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IL PRESEPE È UN’ISOLA / 2
IL MARE IN BOCCA
CANOCCHIE
E PANNOCCHIE
di Raffaele Mirelli
l freddo non intorpidisce i miei piedi, né mi rallenta nell’incedere verso il borgo:
Isono in missione per conto del signore e a dicembre, poco prima della venuta
dell’inverno, mi appresto a fare la spesa verso le sette e trenta di un mattino
rigoglioso. Non voglio attendere in fila per soddisfare la brama e l’appetito che,
con il freddo, aumentano. I colori che accolgono il mio respiro caldo sono di un
rosso addensato tra le nuvole all’orizzonte. L’aria è nitida e, questo rituale, mi
prepara davvero bene al Natale che verrà, al senso di famiglia, quello che manca,
ai ricordi: «Aggia fa ‘a spesa!».
Per strada si percepisce un ritmo diverso, sembra che il tempo a disposizione
stia finendo, per cui ho l’impressione che la gente sia in attesa di un qualcosa di
particolare. Vado per botteghe, oggi non visiterò i grandi supermercati. So cosa
comprare, ma voglio anche lasciarmi sorprendere dai prodotti stagionali che, in
questo periodo dell’anno, parlano un’altra lingua.
Sapete perché? Perché il pomodoro, orfano della pianta che lo genera, si ritrova
appeso tra le affascinanti pagliarelle delle botteghe. Insieme ad essi anche
l’aglio, intrecciato a dovere, e poi i tanti peperoncini rossi e piccanti che in questo
periodo colorano, come prime donne, gli orti della nostra bella isola. Insomma i
prodotti sono apparentemente sempre gli stessi ma, conservati in questo modo,
fuori dal loro habitat naturale, parlano un’altra lingua, ossia parlano a un’altra
lingua, a un altro palato, perché hanno mutato i loro sapori. Anche il baccalà e lo
stoccafisso, insomma, erano pesci una volta, adesso invece sono mutati, hanno
vissuto una bella metamorfosi.
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