Le mie isole e… «La conquista del Cervino»
Il 18 settembre al Castello
Ischia, il Castello Aragonese.
Un altro porto per la mia nave.
Si, il mio amore per Ischia, per il mare, per il Sud e la mia permanenza più che trentennale in Valle d’Aosta continuano a farsi sentire. Frequento l’isola dal 1973, quando venni a fare una mia rappresentazione ad Ischia Ponte con Tino Buazzelli, un grande attore italiano. Da allora vengo sull’isola tutti gli anni per il bisogno di ricaricarmi. I suoi odori, i colori e le persone mi hanno catturato. Ischia è un luogo magico. Margherita Ivaldi, la Maestra astigiana, Giuseppe Iodice, il “maître” di Casa Gerardo, Mariolino Capuano, il pittore di Pinocchio e poi ancora Nicola Mattera un vero gentleman alla guida del Castello sono i miei compagni di questa fantastico viaggio.
E così anche l’idea di mettere in scena uno spettacolo che parla di montagna facendo incontrare due mondi così diversi, e allo stesso tempo magici, realizza un sogno della mia vita: portare il teatro, il mio teatro, nei luoghi più distanti della mie radici culturali. Io uomo delle colline torinesi metto in scena l’incontro del Cervino, una delle più belle montagne del mondo con l’isola d’Ischia, quasi un incontro di Teano, un omaggio al Vesuvio.
E proprio in questo 2015, anno delle celebrazioni dei 150 anni dalla prima ascensione del Cervino (1865), non potevo non essere presente con la mia ultima creazione teatrale qui ad Ischia, dopo aver portato lo spettacolo Milano ad EXPO 2015, al Carignano di Torino e ai piedi del Cervino per i suoi festeggiamenti.
Credo che sia il mio destino che le isole m’accompagnino in questo continuo viaggio, d’altronde anche la Valle d’Aosta è un’isola, un’isola felice tra le montagne. Ed è la storia di una di queste montagne che racconterò nella Chiesa dell’Assunta il 18 settembre nel Castello Aragonese, anche con il patrocinio del CAI di Ischia. La scalata del Cervino è una delle più grandi sfide che la storia dell'alpinismo ricordi. Jean Antoine Carrel, il bersagliere, la guida di Valtournenche, dopo aver combattuto sui campi di battaglia del Risorgimento italiano, una volta fatta l'Italia, si trova davanti all'ultima battaglia: la conquista della montagna più bella delle Alpi. Il racconto ripercorre le tappe della sfida, le scalate e le sconfitte. E così il traguardo si avvicinava a poco a poco. Fino a quel luglio del 1865. Ma in quelle storie è anche scritto il futuro di una Valle e di un popolo. È un racconto corale, proprio come le storie risorgimentali o i grandi poemi epici. E così intorno a Carrel e Whymper si ricorda Aimé Gorret e Quintino Sella, il professor Tyndall e le vittime della prima discesa dalla vetta. La salita, la fatica, la morte, l'amicizia e la fratellanza. Tutto questo si vive nella ricerca della scalata alla Becca, nella rincorsa a quei 4.478 metri sopra il livello del mare, da dove «si sentono cantare gli angeli».
E poi…l’orizzonte è ancora davanti ai miei occhi, lo spettacolo del Cervino continua. Come un’onda che passa e raccoglie, sto ad attendere sulla spiaggia con le conchiglie alle orecchie e lo sguardo al mare, pronto ad ascoltare gli echi e i richiami di nuovi momenti teatrali.