Giardino di Iside
_E’ quando si pensa che la natura si stia preparando al letargo che esplode rigogliosa dimostrando che il suo spirito non è mortifero, ma un continuo perpetuarsi.
Quella natura si risveglia alla rugiada del mattino, viene accarezzata dal sole timido, con i tramonti che scandiscono una nuova giornata, nuove corolle che sbocciano e altrettante che sfioriscono dopo aver indossato il loro miglior “vestito”.
Non è difficile immaginare che tra tanto verde, con sapiente attesa, al momento giusto nascerà una nuova sfumatura pronta a far impallidire le altre.
A Ischia li dove non t’aspetti, il vento trasporta con la brezza marina il profumo dei fiori, intenso, prima che gli occhi dei fortunati avventori siano ricolmi di bellezza. Fortunati loro perché verranno accolti in un giardino privato, il tesoro di un proprietario, di cui non sveleremo il nome, orgoglioso quanto discreto del suo creato.
Dopo aver valicato l'ingresso, si entra in un’altra dimensione, catturati da piccole oasi d’acqua in cui si specchiano vanitosi Fiori di Loto e Ninfee, mentre Colombi bianchi si raccolgono in volo al suono di una campana. Solo il rumore di qualche auto in corsa riporta alla realtà.
Si comprende da subito perché questo giardino dell’anima, poi ribattezzato di Iside, renda omaggio alla dea e alla processione che avveniva in Egitto la prima luna piena, dopo l'equinozio di Primavera, per celebrare la “resurrezione” e la sua fertilità.
Lo sguardo corre veloce e viene rapito da forme e sfumature di un bouquet di specie disposto in un caos ordinato. Lì dove sono state incoraggiate, rose antiche e rare si arrampicano rigogliose lungo archi che abbracciano la nostra passeggiata, mentre altre dai fitti petali, soffici come il cuscinetto della cipria, non sono addomesticate e mortificate in un’aiuola.
E’ una tentazione tuffare il naso qua e là, respirare profondamente, per carpire le fragranze che richiamano talvolta note fruttate, la mirra o qualche altro aroma penetrante che si cerca di decifrare.
La Rosa è la regina sontuosa dell’intimità di questo fazzoletto verde che ne custodisce ben 180 varietà, come la Gloire de Dijon, la Crimson Glory, l’Aloha Sombreuil e la Abraham Darby, per la gioia degli estimatori. Non manca all'appello neanche Baroness de Rothschild, President Herbert Hoover, Königin von Dänemark e Anna Pavlova: ogni nome racconta una storia e spesso ricorda quella altisonante del personaggio a cui è stato dedicato.
Le rose arrivano da Amburgo, Spagna, Francia, Italia e America. Sono state scelte con cura, attese e traghettate al più presto sull’isola, anche nelle giornate d’inverno. Così se c’è chi negli anni trascorsi ha trasportato cemento e perpetrato abusi, qualcuno, vestendo i panni di un moderno Capitan Cook, ha piantato a Ischia un po’ del mondo.
Nel Giardino di Iside la geometria, la costruzione e la proporzione cedono il passo al ritmo armonico con cui si alternano queste meraviglie della natura, spontaneamente, senza troppe veilleità. Restare seduti a contemplare circa 600 specie tra Gelsomini, Ibiscus, Calle, Epiphyllum, Gerani, Tromboni d’Angelo e Caprifogli, fa sentire il giardino un salotto arredato e mai stanchi di perdersi nella pace del luogo, come insegna da sempre la tradizione Orientale.
Filosofia, botanica e misticismo diventano il concime ideale con cui alimentare l’anima del Giardino di Iside. Petalo dopo petalo si scopre anche il suo proprietario, che attraverso voli pindarici stimola la nostra curiositá con riflessioni e citazioni dotte, interessanti richiami di cui è ricca la religione, come i miti e le favole. Dall'espressione di San Francesco come metafora di una fioritura personale che irradia anche chi ci è vicino («Bisogna fiorire dove Dio ci ha piantato»), all’importanza del profumo come essenza vitale, c'è tempo per accennare ai Gigli e al rapimento di Persefone, che è la leggenda che meglio incarna l’arrivo della rigidità invernale e il rinnovarsi della Primavera. Ma si parla anche dei fiori sacri come il Loto, idrorepellente a tal punto da non essere intaccato neanche dal fango, e naturalmente delle amate rose che ritroviamo nelle litanie cristiane, nella letteratura, nell’Arte, persino nella favola della Bella e la Bestia e per non spingerci così lontano, anche nello stemma del Comune di Forio.
La riflessione va al di là dei nomi scientifici che il proprietario sembra conoscere, per nostra invidia, a menadito, dimostrandoci che non occorre essere architetti paesaggisti per creare un’oasi privata come anticamente avveniva nelle case patronali.
Chiedersi cos’è sia la bellezza o la perfezione, pensando a quanto si è già visto e ci ha annoiato con la sua schematicità, è inutile. «La bellezza non è un punto di arrivo ne di partenza - ci viene rammentato -, è la ricerca di una nostra essenza. Il giardino è dentro di noi!».
Va da sé che è piacevole pensare, per non dire auspicabile, che dietro altrettanti cancelli privati, apparentemente anonimi, ci sia tanto verde coltivato con amore, che aspetta solo di essere scoperto e contemplato.