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PARRACINE IN MINIATURA
Se i principali monumenti identificano
immediatamente la particolare
ambientazione del presepe ischitano,
la narrazione dell’identità dell’isola
nella sua ambivalenza tra mare e terra
è affidata alla ricostruzione, attenta e
particolareggiata, dei paesaggi, con
una grande cura per la loro varietà
e per gli elementi antropologici che
più profondamente e autenticamente
li connotano. Il mare è sempre sullo
sfondo, come nella realtà punto di
arrivo di ogni percorso, sorprendente
rivelazione per lo sguardo in qualunque
direzione sia rivolto. Ma è la terra che
occupa gran parte della scena. Con le
sue alture, le valli, le rocce verdeggianti
e le asperità che l’azione millenaria
dell’uomo è riuscita a domare. Petrella
su petrella, incastrate tra loro secondo
l’antichissima tecnica di costruzione
che ha reso coltivabili le colline
ischitane, si sviluppano le parracine in
miniatura come i modelli naturali, che si
estendono per chilometri fin nelle zone
più impervie del ventre e dei contorni
dell’isola. E anche nel presepe il verde,
con tutte le sue sfumature, è il colore
dominante: quello, unico al mondo,
della pietra dell’Epomeo usata per le
parracine, che ha dato il nome all’Isola
Verde, e quello dei boschi e delle
coltivazioni che fasciano i fianchi delle
colline. I filari di viti sorrette dai pali di
castagno sono ovunque, sullo scoglio-
isola e sullo scoglio-presepe. Dove sono
riprodotte anche le cantine scavate nella
pietra, i palmenti e gli attrezzi antichi
della lavorazione dell’uva.
MURI A SECCO. Il lavoro degli Amici del Presepe si specchia nella prospettiva poetica del paesaggio reale
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