Buonopane a San Giovanni in festa con la 'Ndrezzata
Barano è uno dei sei Comuni dell'isola d'Ischia istituiti durante la dominazione francese del Regno di Napoli nel 1806. E' il secondo per estensione territoriale (12 Km2). La sua popolazione è di circa 9 mila abitanti sparsi in 4 frazioni (Piedimonte, Fiaiano, Buonopane e Testaccio). Una di queste – Testaccio – è stata anche Comune autonomo dal 1806 al 1873.
Alla piazza di San Rocco – il centro del Comune posto a circa 200 metri sul livello del mare – si arriva da Ischia Porto attraverso la statale ex-270, ora provinciale, che circumnaviga l'isola; dalla piazza centrale si può andare ancora più su a Buonopane, il villaggio posto a circa 280 metri sul livello del mare con una popolazione di 1400 abitanti, per scoprire un'Ischia trascurata dal grande turismo di massa: l'isola delle tradizioni contadine e della "storia orale".
"Qui abbiamo avuto soltanto un personaggio importante, Angelo Migliaccio, un avvocato che fu sindaco di Barano dal 1849 al 1859, i nostri padri erano contadini e dal XVIII secolo i cognomi delle famiglie sono rimasti gli stessi: i Di Costanzo, i Di Meglio, i Di Iorio, i Balestrieri, i Migliaccio" mi dice Pasquale Balestrieri, professore di italiano e storia per quaranta anni negli istituti superiori e soprattutto poeta ma anche contadino attaccato alle tradizioni degli antenati e che è ,dopo circa due secoli, un "personaggio importante" di Buonopane, stimato ed amato da tutti.
Queste famiglie di contadini hanno conservato in un modo che è ancora misterioso per i cultori di storia una delle più antiche tradizioni dell' isola d'Ischia: la danza della "Ndrezzata" alla quale prendono parte diciotto danzatori "intrecciatori", quattro suonatori – due clarini e due tamburi - che danno il ritmo alla danza dalle origini antichissime. Alla banda della "Ndrezzata" partecipano soltanto i buonopanesi e la tecnica della danza viene trasmessa di generazione in generazione, da padre a figlio.
"Le origini della danza si perdono nella notte dei tempi – spiega il professor Balestrieri - ma è probabile che sia una danza di origine greca; del resto i greci furono i primi colonizzatori dell'isola d'Ischia". Ma come questa danza si sia fermata qui, in un villaggio interno, lontano dalla città di Pithecusa fondata dai greci dell' VIII secolo a. C. nell'odierna Lacco Ameno, è ancora un mistero.
"Probabilmente non si saprà mai – dice il prof. Balestrieri – così come non si saprà mai con certezza se la " Ndrezzata" sia una danza di guerra oppure una danza d' amore; quello che è certo che rappresenta l'ultima autentica espressione di folclore dell'isola d'Ischia".
I diciotto danzatori, con in testa il "caporale, che oggi è Giovanni Emiddio Buono e che all'inizio recita una "predica" in un napoletano antico, si collocano in due rose concentriche di nove danzatori ciascuna che impugnano un mazzarello con la destra ed una spada di legno con la sinistra; poi, ai comandi del "caporale" ed al ritmo dei suonatori, si intrecciano a vicenda scambiandosi colpi di mazzarello e di spada frontali e lateriali.
La danza dura pochissimo – otto, dieci minuti – ma richiede una preparazione ed un allenamento notevoli da parte dei danzatori.
"Il testo della danza è del XVIII secolo – spiega Balestrieri – ed è probabilmente un inno alla fertilità femminile, alla donna, all'amore fra i due sessi". Il valore liberatorio della danza è provato dalle giornate dedicate da Buonopane a questo rito. La " Ndrezzata", infatti, si svolge sul sagrato della chiesa di San Giovanni Battista, l'unica del villaggio, due sole volte all'anno: il lunedì in Albis ed il 24 giugno, giorno della festività di San Giovanni, protettore del villaggio.
"La Ndrezzata si esibisce sul sagrato il 24 giugno subito dopo la messa serale e prima della processione con la statua di San Giovanni con alla testa il parroco Don Francesco Mattera" spiega il prof. Balestrieri
" C'è un racconto popolare, trasmesso via orale di padre in figlio, secondo il quale capitò molto tempo fa che durante la processione arrivò una fitta pioggia e la statua di San Giovanni dovette essere ricoverata in una cantina. Così gli abitanti di Fontana dileggiarono i buonopanesi perché avevano fatto passare San Giovanni per ubriacone. Ma San Giovanni si vendicò e mentre a Buonopane cadeva la pioggia a Fontana cadeva la grandine andando a distruggere i grappoli d' uva che davano il vino, il principale prodotto della terra per la sopravvivenza" racconta Balestrieri.
Non è prevista pioggia per la giornata di domenica 24 giugno 2012 ma... un incontro in una cantina di Buonopane per un buon bicchiere di vino dopo aver visto l'esibizione della Ndrezzata, seguito la processione e ringraziato San Giovanni si può mettere perfettamente in programma!
di Giuseppe Mazzella