Forio d'Autore
“Le isole sono come navi sempre all’ancora. Mettere piede su un’isola è come salire su una passerella d’imbarco: si è presi dallo stesso senso di magica sospensione, sembra che nulla di brutto o di volgare possa accadervi; e mentre il “Principessa” rallentava nella minuscola insenatura di Porto d’Ischia, la vista dei colori pallidi, da gelato, che si sfaldavano sulle case del porto, parve familiare e benefica come il battito del proprio cuore.
Nella confusione dello sbarco, lasciai cadere e ruppi l’orologio – un pizzico di simbolismo eccessivo, troppo evidente: si capiva alla prima occhiata che Ischia non era posto per un rincorrersi affannoso di ore, le isole non lo sono mai...”.
Così descrive il suo primo “impatto” con l’isola d’Ischia Truman Capote (1924-1984), il grande scrittore americano inventore del “romanzo-verità”.
Era la primavera del 1949. Capote aveva soltanto 25 anni ed aveva già raggiunto la notorietà con il romanzo “Altre voci, altre stanze”.
Venne ad Ischia con Jack Dunphy, che fu suo “compagno” per 38 anni. I due presero alloggio alla pensione Di Lustro di Forio e restarono ad Ischia 4 mesi. A Forio alloggiavano nella stessa pensione Tennesse Williams (1914-1983), l’autore di “Un tram che si chiama desiderio” insieme al suo amante Frank Merlo.
“Una volta sistematisi in una pensione del minuscolo paese di Forio - racconta Gerald Clarke nella sua biografia di Truman Capote - Truman e Jack dimenticarono la Sicilia: i quarantasei chilometri quadrati di Ischia, tutti roccia vulcanica bagnata dal mare e dal sole, era tutto quello che cercavano”. “Che posto strano e stranamente incantato è questo”, scrisse Truman a Bob Linscott. “E’ un’isola al largo della costa di Napoli, molto primitiva, abitata per la maggior parte da viticultori e da pastori di capre, da WH Auden e dalla famiglia Mussolini”.
A Cecil Beaton – continua Clarke - al quale durante i giorni che aveva passato in Inghilterra si era affezionato molto è davvero molto bella e strana, occupiamo quasi un intero piano proprio sul lungomare, il sole è duro come il diamante e c’è dappertutto il piacevole odore meridionale del glicine e delle foglie di limone”.
Truman Capote e Wystan Hugh Auden (1907-1973), uno dei più grandi poeti inglesi contemporanei, furono i primi grandi intellettuali stranieri che “scoprirono” Forio e l’isola d’Ischia sul finire degli anni ‘40 quando l’isola aveva una ricettività turistica
di una decina di alberghi, tutti di terza categoria, con un limitatissimo indotto commerciale.
L’acqua potabile arrivava con le navi-cisterna ed i collegamenti marittimi erano assicurati dal “postale” della Società Partenopea di Navigazione (Span), con il quale era giunto Capote.
L’isola d’Ischia era praticamente sconosciuta ai grandi flussi turistici nazionali ed internazionali tanto scarse erano le conoscenze sulle sue tradizioni, le sue peculiarità ambientali e la sua storia.
Negli anni ‘50 al “Caffè Internazionale” di Maria Senese, la “caffettiera” come le chiamava Elsa Morante, è passato mezzo mondo della cultura contemporanea.
Personaggi come Renato Guttuso, Alberto Moravia ed Elsa Morante, Capote, Willians ed Auden si ritrovavano al Caffè di Maria per sorseggiare il suo “vino annacquato” come scherzava Capote che l’ha ricordata nel suo “Colore Locale”.
Auden restò a Forio sei anni insieme al suo amico americano Chester Kallman e dedicò a Forio ed all’isola una bellissima poesia che Gerald Clarke riporta nella biografia di Capote. Colpiti dall’incanto del mare Ischia diventò il rifugio di intellettuali stanchi del frenetico ritmo delle città industriali.
Uno di questi è stato il prof. Edoardo Malagoli (1923-2001), marchigiano, insegnante di lettere al liceo classico di Ischia per oltre vent’anni, che si trasferì negli anni ‘50 da Brescia ad Ischia per non lasciarla mai più.
Oggi l’isola d’Ischia non è più quella vista da Capote. Il mare non è più così limpido come quello che incantò il prof. Malagoli. Anche il “Caffè Internazionale è cambiato, come cambiano le mode, ma lo spirito è lo stesso perché qui l’orologio non serve ”. Lo sviluppo ha il suo prezzo. Gli alberghi sono centinaia, l’acqua arriva con le condotte sottomarine, traghetti ed aliscafi collegano l’isola con il continente a ritmo frenetico, sono sorte migliaia di case, spesso negli angoli più suggestivi, che hanno reso l’isola meno verde. Il tempo purtroppo non si è fermato. Ma lo sviluppo ha permesso a tutti di poter fruire delle bellezze dell’isola com’era giusto che fosse mentre prima era un privilegio per pochi. Ma l’isola, anche se diversa è ancora bella come 65 anni fa?
Per chi arriva per una vacanza di pochi giorni o qualche mese l’isola è ancora il posto dove “le ore non debbono affannarsi a rincorrersi”? A Forio, il centro più romantico dell’isola e luogo preferito di artisti, si respira la stessa aria “bohèmienne” di allora?
Ai turisti la risposta, ma abbiamo motivo di credere che l’isola “c’è ancora” nonostante i guasti di uno sviluppo urbanistico economico assolutamente disordinato. Il panorama che si vede dal Monte Epomeo è ancora incomparabile come quello, del resto, che si vede dal Castello Araqonese. Le oltre 70 chiese sparse nei suoi 46 km2 conservano ancora il loro fascino e custodiscono - forse ancor meglio di prima - i loro tesori.
Molte “case di pietra” dove si rifugiavano i contadini per ripararsi dai saraceni nel XVI secolo sono ancora adibite a vecchie “cantine” dove si fa il buon vino d’Ischia.
Le acque termali miracolose alle quali Giulio Jasolino, il medico calabrese del ‘500 alla corte napoletana, dette “nuova vita”, continuano a fare miracoli ed i “giardini termali”, che sono una particolarità dell’isola, hanno ancora più valorizzato le capacità terapeutiche delle acque termali.
Se è vero che lo sviluppo ha portato i guasti ha permesso anche di scoprire nuove occasioni di benessere e di salute.
Le antiche tradizioni di Ischia sono gelosamente custodite come quella della danza della “Ndrezzata” a Barano e delle decine di feste patronali. Il fascino delle notti di luna c’è sempre.
Truman Capote quando venne ad Ischia stava lavorando ad un romanzo - “Summer Crossing” - che uscì postumo. Qui scoprì il suo amore per Jack al quale - con fasi alterne - restò legato per tutta la sua “scandalosa” esistenza.
«Ischia restò per Truman - scriva Clarke della biografia - un luogo di felicità e Capote visse pochi momenti di felicità pochi fu uno “scrittore sregolato e geniale in tutti i sensi, ambizioso e palesemente omosessuale, naufragato nell’alcol, nelle droghe e nei farmaci il 24 agosto 1984».
Truman Capote restò a Forio un’intera primavera e non ritornò mai più.
Alla fine del 1949 consegnò al suo editore americano tutti gli articoli di viaggio, nove in totale, affinché fossero raccolti in un libro che intitolò “Local Color” (traduzione italiana “Colore Locale”).
L’articolo del suo soggiorno nell’isola d’Ischia appare nelle pagine che vanno dalla ottantasettesima alla novantacinquesima. È uno, o forse il più bel reportage mai scritto sull’Isola d’Ischia.
Scrive, concludendo Capote: «Abbiamo seguito la primavera. In quattro mesi, da quando siamo arrivati, le notti si sono fatte calde, il mare è diventato più calmo, l’acqua verde, ancora invernale di marzo, si è mutata in quella azzurra di giugno, e le viti, allora grigie e nude sui loro pali contorti, si coprono dei primi grappoli verdi. Vi sono sciami di farfalle appena nate e sulla montagna molte dolcissime cose per le api; in giardino, dopo un acquazzone, si può udire, sì, appena percettibile, lo schiudersi delle nuove gemme.
E ci svegliamo più presto, un segno dell’estate, e la sera indugiamo fino a tarda ora e questo è un altro segno.
E’ difficile tapparsi in casa con notti simili: la luna scende più vicina e ammicca sull’acqua con uno splendore stupefacente; e lungo il parapetto della chiesa dei pescatori, che si protende sul mare come la prua di una nave, i giovani passeggiano avanti e indietro, bisbigliando, poi attraversano la piazza, si rifugiano in qualche oscuro angolo appartato. Gioconda, la cameriera, dice che è stata la più lunga primavera che lei ricordi: la più lunga e la più bella».
SI, Ischia è ancora l’isola senza tempo.