Opere d'arte nell'opera d'arte
DI CIRO CENATIEMPO
A che gioco giochiamo? Senza scomodare studiosi della mente, teorici estetici, letterati famosi o maestri nell’incastro di figure retoriche, lascio spazio alla visione. Sono entrato semplicemente in un’opera d’arte – il Castello in sé – che ospita opere d’arte. E poi osservo l’arte che ha, nel corso di secoli ormai - ed ha ancora - il Castello al centro, come soggetto d’ispirazione creativa. Mi piacerebbe allestire una galleria d’opere e nomi, facendo il giro del mondo tra musei e collezioni, ma è una missione impossibile.
Dovrei includere poeti, romanzieri, saggisti, critici e semiologi; cuochi, scultori, paesaggisti, architetti e soprattutto filosofi; fotografi, grafici, copywriter e talenti multitasking, senza dimenticare gli storici e gli antropologi, per dare un senso a ciò che penso dell’Arte. Significa molto di più della sola parola Cultura. Lo sapeva bene Gabriele Mattera, il pittore e artefice massimo del Castello come lo viviamo oggi, che ha affudato alla moglie Karin e ai figli Cristina e Nicola, l’eredità e la splendida responsabilità di lasciarci liberamente coinvolgere in questo contenitore incontenibile.§
Sublime e viscerale. Chi forse si avvicina di più a questa dimensione onnivora e stordente, sono i magnifici artisti e pensatori contemporanei che stanno reinterpretando un Castello di (c)arte, fili, tessuti, lava, pietre, sole e memorie, donne e uomini, luce e abbagli, vino e orto, ortensie e ogliastri; lentischi e millefiori; pesci e conigli, ceramiche, colori, archi, volte e linguaggi universali, tra musica & suoni; cinema, teatro, trasparenze, assenze, presenze, virtù, algoritmi, sapori e messaggi senza tempo. Alcuni di loro ne reinterpreteranno l’anima profonda nel corso di installazioni, mostre e festival in calendario per quest’anno: più avanti ce n’è un briciolo d’anticipazione nell’elenco degli appuntamenti per la «Stagione culturale 2019» programmata dagli «Amici di Gabriele Mattera». Intanto, senza perdermi nelle citazioni di Arnold Böcklin, Emil Nolde, Eduard Bargheer, Giuseppe Casciaro e mille altri, mi limito a una sequenza esemplificativa di opere classiche, più comoda, ma non meno evocativa. È una lista di punti di vista, di spunti di vita che pizzicano la Città arroccata anche tra i percorsi assolati e salmastri che riflettono gli orizzonti e gli sguardi di Giovanni Mattera, nei quali è trasmigrato l’imprinting marinaro del papà Antonio, a partire da una raffigurazione pubblicata nel «Nuovo dizionario enciclopedico universale illustrato» stampato a Parigi a fine ‘800. Poi, un giorno, vi racconterò di tutte le volte che ho incontrato… il Castello in una delle magnifiche Kunsthaus d’Europa. E non solo.
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