Restituta o delle cinque chiese
La storia di Restituta d’Africa, la martire cristiana del III secolo d.C. che è la Santa Patrona dell’isola d’Ischia da epoca immemorabile, è avvolta nella leggenda o nel miracolo della Fede Restituta era una ragazza di Biserta, città nell’odierna Tunisia e si convertì al cattolicesimo subendo le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano fino al martirio.
Fu posta in una barca “carica di stoppa, intrisa di resina e di pece ed in essa lasciata bruciare“ ma la barca non bruciò ed un Angelo portò la sua anima in cielo e le sue spoglie mortali lontano, molto lontano dalle coste africane fino ad approdare nella rada di San Montano nell’odierna Lacco Ameno nell’isola d’Ischia che allora si chiamava Aenaria. Un viaggio lunghissimo in pieno mese di maggio favorito dal vento di scirocco.
“Viveva in quel luogo una pia donna di nome Lucina ed a lei apparve in visione l’Angelo del Signore e le raccontò la storia del martirio di Restituta e le dette pure il mandato di recarsi a S. Montano, di raccogliere il corpo della martire e di seppellirlo con grande venerazione” così scrive Don Pasquale Polito nel suo libro “Lacco Ameno: il paese, la protettrice, il folclore” del 1963.
Lucina fece esattamente quello che le aveva detto l’Angelo. Seppellì Restituta nel luogo dove si radunavano i cristiani e cominciò a venerarla ed a diffonderne il culto.
Questo racconto è stato trasmesso di generazione in generazione per secoli. Quanto c’è di verità storica e quanto di leggenda?
Don Pietro Monti aveva 35 anni nel 1950 ed era già da alcuni anni Rettore del Santuario di Santa Restituta, il più importante tempio cristiano di Lacco Ameno del XVII secolo e del XIX secolo con la bella facciata neoclassica sull’omonima piazza costituito da due edifici: la “chiesa grande” ricostruita dopo il terremoto del 1883 per intervento del cardinale Guglielmo Sanfelice, arcivescovo di Napoli e di mons. Gennaro Portanova, vescovo d’Ischia ed inaugurata con “grande festa” nel 1886 e la “chiesa piccola”, quella più antica, il cui primo nucleo fu edificato nel IX secolo d. C.
Era la mattina del 12 aprile 1950 e si davano inizio ai lavori di restauro della “chiesa piccola”. Nelle intenzioni di Don Pietro Monti non c’era un’esplorazione archeologica in quanto allora l’ipotesi di ritrovamenti paleocristiani non era tenuta in considerazione.
Il compito che si era proposto il Rettore del Santuario era semplicemente quello di cambiare il pavimento della chiesetta e di apportare qualche modifica e qualche restauro all’altare. La scoperta che sotto il pavimento c’era un’altra chiesa o forse più di una venne spontanea e del tutto inattesa.
Anni dopo Don Pietro racconterà che “quando sotto i colpi del piccone e lo sterro del materiale incominciarono ad affiorare un secondo, un terzo ed un quarto pavimento, quando mi trovai di fronte ad un battuto romano e rasentai le lastre di una tomba cristiana, sentii il dovere di andare fino in fondo per vedere nelle viscere di quel terreno inviolato cosa vi fosse che potesse interessare la storia e l’archeologia”. Furono avviati gli scavi e durarono venticinque anni grazie alla passione del prete-archeologo che cominciò ad allestire un museo allargando la ricerca a tutti gli altri siti archeologici dell’isola d’Ischia. Don Pietro riporta alla luce due civiltà: quella romana e quella cristiana.
Il pavimento della “chiesa piccola” nascondeva quattro chiese: la prima del III secolo d.C. che era il centro della cristianità dell’intera isola d’Ischia dove si conservavano le spoglie mortali di Santa Restituta; la seconda del IX secolo d.C. ricostruita dal conte Marino sulle rovine della prima basilica. Risale a questo periodo il trasferimento dei resti mortali di Santa Restituta a Napoli nel Duomo per timore di un saccheggio da parte degli invasori Mauri; la terza del XIV secolo quando nel 1374 mons. Bartolomeo Bussolaro vescovo d’Ischia provvide alla costruzione di un muro difensivo interno alla chiesa che diviene meta di pellegrinaggi da tutti i villaggi dell’isola; la quarta chiesa è del XVII secolo con una dedica a S. Maria del Carmine la cui immagine si venera ancora oggi opera di Decio Tramontano (1560); ed infine la quinta chiesa che è quella che vediamo oggi costituita da quella “grande” e quella “piccola”.
Da quel giorno di aprile del 1950 Don Pietro Monti, il prete-archeologo amico di Amedeo Maiuri, l’insigne archeologo che Don Pietro considerava il suo Maestro, per cinquantacinque anni fino alla morte avvenuta nel 2005 a 93 anni, dedicò la sua vita all’ampliamento del Museo di Santa Restituta ed a scrivere per conservare memoria di quanto trovava dando alle stampe soprattutto due volumi fondamentali: “Ischia, archeologia e storia”, un volume di 830 pagine” ed “Ischia, Altomediovale, “un volume di 335 pagine oltre a diffondere il culto di Restituta con piccoli volumi divulgativi.
Il Museo di Santa Restituta con il Santuario e gli scavi sono oggi parte inscindibile del Museo Diocesano e sono gestiti dalla Curia Vescovile ma sono portati avanti tra tre volontari: il dottor Filippo De Siano, nipote di Don Pietro, sua moglie Caterina Iacono e l’avv. Lucio Patalano che curano la biglietteria e la visita aiutati – dice al cronista la signora Caterina – da “due nonne, Immacolata Patalano e Maria Cacciutto.
“Il nostro è un impegno volontaristico per portare avanti l’opera di Don Pietro che molti anni fa con un gruppo di giovani ci insegnò ad amare le nostre radici” dice la signora Caterina mentre un gruppo di giovani studenti tedeschi della cittadina di Kircheim, il cui Istituto Scolastico è gemellato con il nostro Istituto Tecnico Mattei di Casamicciola guidato dalla professoressa Olimpia De Angelis visita il Museo.
Maggio è il mese di Santa Restituta. I festeggiamenti cominciano il 16 e durarono fino al 18. Don Pietro volle anche rinnovare l’arrivo della Santa nella rada di San Montano con una rappresentazione quasi a rendere Storia la Leggenda nella forza della Fede.
Maggio è il mese del vento di scirocco. In quei tre giorni l’isola d’Ischia è battuta da questo vento caldo che viene dall’Africa. Tutti gli isolani da epoca immemorabile dicono che è “lo scirocco di Santa Restituta”.