Il web e lo stile narrante della fortezza
DI GRAZIANO PETRUCCI
«Favoloso sito clou di Ischia», così è stato definito il Castello Aragonese dalla rivista londinese «ES.-Evening Standard» (www.standard.co.uk), che di norma si rivolge al pubblico inglese, in un articolo dello scorso febbraio.
L’isola verde non è caratterizzata in modo particolare, ma solo come «conveniente» a «meno tempo di percorrenza da Napoli», rispetto a Capri, e «isola vulcanica seducente» oltre che «meta rilassata ma popolare per i pochi fortunati che lo sanno».
Forse avrebbe potuto scrivere diversamente, magari usando lo stesso incipit fiabesco, quel «c’era una volta …» considerando che in certe favole c’è sempre una Fortezza, meglio se Aragonese, e immancabilmente una principessa prigioniera nella torre in attesa che qualcuno sia capace di liberarla, anche dalla superficialità e dall’approssimazione della narrazione.
E come Vittoria Colonna, sposa di Francesco Ferrante D’Avalos nel dicembre del 1509, che mentre ascoltava l’eco delle vittorie del marito rimaneva avvolta nel paesaggio e nella fame delle sfumature di Gerone (o Girone, alcuni dei nomi con cui s’indica il Castello Aragonese), quale diretta corrispondenza tra il mondo esterno con il suo interiore, ci si aspetterebbe dai giornalisti contemporanei l’utilizzo di più dettagli, di una maggiore concordanza dei luoghi alla realtà. Prima ancora, nell’agosto 2018, la famosa rivista «Forbes online» (www.forbes.com), da cui lo «Standard» trae ispirazione, identifica il paesaggio ischitano quale destinazione calda italiana ed elenca almeno sedici motivi per visitarla. Purtuttavia è «l’isola nascosta in bella vista» dove «le spiagge sono meno rocciose che in molti punti della Costiera Amalfitana e Capri» con «alloggi a prezzi accessibili anche in alta stagione». Tempi diversi, quelli di oggi, che mostrano la necessità di un lessico nuovo per ricollocare al suo posto un luogo che, prima, percorreva le strade dell’inconscio collettivo grazie ad articoli del New York Times – l’ultimo in ordine di tempo risale al 2008 - che in un pezzo del 1959 raccontava del film, nella traduzione italiana, «Sissi a Ischia». Interpretato da Romy Schneider poco più che ventenne nel ruolo della protagonista, è ambientato in un’isola d’Ischia in ripresa dal periodo post seconda guerra mondiale e in apertura al mercato internazionale nel suo fascino suggestivo, povero ma ricco, scoperto e da scoprire. Il titolo originale della pellicola è «Scampolo». E forse è proprio questo pezzetto di stoffa che può mostrarci una nuova via da seguire. Scampato alla cucitura richiama una persona corta di statura o anche un universo frugale, in cui si racimolano le risorse per riutilizzarle al meglio che si può, come “Scampolo – Romy” viveva alla giornata per racimolare qualche spicciolo. Fino a quando non incontra l’amore, l’alchimia, l’unione giusta, nel suo vissuto quotidiano dopo di che la sua vita si stravolge. Si deve tentare e si può riuscire. Creare, da un pezzo di tessuto che disegna la trama odierna, un lavoro di cucito tra Ischia, consapevole che va cambiato qualcosa nella diffusione dei suoi posti nel mondo, e la relazione tra se stessa e la realtà che la circonda. Per scampare agli spazi descrittivi angusti e sostare finalmente, e fermamente, di nuovo nella storia. Per divenirne parte, giorno dopo giorno, vivendola. La sua storia. Ed è il potere narrante a esprimersi attraverso il pubblico che afferma se stesso e vive, vivificando il luogo. Sapori e sogni: la terrazza del ristorante Il Monastero Stabilire quali sono, allora, i punti di forza e di debolezza è perciò indispensabile per mappare gli snodi della narrazione e gettare le basi per cambiare le regole del gioco di quel sentimento che, a un tempo, è storia e racconto. Ecco che allora l’analisi della reputazione o comprendere la percezione di un luogo in base ai commenti degli utenti, non dimenticando di misurare le attività e i ritorni del social media marketing diventano attività essenziali come l’esperienza. L’albergo-ristorante “Il Monastero”, proprio sul Castello, diventa parte della descrizione attraverso i commenti degli utenti su Tripadvisor, anche aiutato con la buona efficacia del sito on line di riferimento. La stessa “Fortezza” diventa snodo cruciale con una maggiore incidenza attraverso fotografie caricate sulla piattaforma Flickr che con il suo 65% copre la maggior parte della visibilità, seguito da Instagram al secondo posto con il 17,8% e Youtube in terza posizione con il 7,6%, a seguire tutte le altre piattaforme social; mentre il sito castelloaragoneseischia.com copre l’1,9% pur richiedendo una compressione della immagini e dei video dove possibile. Le keywords più vedono al primo posto la parola “castello” (count pari a 82), seguito da “aragonese” (count a 72) e, al terzo posto “ischia” (count a 66), mentre gli hashtag #castelloaragonese e #ischia si dispongono rispettivamente all’11° (count a 22) e 15° posto (count a 15). Anche gli utenti, e l’uso da parte loro delle piattaforme che si connettono al racconto, svolgono buona parte dell’attività minuziosa degli episodi. Le fotografie che ritraggono il Castello Aragonese su Flickr coprono circa il 41,1% con 30 utenti attivi. Nella lista, subito dopo Tumblr con il 26% di copertura e 19 utenti attivi. Al terzo, a spartirsi la torta della visibilità, è Youtube con il 15,1% e i suoi 19 utenti attivi. Gli hashtag più usati, in generale, sono poi rappresentati da #castelloaragonese al primo posto con 123 volte; #ischia, in seconda posizione con 61 volte; #italy, al terzo posto, con 40 volte. Tutti si associano ai post caricati – comprendendovi immagini e fotografie – su Flickr (che raggiunge una quota di 102 post), seguito da Tumblr (25 post) e Facebook (che si ferma a quota 8 post).
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