L'arte dell'intreccio
L'arte dell'intreccio ha origini antiche e con il passare degli anni diventa sempre più patrimonio di pochi, per la mancanza di interesse delle nuove generazioni.
Nell’isola d’Ischia, prima della lavorazione, i materiali vegetali, utilizzati per l’intreccio, sono sottoposti a vari trattamenti, che, a seconda del materiale, prevedono la defoliazione, la decorticazione, che serve a dare un colore diverso o anche il taglio in strisce sottili.
Una volta compiuto questo lavoro preliminare, il materiale è trattato con vapore di zolfo, che lo libera da eventuali parassiti e li sbianca.
L’artigiano lavora con pazienza il materiale creando cappelli, ventagli, cestini, rivestimenti per damigiane, bottiglie, canestri, noti in dialetto foriano come canisto, ed ancora la nassa ed il maruffo. La nassa, fino agli anni Sessanta serviva a catturare i pesci e il maruffo a mantenerli in vita per venderli in un secondo momento. I materiali utilizzati per la costruzione di questi due attrezzi da pesca erano la canna, il giunco, il lentisco, l’erica e la tamerice.
Per la domenica delle Palme, che precede la festività pasquale, si intrecciano tenere foglie di palma, che vengono scambiate in segno di pace.