Alla riscoperta del vitigno perduto, la Guarnaccia
In zona Cimmento Rosso, nel comune di Forio, nasce l’agriturismo La Pegola. Un luogo volto al recupero delle tradizioni e alla venerazione dei piaceri della tavola, dal cibo al buon bere. Qui, è possibile trovare marmellate dai gusti rari e particolari e cibo tradizionale come il coniglio alla cacciatora.
Dal punto di accoglienza, da cui si diramano le camere, il percorso è piacevole: pietre di tufo verde recintano la folta vegetazione, i muretti a secco ‘contengono’ le viti rigogliose e folte di un verde così intenso quasi d’accecare la vista. Il panorama è emozionante, sul verde delle viti si appoggia il mare di un blu intenso, e sopra il mare si sovrappone l’azzurro del cielo terso e limpido. La stradina che costeggia i vigneti porta ad una grotta di tufo verde, un’antica cantina, che nasconde il segreto più prezioso dell’agriturismo.
Di Fronte, due palmenti -una vera rarità- un vecchio sistema di torchiatura delle uve, tipico delle zone insulari del mediterraneo ed emblema dell’Ischia enoica. Testimonianza inequivocabile che il vino in questo luogo è un’arte antica.
Giosuè produce un ottimo vino, il frutto dei vigneti di famiglia, impegnati nella produzione da 5 generazioni, dal 1800 ad oggi. Giosuè racconta che l’odierno ristorante La Bussola, appartenente alla famiglia Colella era un’antica cantina. Lì era stoccato il vino, portato dalle campagne per essere venduto, trasportato ‘a dorso di mulo’ nelle varricchielle, contenitori di 125 lt, un termine gergale, probabilmente derivante da una trasfigurazione del termine barrique in barriquella (barrique più piccola). Da qui l’inflessione squisitamente dialettale varriquella.
Il segreto che nasconde la piccola cantina di tufo ha un nome: si tratta della Guarnaccia, un vitigno presente da tempo immemore sull’Isola ma che della sua origine non si hanno prove tangibili. Giosuè è rimasto folgorato dalle caratteristiche della Guarnaccia e affascinato dal mistero che avvolge questo vitigno senza parenti, né origini chiare, né bibliografia acclarata.
Una domanda crivella i pensieri della famiglia Colella:
‘Come mai un vitigno dalle straordinarie caratteristiche è confinato all’oblio viticolo?’
Ecco da dove nasce il desiderio della famiglia Colella di recuperare questo vitigno, un desiderio che nasconde la volontà di difendere l’isola ad essere isola, a mantenere la forte identità di un luogo circoscritto, isolato dalle altre realtà e che grazie al suo carattere fortemente identitario ha permesso la conservazione di un patrimonio amplografico unico, diverso da qualsiasi altro angolo del mondo.
È dal 2016 che la famiglia Colella vinifica in purezza la Guarnaccia ottenendo risultati sopra ogni aspettativa: il vino ha un profumo gentile, floreale, con delicati accenni di piccoli frutti rossi; al palato è equilibrato, fresco e con tannini morbidi. Un vino che ostenta classe e che invita ad un sorso appagante e ripetuto fino alla fine del bicchiere. Un vino elegante che ben si presta ad abbinamenti culinari e in pieno accordo con le logiche che impone il mercato attuale.
Allora perché non gode della stessa fama dei più diffusi Piedirosso e Biancolella? Pur essendo, la Guarnaccia, ammesso nel disciplinare di produzione ‘Ischia Rosso Doc’ fino ad una quantità del 40-50%, non riuscirebbe a soddisfare un’eventuale richiesta. Questo perché, il vitigno è presente in piccole quantità rispetto altri vitigni più diffusi, spesso si trova in incognito in appezzamenti di altre varietà nell’ordine di pochi ceppi, tra Biancolella, Forastera e Piedirosso fa capolino di tanto in tanto una pianta di Guarrnaccia. E non è irragionevole pensare che qualche contadino ignori addirittura di possederla nei propri vigneti multi-varietali. Le modeste quantità di questo vitigno trovano un’esaustiva spiegazione negli antichi retaggi contadini: la Guarnaccia è quella che viene definita uva da taglio, categoria a cui sono ascrivibili quelle uve in grado di smorzare asperità e mancanze dei vitigni preponderanti nel taglio, risultando, quindi, complementari a questi ultimi. Grazie al suo colore rosso sangue e alla sua morbidezza, La Guarnaccia è in grado di rinvigorire il colore degli altri vitigni presenti in dosi più massicce e -nel contempo- d’ingentilire il vino.
Il Guarnaccia è un vitigno a bacca rossa di cui non si ha nessuna notizia certa, con un nome che fornisce più confusione che certezze.Infatti, il nome può portare a pensare ad una stretta parentela con il Grenache, varietà francese, più conosciuta in Italia, con il nome di Cannonau. Questo vitigno sembrerebbe provenire dalla Spagna (dove è chiamato Garnacha Tinta)
È escluso che la Garnacha Tinta coincida con la varietà Vernaccia, un altro vitigno italiano diffuso in Sardegna, con il quale ha un'assonanza uditiva ma nessuna familiarità ampelografica. Tutto sembra filare liscio come l’olio ma ,purtroppo, nessun test del DNA ha confermato questa ipotesi. Inoltre, nessun documento storico riesce a chiarire la provenienza della Guarnaccia, e si può anche ritenere possa essere una delle tante uve importate dalla Grecia al tempo della colonizzazione ellenica nel VII secolo a.C. Questa ipotesi viene supportata dalla dislocazione del vitigno, concentrata soprattutto sul litorale Campano, nell'isola d'Ischia e in Calabria. Nell’isola verde è molto popolare e lo si trova in taglio con il Piedirosso.
Altri studi condotti sull’isola d’Ischia affermano che l’uva Vernaccia e l’uva Tintora sarebbero sinonimi della stessa varietà(Cfr. Bordigon), questa descrizione coincide con la Guarnaccia descritta da S.D’Ambra. Se ne deduce quindi che Vernaccia e Guarnaccia siano identiche.
Forse non verremo mai a capo della questione che concerne l’origine di questo vitigno, questo perché i casi di sinonimia e ononimia in campo viticolo sono all’ordine del giorno. Infatti, è molto frequente che due vitigni uguali siano catalogati con nomi diversi nello stesso luogo, e che un unico vitigno sia indicato con nomi disomogenei, in luoghi diversi. La materia è fuligginosa e Giosuè vuole fare chiarezza su questo vitigno dalle grandi potenzialità. Due sono i siti in cui la varietà è stata studiata e confrontata- Fango e Spadara- nel comune di Forio.
Ed è proprio in zona Fango che la famiglia Colella possiede 300 metri di Guarnaccia dalle quali ottiene il vino Guarnaccia in purezza. Deciso a voler recuperare l’antico vitigno ischitano, Giosuè ha innestato altre 850 piante, allo scopo di poter continuare le micro vinificazioni e fare massa critica. Ad oggi la produzione è di 700 litri e le caratteristiche del vino sono in accordo con quanto riportato sull’Atlante dei vitigni dell’isola Ischia: acidità e contenuto zuccherino non sono eccessivamente elevati. Le nuance sono rosso sangue e il profilo del vino è gentile ed equilibrato. Il vitigno si presenta con grappoli di medie dimensioni, a forma conica con densità compatte. Anche le bacche sono di medie dimensioni, con buone concentrazioni di pruina sulle bucce nere mediamente spesse e coriacee. Il vitigno è vigoroso, con rese costanti e medie con la maturazione che giunge a fine settembre.
Non sono chiare le origini di questo vitigno e né come sia giunto sull’isola, ma l’evidenza dimostra che il vitigno esiste ed è dovere morale riuscire a conservarne l’identità. Un’identità combattiva di un vitigno misterioso giunto a noi senza lasciare traccia del suo percorso, un vitigno che ha resistito alle logiche d’ipersfruttamento dei suoli, caratteristiche considerate prioritarie nel secolo scorso, periodo in cui si premiava la forza, il grado alcolico, oltre le alte rese per ettaro. La Guarnaccia è un vitigno misterioso che racconta l’identità dell’isola d’Ischia, un’isola che come un forziere protegge e perpetua la biodiversità di piccoli tesori.