Balli tipici
“A mascarataâ€, “A 'Ndrezzata†“A vattute e ll’astreche†costituivano le principali danze popolari legati a momenti della vita della comunità ischitana oggi divenuta danza folkloristica grazie alla nascita di gruppi specializzati.
Le origini delle danza “A mascherata†sono tutt’oggi poco chiare: secondo alcune fonti ha origini greche, secondo altre spagnole in quanto in una località spagnola questa danza si ballava il giorno di Pasquetta o in occasione della festa di San Giovanni, stesso Santo patrono di Buonopane.
Tuttavia, ci sono diverse ipotesi riguardanti la genesi del ballo. Secondo una di queste, che rappresenta un connubio tra mito e leggenda, la danza affonda le proprie radici in una faida tra gli abitanti di Buonopane e Barano risalente al 1500. Tutto ciò è documentato da un manoscritto rinvenuto nella sacrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta della venuta del Vescovo per placare una lite tra gli abitanti di Buonopane e quelli di Barano causata dalla contesa di una ragazza tra due abitanti appartenenti ai rispettivi paesi.
A Vattute e ll’astreche
A Vattute e ll’astreche
Danza popolare che rivive la creazione dei tetti a cupola. A vattute e ll'astreche - ballo tipico ischitanoNell’isola d’Ischia, come in gran parte del bacino mediterraneo, si usava costruire fino agli anni ’50 i tetti delle case a botte o a forma di piccole cupole emisferiche, dette a carusiello, attinte dalla cultura architettonica greco – araba. La costruzione avveniva secondo canoni ben definiti; la sagoma veniva preparata con intelaiatura di pali di castagno su cui venivano poggiati i “penicilli”( fasci di viti secche), la si ricopriva di manto di creta (argilla o altro materiale lavico) su cui venivano appoggiate le pietre pomice (anch’esse pietre vulcaniche leggere ma forti e compatte). Terminata questa fase, il proprietario della casa issava di buon ora una bandiera, era il segnale con cui si chiamavano a raccolta parenti, amici, vicini, compagni, …insomma quasi tutto il paese era coinvolto e felice di dare il proprio contributo alla realizzazione finale della nuova casa. Tutti quelli che partecipavano portavano con loro un puntone, palo di pioppo con una parte più larga, tale attrezzo serviva per comprimere il lapillo bagnato da calce bianca viva, fino a renderlo impermeabile. Tale immane fatica durava per tre giorni, giorno e notte ininterrottamente. I puntunari per alleviare queste immani fatiche cantavano, raccontavano aneddoti, filastrocche,… di solito chi sapeva suonare qualche strumento accorreva. Le case ormai si costruiscono in cemento armato, tutta un’altra storia tra abusivismo e devastazione della nostra terra, per fortuna questa tradizione viene fatta rivivere con questa danza popolare e per noi che la danziamo sembra quasi che costruiamo una casa, vista la foga e passione che mettiamo in questo ballo. Le sequenze del ballo sono queste: si inizia con un canto propiziatorio: Jesc sole, si passa al canto saluta allu padrone, per giungere al pettegolezzo principe del nostro paese Nu sacce che succise a Murupane . Il capo mastro, per non far perdere il ritmo ripete di tanto in tanto: una, due e tre;se qualcuno perdeva il ritmo, visto che tutti avevano gli stessi nomi, il capo mastro li chiamava per soprannome e questi si accodavano al ritmo degli altri; se il bere e il magiare tardavano ad arrivare si era soliti ricordare la sciaguratezza con un canto:tutti li miezziurn son sunat . Poi qualche filastrocca per farsi un nuovo brindisi, stavolta si citavano le verdure e gli ortaggi. A seguire l’inno dei puntunari Sartulella per finire con la Tarantella lu Ceras. Una volta completato il tetto si usava buttare del grano di tanto in tanto per evitare la comparsa di piccole fessure. Nel frattempo, le donne, anch’esse accorse numerose, si dilettavano in cucina a preparare piatti prelibati ed amati da tutti. I puntunari dopo tre giorni erano felici, perché finalmente avrebbero mangiato bene ed abbondante, tutti accorrevano per questa mangiata finale, nessuno aveva compensi economici per questo lavoro. I piatti, tanto richiesti e desiderati, erano il coniglio da fosso cotto alla cacciatore e le zeppole. Il coniglio, catturato nel fosso con la “chienga” era ammazzato e lasciato al vento per una notte, l’indomani era tagliato e fatto rosolare dentro la sugna con teste di aglio intere, una volta raggiunto il colore roseo si metteva il vino bianco e si aggiungevano le interiori avvolte intorno al prezzemolo, il peperoncino e altre spezie, appena stava per consumarsi il vino bianco si aggiungevano i pomodorini a prunnella o a punta e il basilico. Il coniglio era cotto in cocci di creta e su legna. Il sugo che veniva ricavato serviva per condire i bucatini o i ziti. Le zeppole, farina lievitata naturalmente per ore dopo l’impasto, una volta cresciute venivano cotte in olio bollente ed assumevano le forme più disparate, una volta cotte si buttava su un velo di zucchero. Gli uomini commentavano i piatti ed esprimevano i loro giudizi sul cibo, il tutto innaffiato con vino di produzione propria (del proprietario della casa) a base di uve di biancolella, zi bacco e forastera il vino bianco, mentre il rosso era fatto con le uve piede rosso, guarnaccia, cammamele,… Finita la grande abbuffata si iniziava a ballare (tammurriate e tarantelle) e cantare per un’intera giornata con una sfilata di ceste o barchette piene di zeppole. Il popolo era felice perché un altro concittadino era riuscito a costruirsi un tetto e quindi il nido dove far prosperare la propria famiglia. Il nostro intendo è acquistare una casa a carusiello e adibirla a museo della civiltà agreste per questo chiediamo a voi tutti di aiutarci a realizzare questo sogno che ci consenta di tutelare un patrimonio che piano piano sta scomparendo. Ballo della scuola del Folklore.
La 'Ndrezzata
La 'Ndrezzata
Il ballo tipico dell'isola d' Ischia. 'Ndrezzata del 1948Le teorie riguardanti le origini di questa danza e la sua importazione sull'isola sono numerose. C''è chi dice, ad esempio, che è di origine greca, chi invece ne intravede le radici in Spagna. E' noto che danze simili si ballano in Egitto, Sudan, Polonia e in diverse località Italiane: Sorrento, Arezzo, Sicilia.Le fonti storiche disponibili sono due: un testo custodito nella Biblioteca Antoniana di Ischia dove è
citata un'ode del 1600 di Filippo Sgruttendio, in voga nel beneventano: "a Cecca - invito a vedere la Ntrezzata"; un manoscritto, rinvenuto nella sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista a Buonopane, in cui si racconta dell'intervento del Vescovo al fine di dirimere una controversia (che causò anche dei morti) tra gli abitanti della contrada di Buonopane e quelli di Barano. Si racconta che due uomini, Rocc'none di Barano e Giovannone di Buonopane, corteggiavano la stessa donna. Rocc'none era un marinaio e in uno dei suoi viaggi aveva acquistato una fusciacca (o uno scialle, ci sono dei dubbi in merito) per farne dono alla donna amata. Nessun altro possedeva quella fusciacca, così quando l'innamorato tradito vide Giovannone indossarla, lo sfidò a risolvere la faccenda tra uomini presso il ponte che divide i due paesi. Intorno al 1930 fu realizzato il primo costume, inspirato al passato della gente comune, per lo più pescatori. I tessuti erano poveri e per risparmiare la stoffa le maniche delle camicie vennero cucite al panciotto di tela, assicurato da una doppia fila di bottoni; i pantaloni arrivavano sotto le ginocchia, con stringhe allacciate all'estremità e per finire venivano calzati sandali di cuoio. Alla fine degli anni 50 Ischia è soggetta ad una forte attenzione da parte di molti turisti. Tra di essi le famiglie Rizzoli e Malcovati particolarmente interessati al folclore locale. Riconoscendo nella 'Ndrezzata un valore culturale e un valido intrattenimento, propongono un sodalizio tra le diverse interpretazioni isolane. Dalla Trallera di Fontana importano la sfilata o serenata; dalla Ndrezzata di Campagnano la predica; dalla Intrecciata di Forio i costumi da pescatore; dalla Mascarata di Buonopane la coreografia del ballo. Al costume, che si ispira al tricolore italiano, vengono aggiunti il colletto e la pallina al cappello, sono cuciti in velluto (verde e rosso) e le scarpe in cuoio sono della foggia da cortigiano. Da tradizione folcloristica la 'Ndrezzata diventa spettacolo con la scuola del Folklore.
'Ndrezzata Gruppo Folk
Gruppo ufficiale della danza folkloristica ischiatana composta da 8 danzatori ('ntrezzaturi), quattro suonatori, due fiati (clarini) e due tammorre.
Info
Via San G. Battista, 15Tel: 081 905164
Linee bus: >> CS, CD, 5