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Museo Archeologico
di Pithecusae
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Preistoria | VIII-VII sec. | VI-IV sec. | *Età Ellenistica* | Età Romana |
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Tra il 450 ed il 420 circa a.C. la Campania fu occupata dalle popolazioni sabelliche (questo è il nome romano per i popoli italici di lingua osca), muoventi dalle loro sedi tradizionali nell'Appennino abruzzese-molisano. Intorno al 420 a.C. anche Cuma cadde nelle loro mani e divenne una città osca. Soltanto Neapolis si salvò dagli invasori. Pithecusae, come ci racconta Strabone, fu occupata dai Napoletani e rimase così, per altri tre secoli, una città di civiltà greca.
Ma anche se l'isola d'Ischia, come è già stato detto, dipendeva ormai da Napoli, l'industria della ceramica aveva conservato una notevole importanza.
E' stata prodotta infatti anche ad Ischia la caratteristica ceramica da mensa, tutta verniciata di nero, del tipo detto Campana A. La pasta è rosso-marrone; la vernice nera, di qualità ineguale, presenta riflessi rossastri, o, più raramente, grigiastri o bluastri.
Questa ceramica viene prodotta ad Ischia già nel IV e III sec. a.C. (Campana A primitiva ed arcaica) ed imita la ceramica attica ed altre classi ceramiche allora in voga in Campania, come quelle di Capua e di Teano.
La produzione, pur presentando già le caratteristiche tecniche della più tarda Campana A classica, presenta forme caratterizzate da pareti spesse, con semplicità dei profili e dei dettagli; impressi sul fondo dei vasi (patere e coppe) sono invece i caratteristici motivi decorativi a palmette - sostituite da rosette nelle forme più chiuse e concave - che formano sempre un motivo decorativo complesso, variamente combinato con ovoli, striature a rotella e festoni. Nel corso del IV sec. a.C. questi motivi si evolvono e si semplificano, fino a rappresentare palmette staccate.
Altra caratteristica è la presenza, sul fondo dei vasi, di uno o più cerchi rossi privi di vernice, che si collegano direttamente alla produzione attica o campana a figure. Si tratta, comunque, di una produzione di massa, senza particolare pregio artistico, malgrado la qualità tecnica di buon livello, che in Italia non ha diffusione molto vasta, mentre invece ha goduto di una certa fortuna in Africa, Spagna e Francia meridionale, dove è stata rinvenuta ceramica Campana A di produzione pitecusana.