La vendemmia del pensiero, grappoli di filosofia tra la gente
Dal 24 al 27 settembre
Non avevo pensato ad altro negli ultimi mesi trascorsi a Ischia. L’aria settembrina (sua è la colpa!) è nota per gli impeti evidenti, di forza evocativa, dettati dalla prima freschezza dopo il caldo estivo. Nell’aria si respirano le foglie di fico che, inevitabilmente dopo i primi temporali attraverso il loro inconfondibile profumo, rimandano alla vendemmia, alle botti da far restringere con l’acqua marina, a Ischia Ponte dove le stesse vengono sistemate, riempite, toccate, accarezzate. Per le strade s’incontrano piccoli fiumi d’acqua misti a residui dionisiaci, sprigionanti odori morbidi e acri allo stesso tempo: è tempo di vendemmia!
Proprio in questi giorni, l’anno scorso, si concretizzava l’idea del Festival di Filosofia, il mio pensiero fisso. «La Filosofia, il Castello e la Torre», un titolo forte e apparentemente non pertinente alla manifestazione se non da un punto di vista meramente turistico. Invece no. Così si vuole certo mettere in evidenza i luoghi, l’isola, ma ancor di più la sua valenza concettuale: i filosofi hanno perso il loro punto di contatto con la realtà – pensavo – ed è tempo che abbandonino le loro fortezze, le loro torri, i loro recinti per ritornare tra la gente. Ecco il titolo, la sua spiegazione, l’abbandono – del filosofo – della turris eburnea. Come il vino, così a settembre, il filosofo abbandona la sua dimora per iniziare un lungo percorso verso la piazza, tra la gente.
Di certo sono in pochi a sapere che la filosofia è di tutti e che ognuno di noi, sebbene in grado e tecnica maggiore o minore, conserva un fiumiciattolo filosofico da consegnare all’altro, alla terra, ai propri figli. La filosofia è un mezzo pedagogico, uno specchio di riflessione costante per il sé.
Dopo anni di esperienza in terra straniera – pensavo – sarebbe bello portare a Ischia un sogno, anche solo per scardinare l’idea costante che noi giovani abbandoniamo l’isola. E perché? A volte è anche l’isola che abbandona noi! Mettersi in gioco tra le radici e i mali oscuri delle proprie appartenenze è stupefacente. «Voi giovani andate via! Nessuno di voi porta la sua esperienza qui!» Eccola! Tutta dedicata all’isola e alla filosofia, alla terra, ai bambini, ai giovani adulti.
Fare d’Ischia un centro nevralgico in cui si parla di filosofia, ma ancor di più, dove si fa filosofia è un regalo fatto dall’isola per l’isola e a tutte le persone che scelgono Ischia.
Sono stati in tanti ad aderire all’iniziativa: 60 relatori da tutto il mondo. Forse la filosofia ha bisogno davvero di cambiare? Il filosofo deve mettersi in gioco - come Nietzsche inconsciamente ha profetizzato - e scendere dalla vetta per dirigersi a valle, in piazza?
Cosa fa il filosofo da solo? A cosa serve la filosofia? Perché chi studia filosofia non trova un campo d’agire professionale definito, ma labile. Chi sa davvero cosa fa il filosofo?
Se l’epigrafe “in vino veritas” ci darà ragione, allora ben venga un festival di filosofia che accompagni le vendemmie del pensiero, le rigenerazioni concettuali del proprio essere, che diriga il filosofo ad un futuro professionale più sicuro.
Il sapere, se tale, fermenta e, se conservato bene, nel posto giusto con la cura dovuta, diviene universale. Non aumenta la sua quantità, ma ne affina la qualità. Come il vino.
Dal 24 al 27 settembre accoglieremo i filosofi e li accompagneremo in piazza. Chiederemo loro chi sono e cosa fanno. Durante le conferenze si parlerà di amore, di amicizia, dell’arte di vivere e dell’isola. Era quello che volevo per la mia isola, per la filosofia.
Bisogna però fare sempre attenzione a non cercare troppo la verità. Se questa, infatti, dimora tra gli zuccheri settembrini, tra le gocce aggregate dei vini, non porta alla conoscenza: “Vina liques!”