La magica Tribú dei Maronti

l spiagge 4Scendere giù ai Maronti è come calarsi dalla cima del Grand Canyon sulla sponda del Colorado, nella Riserva dei Navajo: «Augh, qui tutto esiste e tutto si immagina…». Esattamente come qui, sulla spiaggia che va dalla Punta della Signora alle Fumarole. Qui ogni granello di sabbia è una storia vera, un mito e un sogno insieme, da migliaia dianni, e chi osa dubitarne è solo uno sporco infedele da garrotare all'istante.

Io la frequento da sempre, tappa obbligata del mio incessante girovagare, dalla Papuasia al Pantanal, dal Tibet all'Antartide. Perché proprio qui? Semplice: per la eterna magia che l'avvolge, quella che mi permette di vedere e toccare tutto il resto del mondo. O di immaginarlo, di sognarlo forse... Non solo, qui, mentre riposo sotto il sole o la luna, posso anche deliziarmi al canto delle Sirene che danzano sulle braci verso S.Angelo. Certo, merito della natura, ma direi soprattutto della Tribú che mi circonda: un popolo senza età, pragmatico e visionario, un po' guerriero sempre in armi e un po' a dolci fronde di limone, ora eroi di Chaplin ora di Sam Peckinpah.

Vado in ordine sparso cercando di non confondermi tra i 1648 che si chiamano Giovanni. Di Costanzo, per esempio, il mitico bagnino dello Smeraldo arrivato qui da Samoa in una canoa con altri 99 uomini ai remi. O Giovanni Pesce, della nobile famiglia che valorizzò i Maronti, sputato dal delfino che salvò Pinocchio e allevato da due alici fritte. Se la luna non lo tradisce, può essere straordinario per organizzazione e competenza enoculinaria (di contro, abissale ignoranza in calcio e cinema); ma ora è famoso soprattutto per essere il padre di Angelo, il giovane chef che ha elevato a rango internazionale il Ristorante Ida, da oltre mezzo secolo tempio consacrato della cucina
ischitana, arricchendo con tocchi di classe la tradizionale cucina della nonna. Del settore balneare si occupa zio Aldo, che nel secolo scorso domava i draghi a guardia delle vicine miniere di sale. La
sorella Pina, elegante medusa della danza che ebbe come tata una squaw Apache, s'è stancata di riposare ed è tornata alle sue squisite padelle aprendo “Le Petrelle” con la sorella Gabriella.
Donna Lucia  Iacono, già Maestra di Palazzo Reale alla Corte di Luigi XIV, ora è al vertice dell'hotel Parco Smeraldo, polso d'acciaio e animo gentile. Il marito Antonio Vitale vanta un antenato che liberò gli schiavi dalle vigne precedendo Abramo Lincoln.
Ed ecco Ciro Cenatiempo, primo punto di riferimento multiculturale e Grande Mistero dell'isola. Studiosi di fama mondiale ancora non hanno stabilito se sia figlio di un re etrusco o del comandante supremo della flotta dei Fenici. In chiave moderna è il nostro Jonathan Swift, principe della fantasia ancora abitante in un vulcano in perenne eruzione; come sospetta anche l'artista dalle mani d'oro e Ancilla  Maxima del Baronato Letizia Moizzi, sorella dell'omerica Nausicaa poi generosa capotribù dei Muschiones. Il marito, Giovanni Cerruti, di multiforme ingegno, accompagnò il neozelandese Edmund Hillary nella prima scalata dell'Everest, forte delle esperienze accumulate fra gli aborigeni
australiani e i tagliatori di teste Papua. Ora, pur di non dirigere La Stampa, si è ritirato con i suoi leoni di montagna e insieme cazzeggiano al computer e al pianoforte.
E qui, con altri due portieri alla Zamora, Massimo e Gaetano, c’è pure Domenico, guida spirituale dello Smeraldo, organizzatore di gite campestri, già ispiratore delle virgiliane Bucoliche. Alfiere della cortesia, il maître Tonino, che costrinse Ercole a ritirarsi dall'ottava fatica. Ed ancora un Giovanni, il barman juventino doc appena resuscitato dall'eccidio di Berlino. Altri seguiranno nel prossimo reportage fissato per il 2096.
Mentre saluto, veleggia all'orizzonte l'Endeavour del mio amico Cook e a monte scivolano le slitte di Shackleton trainate da conigli azzurri. A presto ragazzi. Ora il Gigante di Aladino mi prende in groppa per portarmi a volo d’albatros chissà dove.
Forse all'Inferno. Intanto,accorrete gente, questo è infine il millenario palcoscenico tanto caro anche al mago Meliès, geniale inventore dei film.
Venite libenter, la Tribù dei Maronti vi aspetta a sangue aperto. Augh!

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