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A testimoniare con orgoglio la cultura del
vino che si tramanda dall’VIII secolo a.C.
sulla prima colonia greca in Occidente, da
dove si trasmise a tutti gli altri popoli della
Penisola.
A completare il paesaggio rurale, le case
scavate nella pietra, nel segreto dei boschi,
quando gli ischitani cercavano rifugio dalle
continue scorrerie dei pirati nei villaggi
costieri. E le case coloniche, ispiratrici dei
tanti artisti approdati a Ischia all’epoca
del Grand Tour, con i caratteristici tetti a
“carusiello”, la cupola costruita pestando i
lapilli vulcanici: un’opera corale, “’a vattuta
‘e l’asteco”, che impegnava come un rito
profano, codificato nei particolari, intere
contrade. Con un’allegra festa finale, che
non di rado è riproposta negli “scogli”
ischitani.
MURI A SECCO. Il lavoro degli Amici del Presepe si specchia nella prospettiva poetica del paesaggio reale
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