo turistico, Agostino Lauro avviò la costituzione della compagnia di navigazione che diventerà nel tempo una delle più grandi edimportanti del Mediterraneo, contribuendo soprattutto ad agevolare sempre più le comunicazioni tra l'isola dÕIschia e la terraferma. Dopo la Freccia del Golfo (1948), un mass da guerra adattato al trasporto passeggeri, dalla metà degli anni 1950 è tutto un susseguirsi di acquisizioni: la Celestina, la Angelina, la Rosaria, il Salvatore Lauro, l'Agostino Lauro, il Settebello... Si ha poi anche il passaggio agli aliscafi, che hanno notevolmente rafforzato i collegamenti marittimi. Nel 1968 iniziano i collegamenti tra Napoli e Palermo; poi lo spostamento sulla linea Brindisi - Corfù. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1974.

Maria-Senese

La caffettiera galante, come la chiamava Elsa Morante, proprietaria del Bar Internazionale di Forio, frequentato specialmente negli anni 1945/1960 dagli illustri personaggi (artisti e letterati italiani e stranieri) che erano soliti soggiornare a Ischia. A lei si ispirò il poeta W. Auden per il personaggio di Babà la Turca nel libretto La carriera di un libertino musicata da Strawinsky; inoltre in una poesia intitolata Il Bar Internazionale così conclude:

Raise your glasses, drink to our Hostless, crying: Viva Maria! (Levate i vostri bicchieri, bevete alla nostra ostessa e gridate: Viva Maria). Maria aveva raccolto in un album le firme di tutti i suoi famosi avventori.
Giacomo-Deuringer

Nativo di Napoli (1920), ischitano per discendenza materna, ha sempre nutrito un grande amore per Ischia ed ha sviluppato una intensa attività a favore dell'isola. Dal 1952 al 1956 è stato direttore dell'EVI, e poi fino all'aprile 1964 presidente dell'ente stesso, contribuendo in maniera determinante all'impostazione e soluzione dei problemi, oltre che allo sviluppo turistico ed economico, in un periodo che vide appunto la realizzazione di numeroseopere. Fondò e diresse il mensile Ischia l'Isola Verde (1949-1952) e il quindicinale, insieme con Saverio Barbati, Il Golfo (1953-1954), e poi Lettera da Ischia (1962), titolo ripreso successivamente varie volte; nel 1959 pubblicò una Guida dell'isola dÕIschia; provvide ad istituire la collana pubblicistica I Quaderni dell'isola verde. A lui si devono inoltre la costituzione dell'Associazione Amici dellisola d'Ischia e del Circolo Nautico di Forio. Ha occupato posti importanti anche alle dipendenze della Radio Televisione Italiana.

(Serrara Fontana 1852-1933). Eremita dell'Epomeo, "filosofo rude e taciturno", che, dopo 42 anni, fu costretto a lasciare l'eremo in seguito ad un provvedimento del comune di Serrara Fontana che un gruppo di isolani, in un appello ai concittadini e alle autorità, definiva "violazione della legge da parte dei custodi della legge". Nel 1926, dopo due anni, venne richiamato e fatto tornare sull'Epomeo, dove egli aveva ospitato alpinisti e carbonari, turisti e legnaiuoli, poeti, condottieri e principi (il re Vitt. EmanueleIII), «offrendo a tutti la stessa paglia per letto e lo stesso bicchiere di liquore forte, all'alba, mentre la nebbia che sale dalla vallata fa emergere le cime del monte come scogli neri di un mare grigiastro».

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