San Vito al tempo del Grand Tour

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L’articolo che segue è una sintesi tratta dal libro “Souvenirs d’Ischia” pubblicato in francese nel 1886 ed è contenuto nel volume di Giovanni Castagna sui “Viaggiatori francesi alla scoperta di Ischia” al tempo del “Grand Tour” (sec.XIX).
L’autore è l’abate Alphonse Kannengiesser di Rixheim (Haut Rhin) che  trascorse  alcuni mesi del 1883 nell’isola d’Ischia come precettore presso la famiglia di Bernardo Blumenstihl, direttore dell’acquedotto Acqua Marcia di Roma.

La famiglia alloggiava a Casamicciola alla Villa Giuochi, situata dove “la strada Principessa Margherita interseca quella Garibaldi a sinistra” come precisa il dottor Andrea Giuochi, proprietario della Villa,  nel suo  volume “Ischia dalla sua origine fino ai nostri giorni” del 1884.
A Villa Giuochi soggiornava tutta la famiglia Blumenstihl tranne il Signor Bernardo, per la cura soprattutto della figlia Maria.
Nel terremoto del 28 luglio 1883 perirono sia la moglie di Bernardo, Giustina, e la piccola Maria mentre si salvarono il precettore e gli altri due figli di Bernardo allievi dell’Abate, Paolo ed Emilio. L’abate Kannengiesser raccolse i suoi souvenirs costituiti soprattutto da una serie di lettere inviate ad amici e conoscenti nel libro di ricordi.
L’articolo che pubblichiamo descrive una gita a Forio proprio nel giorno della festa di S. Vito. L’affresco di Forio, dei suoi paesaggi e dei suoi colori, della sua gente e delle sue tradizioni, è di un’ “isola, senza tempo”, come poco meno di un secolo dopo la descriveva Truman Capote.       
                                                                                                                                       Giuseppe Mazzella

Continuo le mie esplorazioni attraverso Ischia. Ultimamente sono andato a visitare Forio, la contrada più notevole di tutta l'isola. È un grande borgo di circa 7000 abitanti, situato a ponente, ai piedi dell'Epomeo, in riva al mare. L'escursione è stata incantevole e ne ho conservato un ricordo che non si cancellerà tanto presto dalla mia mente. La strada che conduce a Forio attraversa siti pittoreschi che invano cercheremmo in altri punti dell'isola. Quando uno ha visitato Ischia con il suo castello e il suo campo di lava, quando è salito su qualche altura circostante da cui lo sguardo abbraccia il magnifico orizzonte del golfo di Napoli, contemplato dall'alto di un promontorio il villaggio di Casamicciola con i suoi alberghi e ville che ostentano i loro accecanti intonaci fra gli aranceti, immagina che ogni ulteriore passeggiata potrebbe soltanto sminuire le prime impressioni. Ma la peculiarità dell'isola d'Ischia è proprio quella di riservarvi continuamente nuove sorprese. Ne ho fatto la dolce esperienza andando a Forio…
Appare Forio. In lontananza si scorgono le sue numerose chiese, le sue torri merlate del Medioevo, le case con il tetto piatto e la rada semideserta. Da questa parte dell'isola l'Epomeo scoscende molto meno che al di sopra di Casamicciola. I vigneti salgono fino alla bocca del cratere dell'antico vulcano. L'arancio e il fico, pur senza scomparire del tutto, cedono il posto alla vite che si coltiva con grande cura e che produce vini molto apprezzati.
Avevo proprio scelto bene il giorno della mia visita a Forio. Una folla immensa di isolani vi era riunita: si celebrava con grande sfarzo la festa di San Vito, il patrono della città. Tutte le strade erano addobbate: numerose ghirlande ornavano le case; l'immagine del Santo era sospesa all'entrata delle vie principali. Non abbiamo alcun'idea dell'entusiasmo che anima queste popolazioni piene di fede quando celebrano le loro feste religiose. La festa di Santa Restituta a Lacco, quella di San Vito a Forio sono veramente stupende. A Forio l’affluenza era straordinaria. Era piuttosto difficile circolare in mezzo a quelle ondate di gente che si accalcava nelle vie. Parlo di vie; per essere più esatto bisognerebbe sostituire a questo sostantivo ambizioso quello di vicolo. In questa cittadina, infatti, del tutto orientale le strade più spaziose hanno appena tre metri di larghezza. Il colpo d'occhio che presentava la folla compatta in questi stretti corridoi era ancor più impressionante. Gli isolani si erano ornati dei loro abiti più belli. Mi occorrerebbe lo scrigno scintillante di un'immaginazione di poeta per dipingere gli effetti di luce e di prospettiva prodotti da tutti quei costumi variopinti che avevo dinanzi agli occhi.
Il vestito stesso presenta particolari degni di nota. La donna ha la capigliatura avvolta in un fazzoletto di seta che ricade graziosamente sulle spalle o circonda il capo a forma di turbante. Alle sue orecchie pendono orecchini d'oro fenomenali, i più piccoli sono lunghi da 12 a 15 centimetri. Una veste senza ornamenti, una tunica stretta alla vita, un paio di sandali eleganti, e, per le più ricche, tre o quattro catene di metallo prezioso sospese al collo formano l'abbigliamento di gala delle ”Ischiote”. Ma ciò che distingue quest'abito, in apparenza del tutto insignificante, è la diversità dei colori dei singoli indumenti che lo compongono. Le donne d'Ischia, come ho già detto, amano unire insieme i colori che fanno contrasto. Una farà sposare il giallo arancio del suo scialletto con il rosso porpora della sua veste, mentre la sua polacca sarà bianca come neve. Un'altra darà la preferenza al verde scuro, al blu, al violetto. Tutto l'arcobaleno viene utilizzato. Iride personificata in tutto un popolo. E che freschezza, che splendore in quei colori. Si direbbero personaggi di un affresco di Frate Angelico discesi dalla volta d'una cattedrale per percorrere in processione le vie di Forio. Ogni abbigliamento, considerato a parte, è talmente estraneo alle nostre abitudini che si fa fatica a non considerarlo barocco.
L'addobbo delle chiese segue le stesse norme dell'abbigliamento come dovevamo costatare arrivando a San Vito. Ma per raggiungere il santuario siamo dovuti dapprima uscire da quella folla sempre più crescente che occupava tutta la larghezza della via. Si procedeva lentamente. Il mio abito francese e la presenza dei miei due alunni con i loro occhialetti suscitavano la curiosità di quei buoni isolani. Centinaia d'occhi era continuamente puntati su di noi ed io avevo così la possibilità di studiarne i tipi e le espressioni delle loro fisionomie. Tutta quella folla che si agitava intorno a noi era allegra e felice. Le ragazze passeggiavano a gruppetti e dimostravano una certa civetteria nell'andatura, nel contegno e nell'atteggiamento. La maggior parte degli uomini aveva il cappello ornato di fiori artificiali come i coscritti dalle nostre parti. I più facoltosi portavano una larga cravatta multicolore che colpiva l'occhio, la loro fronte aggrottata mi faceva capire che erano proprietari di molti appezzamenti di vigneti e l'aria altera che ostentavano confermava le mie congetture. Solo i vecchi marinai e i pescatori sostituivano il berretto frigio di color rosso al cappello, un'invenzione troppo moderna. Parlavano ad alta voce, ridevano, si abbracciavano scambiandosi il benvenuto e si rallegravano nel contemplare la processione notturna. Tutto si svolgeva in un modo molto decente: ero a Forio verso le sei di sera e non avevo visto nessuno che fosse alquanto ubriaco. Di tanto in tanto un passante cercava di mettersi in mostra onorandoci d'un grazioso saluto. Alla svolta d'una via un simpatico fraticello francescano dal volto raggiante mi si avvicinò con il suo più bel sorriso per baciarmi la mano. Ero talmente stupito per questo gesto di affetto che non riuscii neanche  a rispondere al suo "Eccellenza, vi bacio la mano!" Più avanti incontriamo un gruppo di ragazzi con calzoni bianchi e giacche rosse dai bordi dorati. Con la loro presenza questi amabili cherubini avrebbero dovuto dar risalto alla bellezza della processione che si svolgeva dopo le cerimonie della sera. Come vedi, grande festa per gli occhi e per il cuore. Ed anche per le nostre spalle, d'altronde, perché ad ogni istante ero urtato da un prete in cotta e berretta che si precipitava verso la chiesa, da un impiegato municipale che badava all'ordine, dallo strumento d'un musicista che correva all'appuntamento della banda. Dopo molte peripezie, finalmente, arriviamo a San Vito. All'esterno la chiesa presenta un aspetto piuttosto misero, ma che lusso all'interno. Anch'essa, quest'opera del re, è adorna della sua più splendida veste. Parati di porpora, drappi d'oro e d'argento ricoprono le pareti dalla sommità alla base dell'edificio. Gli altari sono nascosti sotto i fasci di fiori; il sagrato del santuario è cosparso di foglie odore di mirto. Ed il popolo è là a nutrire l'immaginazione con tutti quegli splendori ... forse ben poco conformi ai canoni dell'estetica! Ma tutto risplende al sole, cosa se ne fanno della filosofia! Con impazienza, però, si attende soprattutto l'illuminazione notturna che si va completando con grande alacrità. Migliaia di lampioni ornano la facciata della chiesa: sulla piazza vicina si organizzano i grandi  fuochi d'artificio. Questa spianata domina parte della città, della  montagna e del mare e di là le innumerevoli fiamme, che si accendono la notte e che si vedono scintillare da' ogni luogo, offriranno il più imponente degli spettacoli. Perfino il gusto più difficile da soddisfare non troverà nulla da criticare su questa parte della festa, perché le illuminazioni a Forio, a Lacco, a Ischia e a Casamicciola sono stupende. E tutte queste  spese, amico mio caro, si fanno in onor di Dio e dei Santi. Questo pensiero mi riempie di gioia e m'ispira una viva simpatia verso la brava gente dell'isola d'Ischia. La lettura della mia lettera ti farà forse condividere le mie disposizioni benevole al loro  riguardo. In ogni modo, ti mostrerà un lato interessante del carattere religioso di questo popolo e sarai costretto a dirti ciò che io stesso  mi ripetevo allontanandomi da Forio: “La fede cattolica ha ancora profonde radici in questa piccola isola del golfo di Napoli".

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  • Sito web www.ischia.it
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Info su Ischia

  • Superficie: 46 Kmq
  • Altezza: 789 mt
  • Lat.: 40° 44',82 N
  • Long.: 13° 56',58 E
  • Periplo: 18 miglia
  • Coste: 51.2 Km
  • Comuni: 6
  • Abitanti: 58.029

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