di Ciro Cenatiempo
Una straripante folla di amici, estimatori, conoscenti, persone semplici si è radunata – una domenica dello scorso febbraio - nella chiesa di Portosalvo a Ischia, per condividere la commozione sincera del saluto ad Antonio Macrì, ultimo interprete di una fortunata e speciale generazione di artisti che si sono fatti apprezzare e amare lontano dai confini di Ischia.
Pittore popolare, uomo schivo. In questa apparente dicotomia c’è la summa di Antonio e del suo istinto talentuoso self-made che, affinandosi e perfezionandosi; e aggirando manierismi di scuola e accademismi, ha lasciato una traccia lunghissima, distribuita e abitata in un’infinità di collezioni private.