Il mare è una persona di famiglia
Che cos’è il mare per me? Meglio, chi è, giacché non lo distinguo da un familiare della cerchia più ristretta, di quelli di cui porto una percentuale importante di DNA. Infatti non c’è stato un momento preciso in cui ci siamo conosciuti. È sempre stato una presenza naturale, ovvia perfino.
Anche quando ne ero fisicamente lontana. Anche a Roma, quando papà, nel prendermi in braccio, piccolissima, pronunciava quelle strane parole: “Oh, issa!”. Bastò imparare a leggere per ritrovarle, mentre giravo per i sette mari su galeoni, giunche e piroghe. E approdavo su isole. Lontane, immaginifiche. Che tenevano viva l’attesa del ritorno, sulla mia isola, reale e stravolgente con la sua indomita personalità. Ischia mi ha regalato il mare da cartolina: azzurro, calmo, rassicurante, avvolgente, estivo. E mi ha conquistato con il mare dalle mille sfumature lucenti, potente, gagliardo, generatore e rigeneratore nell’alternarsi delle maree, delle stagioni, dei ritmi della natura. Poi, in una mattina di dicembre, sulla spiaggia di San Pietro, ho avvistato un grande branco di delfini a pochi metri dalla riva. E quel giorno è stato come se l’avessi incontrato per la prima volta. Il Mare.